Salandra, fondata in epoca normanna, sorge su una roccia ed è immersa in uno scenario fantastico dominato da calanchi di argilla, da queste parti noti come “cintoli”.

Antichi palazzi gentilizi e il castello (XII secolo) di cui restano poche mura e due arcate con volte in mattoni rappresentano le sue preziose architetture e fanno da cornice alla chiesa della Santissima Trinità risalente alla fine del primo millennio.

Su un’area vastissima del suo territorio si possono ammirare siti di elevato interesse storico e archeologico visitabili tutto l’anno.

I resti di un antico villaggio rinvenuti in località Monte Sant’Angelo testimoniano che il territorio di Salandra è stato abitato dagli Enotri a partire dall’VIII secolo a.C..

L’abitato attuale risale all’epoca normanna, mentre nel periodo di dominazione sveva Salandra diventa proprietà del barone Gilberto da Salandra. In periodo angioino passa alla famiglia Sangineto, quindi, nel1381, ai Sanseverino, conti di Tricarico.

Nel 1614 i Revertera diventano duchi di Salandra e ne restano proprietari fino al 1805.

Il paese non rimane estraneo al brigantaggio, assaltato dai briganti capeggiati dal lucano Crocco e dal generale Borjes.

Piazza Marconi, a Salandra, rappresenta il punto di inizio del nucleo medioevale, dove sorge la chiesa della Santissima Trinità, gli antichi palazzi e il castello.

Del maniero, risalente al XVII secolo, sono visibili in realtà solo i suoi ruderi, in particolare due arcate e pochi resti delle mura. Una buona parte del territorio di Salandra è costituito da zone di elevato interesse storico e archeologico, in particolare i resti di un antico villaggio sulla Timpa Sant’Angelo e numerosi ritrovamenti di cocci di vasi lasciano intendere che il comune del materano è stato sede di stanziamenti a partire dai secoli IX-VIII a.C.

Semplicità e tradizione contadina contraddistinguono i piatti tipici della cucina salandrese.

Tra i primi molto gustosa è la cosiddetta “acquasale”, preparata con pane raffermo cipolla, uova e formaggio, da provare è anche la “capriata”, un piatto povero della cucina contadina a base di un misto di legumi, grano cotto e l’aggiunta di pancetta affumicata. Molto diffusa è poi la “cialledda”, sempre composta da pane raffermo, questa volta condito con pomodori, cipolla e origano.

Tra i primi piatti si possono apprezzare i fusilli con la ricotta, il minestrone di verdure, il purè di fave con cicoria e, ancora, la zuppa ai funghi cardoncelli. Tra i secondi spiccano l’agnello alla contadina e il “cutturidd”, capretto al forno.

Il paesaggio che circonda il borgo di Salandra offre uno spettacolo naturale da lasciare senza fiato, qualunque sia la prospettiva da cui lo si osserva.

Il versante che affaccia sulla valle del torrente Salandrella è caratterizzato da spettacolari strapiombi e  caratteristici calanchi argillosi, mentre quella parte di territorio che affaccia sul torrente Gruso, è ricoperta di boschi di querce, uliveti e frutteti.

La vista che proprio non lascia indifferente anche il più distratto dei visitatori è quella che si gode dalla cima del colle di Salandra che in un attimo proietta l’attenzione di chi osserva sull’incantevole Foresta di Gallipoli Cognato e gran parte dei comuni che insistono nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane.

Chi arriva a Salandra non può non visitare il chiostro del Convento dei Padri Riformati, costruito dai Revertera nel 1546 e considerato tra i più belli della regione.

Il portale dell’annessa chiesa, dedicata a Sant’Antonio, risale al 1775, ed è caratterizzata da un elegante portale settecentesco abbellito da sculture raffiguranti due leoni in stile romanico. All’interno sono conservate numerose opere di elevato valore artistico.

Davvero pregevoli sono i Polittici di Simone da Firenze, raffigurante l’Annunciazione (1530) e di Antonio Stabile (1580), oltre alla preziosa lunetta della Madonna col bambino e angeli considerata una delle più belle opere di Pier Antonio Ferro. Da apprezzare sono anche l’organo della cantoria (1570), uno dei più antichi tra quelli ancora funzionanti in Italia, un altare del XVII secolo e numerose tele.