Città delle cantine e delle acque termali, Rapolla è un piccolo centro del Vulture Melfese dalle infinite risorse.
Vale la pena prevedere una sosta in paese, passeggiare per le strette e suggestive stradine in ripida ascesa verso la sommità del colle, fino a raggiungere la duecentesca cattedrale, da cui si gode il panorama sull’intera vallata e sulle numerose e caratteristiche cantine ipogee che costituiscono il noto “Parco Urbano delle Cantine”, ad ottobre teatro di un rinomato evento enogastronomico.
Nel territorio di Rapolla sgorgano diverse sorgenti di acque minerali, in parte sfruttate per cure termali, fanghi e bagni.
Rapolla ha origine da un convento basiliano fondato nel X secolo, nel 1042 diviene una fortezza normanna, prima di esser distrutta dai Melfitani nel 1187, per essere poi ricostruita subito dopo da Guglielmo il Buono.
La leggenda, in realtà, vuole che la nascita del paese del Vulture si avvenuta ad opera dei discendenti del mitico eroe Diomede, i quali avrebbero edificato, tra il Vulture e l’Ofanto, alcuni tempi, tra cui quello di Apollo a Rapolla.
In realtà la sua storia ufficiale risale al V secolo a.C., per mano di coloni greci fondatori della Magna Grecia, insieme ai principali centri lucani di Metaponto e Heraclea (Policoro).
In epoca romana, oltre ad avere un’importante funzione di crocevia per i traffici lungo la via Appia, Rapolla sarebbe stata legata alla battaglia contro Annibale in contrada “Querce d’Annibale”, dove il condottiero africano si sarebbe accampato prima di combattere contro il console Marco Claudio Marcello, nella vicina Venusia, nel 210 a.C.
Testimonianza d’epoca romana è il marmoreo Sarcofago di Rapolla (seconda metà II secolo d. C.), rinvenuto nel 1856 lungo il tracciato della via Appia antica. Tra i migliori esempi di arte funeraria dei maestri dell’Asia Minore, oggi è conservato nella Torre dell’Orologio del castello di Melfi.
Il feudo di Rapolla è appartenuto a diversi signori, in particolare, Roberto d’Angiò l’assegna alla regina Sancha d’Aragona, che a sua volta la vende (1344) al Conte di Mirabella. Dopo una serie di passaggi, nel 1621 tocca ai Carafa e, nel 1632, ai Caracciolo.
Visitare Rapolla consente di fare un salto nella storia, lo si percepisce subito visitando il suo centro storico e attraversandone gli antichi rioni.
Nel quartiere Piano Castello sono subito visibili i resti delle mura di cinta, in particolare una torre circolare, mentre in Largo Castello si possono ammirare la Torre dell’Orologio e alcuni edifici storici, come Palazzo Lupo, Palazzo Brienza con il suo portale bugnato, Palazzo Megale, in stile liberty, e il Palazzo Dardes. Spettacolare la vista che si gode dal belvedere del Largo Castello.
Qui, nella zona sottostante, in Via Monastero, si stagliano sotto gli occhi di chi osserva tante cantine scavate nel tufo utilizzate ancora per la conservazione del pregiato vino Aglianico Doc del Vulture. Esse compongono il Parco Urbano delle Cantine che in autunno si trasforma in una location dalla suggestione unica in occasione di un noto evento enogastronomico.
Dopo stradine, scalinate, vicoli e piazzette si raggiunge, in Via dei Fabbri, la Porta dell’Annunziata. Non si può ammirare a Rapolla, dal momento che è custodito nella Torre dell’Orologio del castello di Melfi, ma appartiene a questo territorio, lo splendido Sarcofago di Rapolla, della seconda metà del II secolo d. C., proveniente dall’Asia Minore e ritrovato nel 1856 lungo la via Appia antica.
Appartenuto di certo a un personaggio di rango elevato sul coperchio è raffigurata la defunta sdraiata.
L’ottimo vino Aglianico Doc del Vulture fa gli onori di casa sulle tavolate e durante i banchetti di Rapolla, accompagnando portate deliziose e saporite.
Tra i prodotti tipici si distinguono formaggi, pasta fresca, olive e i funghi, ma prelibate sono anche le castagne, al centro anche di una rinomata sagra organizzata ogni anno nel mese di ottobre, e poi il miele.
I piatti più diffusi sono a base di pasta preparata meticolosamente a mano, come gli strascinati con il sugo di carne e completati da peperoncino piccante, ma spesso è condita anche con i legumi. Ottimi il pane e la pizza con la cipolla.
I sapori e il profumo dell’autunno, con i suoi prodotti stagionali e il gusto delle caldarroste, deliziano il palato dei visitatori anche in occasione dell’evento Parco Urbano delle Cantine. Sagra della castagna e cantine aperte di Rapolla.
Raggiungendo Rapolla si riconosce subito l’affascinante e pittoresco paesaggio tipico del Vulture Melfese, tra boschi, sorgenti, torrenti e aree da pascolo, che ne fanno una delle aree più belle della Basilicata.
Spettacolare, dal belvedere del Largo Castello, la vista su Via Monastero, dove si sviluppa l’ormai noto Parco Urbano delle Cantine, un insieme di case grotta anticamente scavate nel tufo e ancora utilizzate per la conservazione del pregiato vino Aglianico Doc del Vulture. Ogni anno, in autunno, per lo straordinario scenario che offre, il Parco si trasforma in una location dalla suggestione unica in occasione di un noto evento enogastronomico.
Nel territorio di Rapolla, inoltre, sgorgano diverse sorgenti di acque minerali, in parte sfruttate per cure termali, fanghi e bagni e per questo meta di turisti.
Rapolla, dunque, rientra nello splendido contesto ambientale dominato dal monte Vulture, vulcano ormai spento, il cui cratere è occupato dai due laghi vulcanici di Monticchio. Una dimensione naturale che ben si presta alla possibilità di praticare escursioni di ogni genere, dal trekking alla mountain bike, alla scoperta di interessanti aspetti paesaggistici, botanici ed ecologici.
Qui lo sguardo si perde tra gli straordinari vigneti, da cui prende vita l’ottimo Aglianico del Vulture Doc, e gli uliveti, da cui deriva l’intenso olio della varietà Ogliarola del Vulture.
Storica sede vescovile, a Rapolla si concentra un buon numero di edifici di culto, tra conventi, monasteri, eremi e chiese.
Imperdibile è la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, sorta su un precedente luogo di culto e terminata nel 1253 da Melchiorre di Montalbano. Maestoso, sul lato destro svetta il campanile di Mastro Sarolo di Muro Lucano.
All’interno, a tre navate con archi e capitelli, custodisce un cinquecentesco Crocifisso decorato da bassorilievi raffiguranti il “Peccato Originale” e “l’Annunciazione”, opere di Sarolo da Muro Lucano. Nell’abside si impone allo sguardo del visitatore un altro Crocifisso (XIII sec.), in legno scolpito e policromato, considerato uno degli esemplari più espressivi di scultura lignea dell’Italia Meridionale.
Di pregio artistico sono anche la chiesa di San Biagio, con le reliquie di San Biagio, Patrono di Rapolla, e una Madonna lignea del XIII secolo, la chiesa dell’Annunziata in stile barocco, a croce greca, con decorazioni a stucco, e la chiesa di Santa Lucia, edificata dai Normanni nell’XI secolo e ispirata a modelli bizantini, con due cupolette e un’abside semicircolare.
In un dirupo della strada che conduce alla stazione si nasconde la suggestiva chiesa del Crocifisso, eretta su una laura basiliana e poi utilizzata dai benedettini, all’interno delle nicchie si trovano i resti di affreschi (XIII sec.) raffiguranti Cristo in trono, la Madonna, San Benedetto, Roberto d’Angiò e Sancia d’Aragona.
Rapolla è stata luogo di diverse scoperte in seguito a scavi archeologici. In particolare nei dintorni del paese sono state individuate due zone archeologiche.
In località Albero in Piano, nel 1856 è stato ritrovato il celebre Sarcofago romano, noto come “Sarcofago di Rapolla”, ora conservato nella Torre dell’Orologio del castello di Melfi, e risalente alla seconda metà del II secolo d. C.
Proveniente dall’Asia Minore e appartenuto di certo a un personaggio di rango elevato, sul coperchio è raffigurata la defunta sdraiata. In località di Toppo d’Aguzzo, invece, è stato portato alla luce un insediamento risalente alle Età del Bronzo e del Ferro.