Viggianello è il “paese delle ginestre”, per le infinite distese di fiori che soprattutto in maggio lo avvolgono e ne caratterizzano il paesaggio. Incastonato nel suggestivo scenario dei monti del Pollino è appeso a strapiombo sulla valle del Mercure. L’abitato si sviluppa su un costone roccioso del Monte Serra, punto strategico da cui hanno origine diversi sentieri che si inoltrano nei suggestivi boschi e che si arrampicano fino a raggiungere le grandi vette del Parco Nazionale del Pollino.

Poco fuori dal centro abitato merita una sosta la sorgente del fiume Mercure, che da qui scivola giù fino a cambiare nome in Lao, in Calabria. In questo tratto è possibile vivere emozioni uniche praticando rafting tra piccole onde. Anche Viggianello conserva le sue tradizioni legate ai riti arborei con la danza del falcetto. Il rituale si svolge in segno di ringraziamento per il raccolto alla Madonna del Carmelo, nel giorno della sua festa. La danza evoca al ritmo della tarantella la mietitura.

Fonti discordanti si pronunciano rispetto alla fondazione di Viggianello, per alcune legate ad insediamenti di monaci basiliani risalenti al X secolo, per altre a profughi achei in seguito alla distruzione di Sibari, anche per la presenza, nelle località Spidarea e Serra di ritrovamenti abitativi.

Sta di fatto che la presenza umana sul territorio si consolida con l’arrivo dei Romani, coloro cui si deve l’edficazione del castello, ai quali subentrano i Longobardi e i Bizantini, come attestano le numerose laure eremitiche abitate dai monaci basiliani e da numerosi ruderi di antiche chiese e conventi. Sarà poi la volta dei Saraceni, insediatisi nel rione Ravita.

Ai Normanni si deve, invece, il consolidamento dell’insediamento sulla collina di Viggianello grazie alla creazione della roccaforte con torre quadrata e della chiesa del castello dedicata a San Nicola, di cui sono visibili solo pochi ruderi). Diverse famiglie si succedono inoltre nel dominio di Viggianello: prima la principessa Mabilia, figlia di Roberto il Guiscardo, poi la famiglia feudale Chiaromonte e molti altri ancora.

Con gli svevi la roccaforte assume le sembianze dei tipici manieri federiciani e nel castello dimora anche l’Imperatore svevo Federico II. Nel XV Viggianello è feudo della famiglia dei Sanseverino, per poi passare in mano ai Della Ratta.

Viggianello partecipa attivamente alle fasi dell’Unità d’Italia ed è teatro di scontro fra briganti ed esercito piemontese.

Al visitatore non può sfuggire la suggestiva posizione del paese, abbarbicato com’è, con le case disposte a gradinate, sul verde declivio del monte Serra, dominato dai resti del castello feudale e con il suo centro storico attraversato da affascinanti palazzi storici.

Il maniero, costruito da Guglielmo il Guiscardo su una precedente struttura longobarda e residenza dell’Imperatore Federico II di Svevia per ben due volte, sorge sul punto più alto dell’abitato e ancora oggi è visibile l’antica cisterna. Il Castello dei Sanseverino: costruito nel XVI secolo, è stato recentemente oggetto di un restauro che lo ha convertito in struttura ricettiva preservandone la configurazione iniziale.

Ai piedi del centro storico si possono ammirare le laure bizantine, resti della Nuova Tebaide  risalenti al IX sec., e gli edifici signorili come Palazzo Mastropaolo (XVII sec.), con portone in legno scolpito, e Palazzo Caporale (XVII sec.), oggi anche museo privato con arredi d’epoca, oggetti, armi antiche, libri ed affreschi di scuola napoletana.

Una tradizione che si tramanda di padre in figlio quella della cucina viggianellese  in cui predominano grano, peperoni, patate, fave, pomodori, ceci e ortaggi, tutti di derivazione locale.

Pasta di casa e carne, salumi e formaggi, ma anche funghi e prodotti del sottobosco costituiscono risorse imperdibili per il palato dei buongustai che difficilmente, infatti, potrebbero resistere davanti a un bel piatto di “rasckatìeddi”, fusilli, o “kavatìeddi”, gnocchi, per non parlare della “frascàtula”, polenta, o della “minestra ‘mbastata”, minestra “impastata” con patate e verdure di stagione.

Da non tralasciare sono anche la “rappasciona”, un misto di cereali e legumi, i “rafajùoli” (ravioli) o i “Tagghjulìni ku u làtt”, tagliolini con il latte. Tra i secondi si distinguono anche la “brasciòla”, involtini di carne di maiale, la frittata “ku zzafaràni e sauzìzzu”, frittata con peperoni e salsiccia), o i deliziosi “rummulèddi”, polpette. I dolci più tradizionali, tra gli altri, sono la “ciciràta”, struffoli e le “rosecatàrr”, chiacchiere.

Non si percepisce il trascorrere del tempo quando ci si immerge nella splendida cornice del territorio di Viggianello, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, in cui ricadono aree di indescrivibile bellezza, tanto da ispirare escursioni e passeggiate nei boschi senza porsi limiti di tempo né spazio.

Da non perdere, sono gli straordinari panorami che regala Piano Ruggio, un altipiano di formazione carsica racchiuso tra Serra del Prete e Monte Grattaculo, nelle immediate vicinanze di Viggianello, nel cui territorio ha origine il fiume Mercure-Lao.

Inoltrandosi nel parco ci si imbatte in fitti boschi di faggio, abeti e castagni e altipiani erbosi, per arrivare ad ammirare la pregiata specie arborea dei secolari Pini Loricati, visibili soprattutto sulla cima di Serra di Crispo, nota anche come il “Giardino degli Dei”.

Il parco è popolato da esemplari di lupo appenninico, cinghiali e caprioli, scoiattoli, istrici e lontre, ma anche picchi e gufi reali, ed è caratterizzato dalle vette più alte dell’intero arco appenninico meridionale, sorvolate da aquile reali, falchi pellegrini e gheppi.

Nel paese di recente incluso tra i “Borghi più belli d’Italia”, si può scoprire un ricco patrimonio religioso costituito da chiese e opere d’arte di valore.

Come nel caso della chiesa madre dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, in stile gotico e a tre navate, nella quale sono conservate tele databili tra ‘600 e ‘700, un pregiato fonte battesimale cinquecentesco in alabastro, e poi acquasantiere in marmo bianco (XIX sec.) e uno spettacolare organo a canne del 1880. Nel tempio sono custodite anche una bellissima statua lignea e una reliquia della Santa Patrona.

Da non perdere anche la settecentesca chiesa di San Francesco, con la sua facciata incorniciata da due lesene, con al di sopra del timpano un’edicola che funge da campanile. Tra le più antiche chiese del paese deve essere ricordata quella dell’Assunta, edificata dai principi di Sanseverino nel XVI secolo, ma interessante è anche la cappella di San Sebastiano, di origine bizantina e ristrutturata nel XV secolo.

Nei pressi si trova il Calvario, opera in pietra locale (1611) costituita da una base, da una colonna, su cui sono riprodotti alcuni simboli della Crocifissione: la scala, la tenaglia, il martello, i chiodi, la freccia e la corona di spine, e da un capitello di stile corinzio. In località Zarafa, infine, sono ancora conservati i ruderi dell’Abbazia di Santa Maria del Soccorso..

Tra devozione e tradizione, ogni anno, la terza domenica di agosto, nella frazione Pedali, si svolge il pellegrinaggio in onore della Madonna del Carmelo di Viggianello.

Carri allegorici e Pagliarino, la maschera tipica, sono i protagonisti indiscussi del “Carnilivaru i Pagghia”, il carnevale di “paglia” di Viggianello.

Rami di salice modellati da mani agili prendono forma fino a realizzare gigantesche strutture poi ricoperte con gironali e carta pesta. La sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati si ripete in due momenti diversi, ma in entrambi i casi raggiungono livelli allegorici e folkloristici assoluti.

A Pedali, la parte nuova di Viggianello, tutto ha luogo la domenica che precede il Martedì Grasso, mentre nel centro storico la sfilata si tiene il Martedì Grasso. Nella frazione di Pedali è ambientato anche il divertente processo al “Carnevale di Paglia”, che si conclude con il rito del rogo cui viene condannato un fantoccio di paglia. Il tradizionale carnevale di Viggianello regala così ai suoi spettatori suggestioni uniche, che si fondono alla meraviglia del paesaggio circostante e alla bontà dei sapori del posto.

Un rito di origine pagana che nel corso dei tempi ha incontrato la tradizione cristiana si svolge ogni anno a Viggianello, un evento da non perdere per la solennità che lo contraddistingue.

“L’a Pitu e la rocca” è il rito arboreo che si ripete per tre volte all’anno in tre località differenti del paese: nella prima settimana dopo Pasqua in contrada Pedali, la parte più nuova, e nell’ultima settimana di agosto nel centro storico,  dove i festeggiamenti coincidono con le celebrazioni religiose in onore del Protettore, San Francesco di Paola.

Nel secondo fine settimana di settembre il “matrimonio” tra due piante ha luogo in località Zarafa, in nome della Madonna del Soccorso.

Lo spettatore che ha la fortuna di trovarsi in questi luoghi nelle date dell’evento ha l’opportunità di assistere ad un rito ancestrale coinvolgente, nel corso del quale un albero di faggio o di cerro, “l’a’ pitu”, e un abete, la “rocca”, vengono scelti e abbattuti nei boschi del Parco Nazionale del Pollino e poi trasportati da robusti animali in un corteo che si snoda lungo le strade del territorio di Viggianello.

Come in tutti gli altri riti arborei della Basilicata, anche in questo caso il momento più intenso è quello dell’unione delle due piante, simbolo della natura in festa e dei suoi indissolubili misteri.

Nel territorio di Viggianello, come in quelli di Terranova di Pollino e Rotonda, gli appassionati di sport invernali possono soddisfare le proprie passioni praticando sci di fondo e tante altre attività, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino.

Proprio nel comune di Viggianello, a 1500 metri, si può raggiungere la località sciistica Piano Ruggio, dal fascino indescrivibile dal momento che il pianoro è circondato da cime che svettano fino ai 2000 metri di altezza. La pista da fondo ed escursionismo si estende per 22 chilometri fino al caratteristico Belvedere del Malvento, un vero e proprio balcone naturale.

Gli sciatori che decidono di trascorrere le proprie vacanze invernali nel Parco Nazionale del Pollino possono lasciarsi stupire anche da suggestive ciaspolate e ciaspoluna, piacevoli e semplici passeggiate notturne con le racchette da neve, attività che consentono di scoprire la magia dei boschi. Per i più piccoli sono disponibili spazi in cui divertirsi con slittini e bob.

Ci sono punti nel territorio di Viggianello che, se raggiunti, colpiscono al cuore del visitatore per la bellezza degli scenari prospettati ai suoi occhi.

Escursioni e passeggiate nel Parco del Pollino, l’area protetta nazionale in cui il paese ricade, sono indispensabili per chi va alla scoperta di una dimensione ambientale strabiliante.

Tra gli innumerevoli percorsi possibili si distingue certamente quello che ha come meta la sommità del monte Serra, alle cui pendici sorge Viggianello, da cui è garantita una vista senza pari sull’intera valle del fiume Mercure-Lao. Proprio da Viggianello il corso d’acqua scivola lungo la valle e verso i boschi, mutando il suo nome in Lao, in esso si praticano anche avvincenti attività di rafting.

Intraprendendo, in alternativa, un itinerario che mira verso Piano Ruggio, un altipiano di formazione carsica, si attraversano strade tortuose che si inerpicano tra boschi e scorci panoramici che sarà difficile dimenticare.

Un altro percorso appassionante può avere inizio da Colle Impisio, da cui partono le escursioni più emozionanti alla scoperta del monte Pollino e della Serra Dolcedorme, la cima più alta, o anche verso il valico della Grande Porta del Pollino, così denominata perché rappresenta una terrazza panoramica naturale.

Qui si trova uno dei più antichi esemplari di pini loricati, simboli del Parco, per tutti “Zì Peppe”. La specie arborea dal tronco sinuoso popola fortemente anche la Serra del Crispo, nota anche come Giardino degli Dei, raggiungibile ancora da Colle Impisio in circa tre ore e mezzo di cammino.

In diversi punti del territorio di Viggianello sono stati condotti scavi archeologici che hanno portato alla luce interessanti reperti.

Alle località Spidarea e Valle Laura appartengono numerosi cocci di anfore, vasi a figure rosse e piatti, ma anche armature e mura.

Sul colle Serra ancora oggi si incrociano antichi percorsi viari che conducevano in Calabria e nella Valle del Sinni utilizzati da importanti personaggi storici nei loro spostamenti. Ciò a dimostrazione del fatto che durante la dominazione greca, lucana e romana la popolazione si è concentrata in nuclei abitativi ai piedi degli attuali insediamenti di Viggianello e Pedali, in prossimità dei corsi d’acqua che scaricano nel Mercure-Lao.