Aliano è il paese dei Calanchi e del confino di Carlo Levi, immerso in un paesaggio suggestivo e lunare, anche per questo rientra tra “I borghi autentici d’Italia”.
“Spalancai una porta-finestra, mi affacciai a un balcone, dalla pericolante ringhiera settecentesca di ferro e, venendo dall’ombra dell’interno, rimasi quasi accecato dall’improvviso biancore abbagliante. Sotto di me c’era il burrone; davanti, senza che nulla si frapponesse allo sguardo, l’infinita distesa delle argille aride, senza un segno di vita umana, ondulanti nel sole a perdita d’occhio, fin dove, lontanissime, parevano sciogliersi nel cielo bianco”.
Così, ormai ottant’anni fa, si presentò Aliano agli occhi di Carlo Levi, e così appare oggi il paese arroccato su uno sperone argilloso, in cui ancora vive il ricordo del pittore e medico torinese, che qui visse parte del suo confino conquistando la fiducia e l’affetto dei “paesani”, fino a scegliere di essere seppellito nel cimitero del piccolo borgo.
Qui ancora è in piedi la casa in cui Carlo Levi trascorse il suo esilio e che, insieme alla Pinacoteca, al Museo della civiltà contadina e al presepe artistico del maestro Francesco Artese, rientra nel Parco Letterario che ha preso il suo nome. E qui Carlo Levi ha tratto ispirazione per il suo capolavoro “Cristo si è fermato ad Eboli”. Di particolare suggestione sono i vicoli, le piazzette, le abitazioni che caratterizzano Aliano, come la cosiddetta Casa del Malocchio, con sembianze dal volto umano, secondo la credenza popolare con la funzione di mantenere lontani gli influssi negativi.
Il passato di Aliano è legato ad un suo illustre “ospite”, il medico e pittore torinese Carlo Levi.
Importante centro di scambi tra le civiltà greca, etrusca ed enotria, come risulta dalla scoperta di una necropoli (VII-VI sec. a.C.), i cui reperti oggi sono custoditi nel Museo della Siritide di Policoro, Aliano probabilmente esisteva già ai tempi di Pirro (280 a.C), ma le prime fonti che ne parlano ufficialmente risalgono al 1060. Nell’VIII secolo i monaci basiliani si sono rifugiati tra le diverse grotte scavate nelle rocce sedimentarie di fosso San Lorenzo, già abitate in età preistorica, mentre in epoca medioevale Aliano è stato feudo delle famiglie Sanseverino, i Carafa ed i Colonna.
La storia più recente di Aliano, però è legata a Carlo Levi. Dopo una prima tappa a Grassano, questi trascorre in questo splendido borgo parte del suo esilio in Basilicata, cui viene condannato negli anni 1935-36, a causa della sua attività antifascista. Ed è qui che, dopo aver conosciuto la gente, le condizioni precarie in cui vivevano, i loro tenori di vita, l’artista piemontese ambienta il libro Cristo si è fermato ad Eboli (1945).
Nel paese sono ancora intatti tutti i luoghi descritti nel romanzo e nei vicoli sono impresse alcune frasi simbolo del libro, di quegli anni, di quel legame indissolubile con la popolazione di Gagliano, come Levi chiama il paese, imitando la pronuncia del dialetto locale, è ancora palpabile l’intensità. Questa sensazione è viva più che mai se si raggiunge il cimitero di Aliano dove Levi chiese di essere sepolto alla sua morte.
Ogni angolo in questo grazioso borgo racconta di Carlo Levi e del suo esilio, negli anni 1935-36, a causa della sua attività antifascista.
A partire dal Parco Letterario che porta proprio il nome del pittore e medico torinese. Per il visitatore che, curioso, vuole scoprire e ricordare i cosiddetti “luoghi leviani”, raggiungere il grazioso borgo di Aliano consente di intraprendere un suggestivo itinerario, dalla Casa di Confino alla Pinacoteca, per poi puntare al Museo della civiltà contadina e al presepe artistico del maestro Francesco Artese.
Ispirato dal libro “Cristo si è fermato ad Eboli”, scritto da Carlo Levi per raccontare la drammatica esperienza del confino vissuta in Basilicata, tra Grassano e Aliano, il Parco Letterario, allestito all’interno del borgo circondato dallo straordinario scenario dei calanchi, propone al visitatore un percorso che rimanda alla permanenza del poeta e pittore piemontese in terra lucana.
Evocativa, ad Aliano, è anche la cucina, contadina, che esprime antiche tradizioni mai tramontate grazie a ricette secolari.
Nei piatti alianesi non manca mai come condimento l’olio di oliva, prodotto in molti paesi del materano, dal sapore un po’ fruttato e dal colore giallo oro, con riflessi verdi. Ottimo anche il vino da sorseggiare gustando gli insaccati di produzione locale.
Tra le tipicità si distinguono i “Frizzuu” che, secondo la tradizione contadina, si preparano con un filo di giunco attorno al quale si avvolge la pasta, che poi viene sfilata. Questa tipica pasta fatta a mano si condisce con formaggio pecorino, rafano, ragù di cotica e carne di maiale. Pare piacessero molto anche a Carlo Levi gli “Gliummrell”, interiora di agnello e capretto arrotolati con il budello e cotti alla brace.
Gole profonde si aprono nel paesaggio e piramidi imponenti si impongono alla vista di chi attraversa lo splendido scenario dei Calanchi di Aliano, tra i più belli d’Europa.
“… ed ogni intorno altra argilla bianca senz’alberi e senz’erba, scavata dalle acque in buche, in coni, piagge di aspetto maligno; come un paesaggio lunare… e da ogni parte non c’erano che precipizi di argilla bianca, su cui le case stavano come librate nell’aria”. Così descrive i Calanchi di Aliano Carlo Levi nel “Cristo si è fermato ad Eboli”.
E non si è poi tanto lontani da quei racconti di un “mondo senza tempo e senza storia” che continua a vivere nell’aspro eppure romantico paesaggio “lunare”, come lo definisce lo stesso Levi, reso da imponenti sculture di argilla. Come in tutta la Basilicata sud-orientale, tra le valli del Sauro, dell’Agri e del Basento, i Calanchi di Aliano sono la finestra su un mondo a parte, emblematico e suggestivo, malinconico e accattivante, dove si ha voglia di sostare, fissare un punto sull’infinito e lasciarsi andare a pensieri e sensazioni.
Come accade al cospetto della Fossa del Bersagliere, proprio presso il centro abitato di Aliano, un profondo e suggestivo precipizio.
Oltre ai luoghi leviani, così definiti per la forte connessione con l’esilio ad Aliano di Carlo Levi (1935-36), il borgo dei Calanchi custodisce un prezioso patrimonio sacro da visitare.
Merita di essere ammirata la seicentesca chiesa di San Luigi Gonzaga, dedicata al santo Patrono, che conserva al suo interno diverse opere d’arte, tra le quali spiccano tele di origine bizantina, databili tra il Cinquecento e il Settecento.
Di grande valore è senza dubbio il dipinto raffigurante la Madonna degli Angeli, per alcuni studiosi attribuibile al pittore napoletano Luca Giordano, e della Madonna del Suffragio e donatore, dell’artista Carlo Sellitto, nato a Montemurro, in provincia di Potenza. Poco distante dal paese, in posizione panoramica sorge anche il santuario della Madonna della Stella, molto singolare l’altare la cui base poggia su un “albero d’ulivo”.
Ogni anno, il giorno del Martedì Grasso, singolari figure si aggirano per le stradine di Aliano, sono le Maschere “cornute” che animano il Carnevale.
“Venivano a grandi salti, e urlavano come animali inferociti, esaltandosi delle loro stesse grida. Erano le maschere contadine”. Carlo Levi ricorda anche nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli” la “Fras”, una commedia improvvisata, in forma dialettale su fatti e personaggi della realtà locale, di cui sono protagoniste le stravaganti maschere cornute. Esse rievocano creature demoniache e goffe, il cui carattere minaccioso è mitigato dai coloratissimi cappelloni che ne decorano il capo.
Forgiate in argilla e cartapesta, le maschere sono dipinte con il sapiente lavoro degli artigiani del posto, e dalla parte frontale spuntano corna pronunciate ed enormi nasi pendenti. In cima ai cappelloni è ricavato un foro decorato con una penna di gallo, mentre tutt’intorno filamenti di carta colorata scendono a mo’ di riccioli. I figuranti sfilano così per il borgo muovendosi al suono di fisarmoniche e cupa cupa. Uniche nella loro stranezza, le maschere di Aliano testimoniano una tradizione rimasta immutata nel tempo.
L’intimità del suo paesaggio e, al contempo, l’asprezza delle desertiche distese di Calanchi conferiscono ad Aliano un’atmosfera misteriosa e austera che ha attratto grandi cineasti.
Il territorio di Aliano, dunque, non ha ispirato solo iI capolavoro letterario di Carlo Levi “Cristo si è fermato ad Eboli”, ma si è presentato come naturale location cinematografica per i film di numerosi registi: da “Cristo si è fermato a Eboli”, diretto da Francesco Rosi, con Gian Maria Volontè (1979), ambientato proprio nei luoghi leviani, a “Basilicata coast to coast”, del regista lucano Rocco Papaleo (2010).
Proprio sul terrazzo della Casa di Confino di Carlo Levi, i protagonisti brindano alla memoria dello scrittore e pittore piemontese e dell’attore Gian Maria Volontè che nel film di Rosi, tratto dal romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli”, lo ha interpretato. Ad Aliano è stato ambientato anche il film “Terra Bruciata” di Fabio Segatori (1999), e “The Nativity History”, di Catherine Hardwicke (2006).
Il territorio di Aliano consente agli appassionati di trekking di coniugare il binomio natura-cultura.
I Calanchi di Aliano non offrono solo uno straordinario paesaggio da contemplare, immaginando come la “carezza” del tempo e del vento abbia modellato “le cattedrali” di argilla che li costituisce, ma è anche il contesto adatto ad attività all’aria aperta tra natura e cultura. Così gli amanti del trekking, delle passeggiate lungo percorsi impervi, dettagli unici, suoni dolci e aria pura possono vivere esperienze che mai altro luogo può consentire.
I percorsi alla scoperta dei calanchi rappresentano un viaggio tra natura e cultura organizzati per conoscere gli storici luoghi leviani, in paese, per poi attraversare l’intero paesaggio, sfiorando la polverosa e aspra argilla, tra salite e discese, strade sterrate, quasi violandone i segreti e la libertà. Lungo questi sentieri, si può andare alla scoperta di masserie autentiche, fossi profondi, che lasciano negli occhi e nel cuore immagini fantastiche, quasi leggendarie, che ciascuno può interpretare secondo la propria sensibilità.