Dal passato al futuro il passo nella costa Jonica è breve; infatti spostandosi da Metaponto a Pisticci si passa dalle rovine archeologiche al paesaggio lunare dei calanchi. Il balcone sullo Jonio, così è conosciuta Pisticci per via della sua posizione geografica, è infatti caratterizzato dalla presenza dei calanchi, rocce argillose formatisi a causa dell’erosione del terreno. Scendendo verso la Marina di Pisticci si incontrano otto chilometri di spiagge e il caratteristico Porto degli Argonauti.
Definita la “città bianca”, per le sue case tinteggiate di calce dai caratteristici tetti rossi, allineate su lunghe file nel suggestivo rione “Dirupo”, Pisticci è una cittadina che presenta monumenti ed opere d’arte di rilievo e molte attrattive.
I primi insediamenti in territorio di Pisticci risalgono al X secolo a.C., ad opera degli Enotri, e sono testimoniati da diverse necropoli.
Successivamente l’area venne colonizzata dai Greci e Pisticci divenne un importante centro del territorio di Metaponto. Tra il V e il IV secolo a.C. vi visse e operò il cosiddetto Pittore di Pisticci, primo ceramografo italiota ad aver adottato in Magna Grecia la produzione di vasi a figure rosse.
Dopo la sconfitta di Taranto, Pisticci passò sotto la dominazione romana e diventò un importante centro agricolo.
Intorno all’anno 1000 i Normanni costituirono il feudo di Pisticci, posseduto in successione dai Sanseverino, dagli Spinelli, dagli Acquara e dai De Cardenas. Sempre nello stesso periodo, i Benedettini fondarono il cenobio di Santa Maria del Casale, poco distante dall’abitato, sui resti di un antico insediamento basiliano.
Nel corso del Seicento Pisticci fu colpita prima dalla peste e poi dalla cruenta frana del 1688, in seguito alla quale venne costruito il nuovo quartiere denominato Dirupo.
In seguito ad un’altra frana nel 1976, ci fu un nuovo spostamento della popolazione che fece espandere la frazione di Marconia.
Palazzi storici, torri difensive e antichi rioni fanno della “città bianca” di Pisticci uno scrigno di preziosi gioielli da ammirare e preservare.
Dei suoi numerosi rioni colpisce, per la rarità urbanistica che lo contraddistingue e per la storia che si cela dietro le sue “casedde”, il “Dirupo” anticamente noto come Casalnuovo. Sorto a seguito della rovinosa frana del 1688, continuò ad essere abitato dalla popolazione che non volle trasferirsi a valle.
Bellissime, di giorno per il contrasto tra il bianco delle loro facciate e l’oro dei raggi del sole, e di sera per la suggestiva illuminazione che le avvolge, le tipiche casette bianche sono allineate seguendo un’architettura semplice e spontanea. Sulla parte più alta e antica dell’abitato svetta invece il rione “Terravecchia”, dove si possono ammirare il castello di epoca normanna, di cui resta solo la torre quadrata, l’antica porta del paese, la chiesa madre e numerosi palazzi gentilizi.
Nella frazione di Marconia si erge il castello di San Basilio costruito dai monaci basiliani nel VII secolo come masseria fortificata, successivamente con l’avvento dei normanni assunse sempre più le caratteristiche di un castello perché ampliarono la costruzione con un torrione centrale. Dopo la dominazione normanna il castello fu donato alla comunità benedettina dell’abbazia di Santa Maria del Casale di Pisticci.
Cuore del borgo è piazza Umberto I, dove si incontrano palazzi di grande rilievo storico, come il Palazzocchio sede di un archivio del Cinquecento e il Palazzo Giannantonio, di fine XVII secolo, oggi sede del comune.
Molto suggestiva è la piazzetta su due livelli denominata il “Terrazzo del melograno”, caratterizzata da archi e splendidi murales, che raffigurano i fiori e i frutti di melograno.
Tra il centro storico e l’immediato circondario vi è un sistema di torri difensive come la Torre Bruni, Accio e Minnaia.
A Pisticci ha visto i natali anche uno dei prodotti della Basilicata più famosi al mondo: l’Amaro Lucano, simbolo della regione e delle sue caratteristiche di tradizione e genuinità. La ricetta a base di erbe e di un misterioso ingrediente è tramandata di anno in anno dai componenti della famiglia Vena, che gelosamente la custodiscono. Nasce nel 1894 e racchiude più di 30 erbe, che vengono lavorate mediante un processo che lascia una particolare attenzione alla fase di maturazione, momento in cui l’infuso viene lasciato riposare per un lungo periodo.
E’ qui che il gusto si affina, acquisendo un carattere armonioso, omogeneo, dalle gradevoli note agrumate e floreali, firma inconfondibile dell’Amaro Lucano.
La cucina tradizionale è la tipica meridionale: piatti semplici della tradizione contadina con pasta fatta in casa, verdure e carne di maiale.
I tipi di pasta tipici sono l tapparédd (a forma di rombo), l rucchëlë (ruccoli, gnocchetti concavi), l tagghiariédd (tagliolini), maccheroni ai ferri e orecchiette, con sughi spesso insaporiti da cacciagione, una volta lepre e cinghiale, ma anche uccelletti prede della micciarola. Tagliolini e ruccoli si prestano anche a piatti con verdure cotte: i ruccoli in particolare vengono impiegati per un piatto molto simile a quello pugliese degli “strascinati” e cime di rape, mentre i tagliolini vanno bene con i ceci, i fagioli o i piselli. Per non dire della cicerchia, leguminosa assai discussa, almeno nel vissuto popolare, per un’antica credenza che la vuole capace di far perdere la ragione.
Le verdure tipiche sono fave e cicorie (faf e ciuquèrë), i lambasciùn (cipolline). I lampascioni sono bulbi selvatici, che si scavano nel terreno usando una zappa lunga e stretta, ” u zappudd’”. Corrispondono presumibilmente alla pianta nota come muscaro: leggermente amarognoli, ricchi di proprietà sconosciute, digestivi, forse afrodisiaci, si cucinano e si conservano secondo diverse modalità, con l’olio fritto e l’aceto, con il peperoncino, impanati nell’uovo e così via.
I dolci tipici natalizi sono le pettole, le ‘ngartagghiat (cartellate), i purcëdduzzë (porcellini).
Il borgo di Pisticci è circondato dal brullo ma affascinante paesaggio dei caratteristici “calanchi lucani”.
Immensi ammassi argillosi modellati in milioni di anni dalle forze naturali, i calanchi svettano e si impongono allo sguardo in un territorio ricco di storia e cultura, conferendo anche alla natura il suo prezioso valore.
Tra il mar Ionio, la Valle del Sinni e la Valle dell’Agri, i “calanchi lucani” si estendono fino ai confini del Parco di Gallipoli Cognato. I “giganti” di argilla di Pisticci rientrano nel comprensorio che include anche quelli di Montalbano Ionico, Craco, Stigliano, Ferrandina, Salandra, Tursi e Aliano.
Nel centro storico del paese, costruito sulle colline di Serra Cipolla, San Francesco e Monte Como, troviamo la Chiesa madre dei Santi Pietro e Paolo, di stile romanico-rinascimentale costruita su una chiesa preesistente nel quartiere Dirupo. La sua grande e alta cupola emisferica svetta e fa capolino da ogni angolo del centro storico, preziosi sono gli altari e le tele di stile barocco conservate al suo interno.
L’Abbazia di Santa Maria del Casale ha molto probabilmente origini antichissime, pare infatti sia stata costruita intorno al 1087 sui ruderi di un antico cenobio greco-bizantino da Rodolfo Maccabeo e Emma d’Altavilla. L’edificio di culto, in stile romanico pugliese, ha al suo interno una pregevole statua lignea raffigurante la Vergine e risalente al XII secolo. Sulla piazza centrale del paese è situata la Chiesa di Sant’Antonio, fino al 1860 parte del convento di Santa Maria delle Grazie, con pianta a tre navate e con al suo interno numerosi affreschi di stile barocco e altari realizzati in marmo di Carrara.
A Pisticci per un lungo periodo hanno sostato le troupe del “Cristo si è fermato a Eboli” (1979) di Francesco Rosi, un lavoro importante e faticoso per le distanze che legavano i luoghi scelti come location.
Se è vero infatti che le principali scene del lavoro di Rosi, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Levi, sono state girate tra Aliano, Guardia Perticara, Matera e Craco, è vero anche che in alcuni spezzoni del film si riconoscono scorci di Pisticci. Come nel caso della stazione ferroviaria e della campagna circostante la zona di contrada Pozzitello.
Ad agosto, inoltre, nel centro storico di Pisticci, in località Terravecchia, va in scena da anni ormai il primo festival internazionale di Cinema nato in Basilicata.
Non solo cultura, archeologia e mare, la costa ionica è anche sport – e tanti – da praticare sfruttando le straordinarie risorse naturali e paesaggistiche che essa offre.
E infatti per chi sceglie di fissare qui la meta di un soggiorno estivo tutto lucano sono davvero numerose le occasioni di svago: dal golf, immersi in una meravigliosa cornice di agrumeti, vigneti e vegetazione mediterranea, a pochi passi dal mare, alla vela, dalla canoa al windsurf, fino alle immersioni negli splendidi fondali del Mar Ionio, o alla pesca sportiva.
C’è solo l’imbarazzo della scelta e se il tempo a disposizione lo consente ci si può lasciar andare ad ognuna delle attività, grazie alla presenza di strutture ricettive adeguate e in grado di soddisfare le preferenze e le esigenze di ogni ospite.
Tra gli sport praticabili sono inclusi anche lo sci nautico e il kitesurf.
A Pisticci gli amanti del trekking possono scoprire scorci, angoli e panorami inoltrandosi in lunghe passeggiate tra i rioni più suggestivi o nell’incantevole scenario dei calanchi, autentiche sculture naturali.
Si può scegliere di intraprendere un percorso fissando lo “start” tra le casette bianche a schiera del rione Dirupo, esplorandolo fino a raggiungere poi il più antico noto come Torrevecchia, oppure strutturare un itinerario tra i meravigliosi ammassi argillosi dalle simpatiche guglie e svettanti pinnacoli, scivolando lungo sentieri scoscesi.
Fra le fertili pianure che si sviluppano verso il Mar Ionio ci si può lasciare andare nella totale aridità di profondi canyon e brulle dune bianche qua e là addolcite da ciuffi di piante, fino a inoltrarsi nella emozionante Riserva regionale dei Calanchi di Montalbano Ionico, prestigiosa area scientifica di studio geopaleontologico dai panorami mozzafiato, per questo considerata una delle zone paesaggistiche più suggestive e spettacolari della Basilicata.
Tra il lido di Metaponto e quello di Scanzano Ionico è compresa la località balneare di Marina di Pisticci, dai tipici fondali bassi della costa ionica, un arenile ampio e la bellezza di un paesaggio naturale tutt’intorno.
Più selvagge e incontaminate di quelle delle altre località balneari della costa ionica, le spiagge di Pisticci sono contraddistinte da un affascinante litorale circondato da una magnifica pineta, in cui si può trovare ristoro nelle giornate particolarmente soleggiate.
Non molto lontano sorgono le rinomate località di Metaponto, cuore della Magna Grecia, come le vellutate spiagge di sabbia dorata.
Di forte impatto è poi il Porto degli Argonauti che circonda l’omonimo borgo, nel comune di Pisticci, da cui si può partire per intraprendere escursioni in barca alla scoperta dei tesori della Basilicata.
Oltre la foce del Cavone si raggiunge poi il Lido di Scanzano e, scendendo ancora più a sud, tra la foce del fiume Agri e quella del Sinni, ecco il Lido di Policoro, l’antica Herakleia, altro importante centro della Magna Grecia. Da non perdere è l’altro porto della costa ionica, quello turistico di Marina di Policoro, che rientra nel complesso di Marinagri, una moderna città ecologica di grande fascino, che fa tutt’uno con il mare.
Chiudono il tratto di costa ionica lucano le spiagge di Marina di Rotondella e Marina di Nova Siri, appunto, che prende il nome dalle origini del territorio appartenuto alla Siritide.
In località San Teodoro, nel territorio di Pisticci, sorge la preziosa Area Archeologica dell’Incoronata, nota anche come Incoronata – San Teodoro.
Gli scavi condotti negli anni ’70 del secolo scorso sull’area collinare che affaccia sulla riva destra del Basento hanno portato alla luce i resti di un villaggio enotro risalente al IX secolo a.C. e di uno greco di epoca successiva.
Molti degli oggetti e dei reperti rinvenuti nei dintorni sono esposti presso il Museo archeologico nazionale di Metaponto.
Da Pisticci è semplice raggiungere infatti le due aree archeologiche con i rispettivi musei di Metaponto e Policoro, antica Heraclea.