Situata nei pressi del fiume Basento, Ferrandina è circondata da colline con uliveti, dai quali si ricava il celebre olio extravergine Majatica e le saporite olive rese particolari dal fatto che vengono infornate e quindi passite. Fondata nel quattrocento da Federico e Isabella d’Aragona, si distingue per le sue casette bianche addossate le une alle altre quasi da horror vacui che creano un panorama unico e facilmente riconoscibile. Esse sono collegate tra loro da casaleni (scale), disegnano il profilo dell’abitato in cui si alternano edifici patrizi decorati da portali e stemmi e chiese di particolare fascino.
Questa originale conformazione architettonica rende davvero caratteristico il borgo di Ferrandina, che ha dato i natali all’archeologo e medico Domenico Ridola, nell’800 pioniere delle ricerche paleontologiche in Basilicata, al quale è dedicato il Museo Archeologico Nazionale di Matera.
In origine era “Troilia”, in ricordo della città dell’Asia Minore, Troia, mentre la sua acropoli-fortezza era “Obelanon”, Uggiano, come ricorda il nome del suo castello.
Entrambi centri importanti in epoca romana, con la caduta del dominio greco, longobardi e normanni si impossessano della città.
L’attuale nome “Ferrandina” deriva da Federico d’Aragona, in onore suo e di suo padre, re Ferrante (o Ferrantino) fu dato il nome alla città. Tra i momenti storici rilevanti che hanno interessato la città occorre ricordare la sua partecipazione ai moti del 1820-21 e del 1860, mentre nel 1862 è stata teatro delle azioni dei briganti guidati da Carmine Crocco. Nel settembre del 1943 Ferrandina insorse contro i gerarchi fascisti.
Il centro storico di Ferrandina è di per sé un’opera d’arte, per le sue casette bianche dalle facciate strette, poste l’una sull’altra.
A pochi chilometri di distanza dal paese, procedendo in direzione della vicina Salandra, ci si ritrova nel sito oggi denominato “Castello di Uggiano”, un’antica fortificazione militare bizantina risalente al IX secolo e ricostruita poi dai Normanni nell’XI secolo. Il sito in realtà corrisponde al luogo in cui sorgeva l’antica “Obelanon”, quella che è considerata la “città madre” di Ferrandina, di antichissima fondazione.
La Città Aragonese è oggi famosa per essere presidio slow food della Majatica, una qualità d’ulivo presente solo in alcune zone delle colline materane da cui si ricava la famosissima Oliva Nera Infornata di Ferrandina e l’Olio Extravergine. L’oliva nera si ottiene infornando i frutti che acquistano così un sapore particolare che lascia in bocca note di liquirizia, e che diventano un superlativo accompagnamento ai formaggi e salumi tipici della tradizione lucana.
Tra i piatti tipici non si possono non assaggiare i “lampascioni”, cipolline lessate, gli “gnummaridd’”, particolari involtini con frattaglie di pecora e capretto, l’agnello con funghi cardoncelli al forno.
Molto sfiziosi sono alcuni prodotti da forno come “u Fucilatidd”, treccia di pane circolare condita con semi di finocchio, e “‘u Cecc’“ (ceccio), frittella di pasta lievitata, con sale e origano.
Le chiese di Ferrandina sono scrigni di preziose opere d’arte che si possono ammirare strutturando un tour all’insegna della spiritualità.
Tra i principali luoghi di culto abbiamo la Chiesa madre di Santa Maria della Croce, risalente al XV secolo ma poi rimaneggiata negli anni successivi, vero e proprio scrigno di tesori artistici quali le sculture cinquecentesche di Altobello Persio, la Chiesa ed il Convento di San Domenico risalenti al Cinquecento con dipinti di scuola napoletana ed un’interessante cupola maiolicata. Di notevole pregio artistico ed architettonico sono anche la Chiesa del Purgatorio, il Monastero e la Chiesa di Santa Chiara che custodiscono opere del Solimena e del Ferro, la Chiesa della Madonna dei Mali interamente affrescata.
Nel caratteristico borgo di Ferrandina, tra gli edifici religiosi, i palazzi nobiliari e le casette bianche costruite l’una sull’altra, l’attore e regista Michele Placido ha scelto di girare il film “Del Perduto amore”.
Insieme a Irsina, altra location del film del 1998, Ferrandina si è prestata, con le sue strade e piazze, i sui angoli come set cinematografico del film incentrato sulla lotta politica, sulle passioni ideologiche che raccontano valori, cultura, gente dell’Italia della seconda metà degli ani ’50. E non potevano essere scelti contesti migliori dei comuni lucani che riflettono sentimenti e passioni autentiche in un film incentrato sulla memoria, sulle persone perdute fino a sfiorare l’esistenza di ciascuno cambiandone la vita.