È uno dei comuni della splendida area del Vulture e in esso si concentrano diversi luoghi di interesse storico-artistico che testimoniano le sue antiche origini.
La storia di Lavello è legata all’epoca della denominazione normanna, cui risale il castello, oggi sede del comune, ma a rendere degno di nota il grazioso paese è anche il suo caratteristico e suggestivo borgo medioevale denominato “Pescarello”.
A Lavello si svolge uno dei più interessanti Carnevali della Tradizione Lucana, “il Domino”, la cui omonima maschera tipica indossa una originale tunica rossa e si aggira per le strade del paese e tra i “festini”, luoghi allestiti per l’occasione in cui si balla fino al mattino.
Che Lavello fosse abitato fin dal periodo Neolitico è testimoniato dai resti di insediamenti rinvenuti in tutta l’area circostante, ma il suo massimo splendore è attestato sotto i normanni, ai quali si deve l’edificazione del castello.
Dominato dai Greci-bizantini nell’840, quindi dai Normanni il paese è identificato con l’antica Forentum, importante città dauno romana, conquistata nel 317 a.C.
Un terribile incendio investe Lavello nel 1268 ad opera di Ruggero di San Severino, mentre nel 1271 il feudo viene assegnato da Carlo I d’Angiò a Galerano d’Ivry. Nel 1405 è la volta di Raimondo Orsini del Balzo e nel ‘500 della famiglia Del Tufo, per poi passare a Giuseppe Caracciolo e altre famiglie fino ai
Caracciolo della Torella. Il paese subisce anche l’occupazione da parte delle bande del brigante lucano Carmine Crocco.
Si può scegliere di visitare Lavello lungo un itinerario che ne sveli le chiese e le caratteristiche abitazioni medioevali, elementi distintivi del suo attraente borgo denominato “Il Pescarello”.
Dell’antica cinta muraria restano solo due porte, note come Porta del Forno e Porta Nuova, mentre a fare da corona al paese sono quattro antiche fontane monumentali dall’originale architettura.
Allo sguardo del visitatore resta impresso il castello normanno svevo, in cui morì Corrado, figlio di Federico II di Svevia, ricostruito nel ‘600 e oggi sede del Municipio. Sull’ampia corte lignea affaccia una loggia dalle caratteristiche forme durazzesche.
Degno di nota è poi il Museo della civiltà contadina, allestito nell’atrio del Palazzo Ducale, dove si possono ammirare oggetti di uso quotidiano, arredi tipici delle case contadine e attrezzi agricoli.
Nei dintorni del paese sono visibili i resti di un antico stabilimento termale risalente all’epoca romana, che porta il nome di “Casa del diavolo”, mentre in contrada “Pozzo d’Alita” sono stati rinvenuti i resti di un sepolcro paleocristiano.
La cucina lavellese racconta il suo passato e le sue tradizioni che trovano la massima espressione nella pasta casereccia, nei salumi e in portate a base di carne.
Difficilmente si resiste alla bontà e al profumo di agnello e capretto cucinati alla brace, o al tipico “cutturiedd”, carne di pecora lessata sul fuoco all’aperto e poi cucinato con verdure e aromi. A Lavello, come in gran parte delle città del Vulture, è molto diffusa la coltivazione del vitigno Aglianico da cui deriva l’ottimo vino Aglianico del Vulture Doc, che esalta il sapore di ogni portata.
A non molta distanza dalla città federiciana di Melfi e dalla patria del poeta latino Orazio, Venosa, Lavello fa parte della splendida area del Vulture, una delle più belle della Basilicata, a nord della regione, che prende il nome dal vulcano ormai spento.
Si tratta di uno dei luoghi più intimi e paesaggistici della terra lucana, per i suoi paesaggi attraversati da una fitta vegetazione e per la naturale fertilità dei terreni. In questo scenario verdeggiante si inseriscono i due Laghi di Monticchio, uno più grande, l’altro più piccolo e Riserva Regionale, entrambi sorti al posto del cratere del Vulture.
In essi si riflette la splendida Abbazia benedettina di San Michele che, costruita sui fianchi dell’antico cratere, insieme ai resti del complesso di Sant’Ippolito, testimonia la presenza di ordini monastici nel territorio del Vulture.
L’Abbazia è inoltre sede del Museo di storia naturale del Vulture che propone sette tappe (il cammino dell’uomo del Vulture; la via di fauna; la via di flora; la via di gea; laboratori e mostre temporanee; gli habitat e le collezioni; la culla della rara falena “Bramea”) di un percorso che va dall’Homo Erectus di Atella fino ai giorni nostri, alla conoscenza degli insediamenti urbani dell’area e all’esplorazione del mondo vegetale e animale.
Un interessante nucleo di edifici sacri contribuisce a rendere ancor più ricco il patrimonio culturale di Lavello, per le caratteristiche architettoniche e le opere d’arte custodite.
La Chiesa di Sant’Anna, merita di essere visitata per le diverse tele sacre risalenti al XV e XVI secolo, tra le quali spicca uno splendido dipinto su tela che raffigura l’Annunciazione, attribuito al pittore lucano Antonio Stabile. Da non perdere è anche la Cattedrale di San Mauro (XI sec.), che sorge nei pressi del castello. Nel corso del tempo la Chiesa ha subito profonde trasformazioni che l’hanno arricchita di cappelle gentilizie, sarcofagi istoriati e immagini sacre.
Particolarmente interessante è poi la medioevale chiesa di Santa Maria del Principio, nei pressi del cimitero, che, sulle pareti interne e sotto la volta, mette in mostra affreschi di inestimabile valore e bellezza. La struttura architettonica si sviluppa lungo tre navate. La residenza estiva del Vescovo è ubicata in un edificio attiguo alla chiesa.
Alle spalle del cimitero, inoltre, sorge il santuario della Gavetta, proprio ai margini di un pianoro che si affaccia sulla Valle dell’Ofanto, dove è visibile il primo nucleo del parco archeologico di Forentum romana. Si tratta dei resti di un santuario dauno-romano (III-I secolo a.C.) dedicato a una divinità delle acque. Tra le rovine, oltre all’altare, sono visibili anche due cisterne d’acqua ed elementi di strutture risalenti alla prima epoca imperiale.
Ogni sabato sera, nel periodo compreso tr ail 17 gennaio e il sabato successivo al giorno delle Ceneri, a Lavello si animano i “festini”.
In questi attraenti luoghi allestiti proprio in occasione del Carnevale, fino al mattino, si radunano per ballare gruppi mascherati che nascondono la propria identità dietro al “Domino”, la maschera tipica del Carnevale lavellese.
Oltre alla lunga tunica in raso, questi personaggi indossano un cappuccio e una mantella che copre spalla e braccia. In realtà il colore della maschera si differenzia per tonalità, un tempo variava a seconda del ceto sociale di chi la indossava.
A pochi chilometri dal centro abitato di Lavello, in una vallata, sorge il Lago Elena, un piccolo impianto sportivo dalla forma trapezoidale, che assicura agli amanti della pesca sportiva la possibilità di trascorrere giornate all’insegna del relax e del divertimento.
Lo spazio che circonda il laghetto è ben attrezzato grazie alla presenza di un chiosco e di un’area pic nic. In estate ci si può organizzare anche per sessioni di pesca notturna.