Sulla sinistra risalta la riproduzione dei cinti votivi, ovvero tronetti di altezza variabile fatti prevalentemente di spighe di grano, candele e fiori di carta che accompagnano o precedono le processioni e i pellegrinaggi che si svolgono in Basilicata.Questi “castelletti tipici” vengono portati in testa da donne o uomini al seguito dei riti religiosi ed esprimono, in forma simbolica, un momento intenso di devozione e di pietà popolare. Sono quindi da considerare come voti di riconoscenza per grazia ricevuta piuttosto che meri oggetti ornamentali: un dono spirituale, un segno di gratitudine a Dio Padre. I cinti artistici in Basilicata compaiono soprattutto in occasione delle processioni dedicate alla Madonna: in origine le composizioni votive venivano indossate prevalentemente dalle donne appartenenti alle famiglie che ne avevano curato la realizzazione, ma non mancano oggi i casi in cui sono gli uomini ad averli indosso durante le celebrazioni religiose. I cinti sono un motivo dominante nelle processioni in onore della Madonna del Carmine di Avigliano, di Sant’Antonio e della Madonna delle Grazie a Teana, della Madonna del Pollino, della Madonna nera di Viggiano e in molti altri casi.Sulla scena anche una giovane donna con l’abito di gala aviglianese di fine Ottocento, che rievoca l’immagine settecentesca esposta nel Museo del Costume di Parigi.