Questo minuscolo comune della provincia di Potenza ha una singolare struttura urbanistica che lo vede letteralmente aggrappato al suo nucleo centrale.
Filiano sorge sulla dorsale montuosa dell’Appennino Nord-Occidentale lucano, il suo nome è legato a due contesti distanti tra loro ma che insieme contribuiscono a renderlo particolarmente attraente agli occhi del visitatore.
Nell’enogastronomia locale si distingue il Pecorino di Filiano Dop, formaggio dal gusto unico e saporito, “figlio” della tradizione casearia che contraddistingue il paese, sotto il profilo archeologico spiccano le pitture rupestri venute alla luce in contrada Tuppo dei Sassi, risalenti al Paleomesolitico e raffiguranti scene di caccia. Curiosa è poi la conformazione dell’abitato, se si considera che si snoda lungo 35 contrade sparse in sette frazioni.
Diversi studi attestano che Filiano è sempre stato abitato dall’uomo e valide testimonianze attestano che ciò sia avvenuto già a partire dal Paleolitico.
Il suo nome evoca con molta probabilità l’attività della filatura della lana. Quanto alla sua storia essa si incrocia con diverse vicende legate al vicinissimo comune di Avigliano, sempre della provincia di Potenza, dal quale Filiano diviene indipendente nel 1951.
In base a determinati studi si può affermare quasi con certezza che in epoca aragonese (1440) nel paesino si sono diffuse le prime costruzioni di capanne evolute, in seguito, in nuclei abitativi poi sfociati nelle odierne contrade e frazioni che attraversano il territorio di Filiano.
È bene sottolineare, però, che i primi veri insediamenti sono attestati a partire dal 1600 e solo nel 1806 si è intensificata la crescita demografica dei singoli centri.
A pochissimi chilometri da Filiano sorge, maestoso, il castello di Lagopesole, frazione di Avigliano, luogo in cui l’Imperatore svevo Federico II, amava rifugiarsi per dedicarsi all’arte venatoria, una delle sue passioni.
L’affascinante maniero medievale si lascia ammirare, adagiato com’è, su una collinetta che sorge sui fiumi Ofanto e Bradano e domina il borgo di Lagopesole. Il castello è un massiccio blocco rettangolare articolato su due piani e caratterizzato da due cortili, uno maggiore e uno minore, e una torre contraddistinta da una muratura bugnata nella parte superiore, tipica dell’architettura sveva.
Il cortile maggiore rimanda all’ampliamento intrapreso da Federico II (1242) sui resti delle precedenti costruzioni normanno-sveve e angioine e comprende anche una vasta cisterna e una grande cappella. E proprio la cappella, in stile romanico, distingue questo splendido maniero dagli altri attribuiti a Federico II di Svevia, essendo l’unico esempio di luogo di culto rispetto a quelli dell’epoca imperiale. Così come appare oggi, seppur restaurato negli anni novanta, il castello conserva le modifiche volute dall’intervento di Carlo I d’Angiò.
Nell’Ottocento, rifugio dei briganti capeggiati da Carmine Crocco, oggi il castello è location prediletta per prestigiose iniziative culturali, in particolare “Il Mondo di Federico II”, che grazie ad un Museo Narrante e ad una multivisione dagli effetti scenici straordinari racconta la vita di corte al tempo dell’Imperatore Svevo.
Colture cerealicole e allevamenti di ovini e caprini nutrono la gastronomia di Filiano, noto per il rinomato Pecorino DOP.
Al centro di una sagra che ha superato i quarant’anni d’età e che ogni anno a settembre attira visitatori da ogni punto della regione e non solo, il Pecorino di Filiano DOP è un gustoso formaggio ottenuto dalla lavorazione di latte di animali allevati al pascolo e fatto stagionare in caratteristiche grotte naturali che ne esaltano le proprietà organolettiche.
L’antica arte della caseificazione, nel territorio di Filiano, si tramanda di generazione in generazione e non si limita al solo Pecorino a marchio DOP, dal momento che sono particolarmente apprezzati anche formaggio caprino, cacioricotta e ricotte stagionate.
Tra natura e cultura. Il territorio di Filiano è interessato dalla Riserva Naturale “I Pisconi” custode di pitture rupestri venute alla luce in contrada Tuppo dei Sassi, risalenti al Paleomesolitico e raffiguranti scene di caccia.
La Riserva si sviluppa su un territorio collinare e ospita una ricca fauna la cui presenza è favorita dalla densa vegetazione costituita per lo più da boschi di querce, cerri, frassini. Tra le specie animali si distinguono lupo, gatto selvatico, donnola e faina e non mancano i rapaci, quali nibbio reale e poiana.
In località Tuppo dei Sassi sono stati individuati i resti di una grotta, denominata Riparo Ranaldi, dal nome dell’archeologo che la individuò nel 1966, sulla cui parete sono incise pitture rupestri in ocra rossa che raffigurano animali risalenti al Paleomesolitico.
Seppur piccolo, il grazioso comune di Filiano è custode di tempi sacri come la più recente chiesa di Santa Maria del Rosario e quella più antica di San Giuseppe.
Situata nell’estremità opposta del paese, la chiesa di santa Maria del Rosario presenta un’ampia facciata in pietra di taglio cui fa da sfondo, sul lato destro, il campanile in pietra bianca lavorata, il quale svetta, imponente, sulla Valle di Vitalba. Ad una sola navata presenta un soffitto a volte sorretto da pilastri e l’altare maggiore in marmo. A segnare la chiusura della navata sono due statue lignee, a destra la Madonna del Rosario con il Bambino in braccio, a sinistra il Sacro Cuore dalla Passione di Gesù.
Sicuramente più antica è la chiesa di san Giuseppe che, ad unica navata, è caratterizzata da un soffitto a volte sorretto da pilastri. L’altare maggiore, dedicato alla Madonna del Rosario, è rivestito in marmo mentre gli altri, dedicati all’Addolorata, all’Incoronata e a San Giuseppe, sono in muratura. Questa chiesa si distingue particolarmente per l’artigianalità della sua realizzazione.
La Riserva Naturale “I Pisconi” è un’oasi di pace fitta di bosco dove è possibile percorrere itinerari per famiglie con bambini o escursionisti a piedi e in bicicletta.
Si tratta del luogo ideale per gli amanti della natura ai quali sono offerti percorsi brevi o per escursionisti in mountain bike. L’area è meta di molti turisti che oltre a volersi far avvolgere dall’abbraccio della foresta fitta di boschi di aceri, cerri e frassini, siano interessati alle scoperte archeologiche che hanno interessato una zona della riserva.
Consentito solo a piedi, l’accesso alla località Tuppo dei Sassi, proprio all’ingresso della riserva schiude agli occhi del visitatore uno spettacolo unico.
Nel territorio di Filiano si possono ammirare le cosiddette Pitture Rupestri scoperte nel 1966. Si tratta di pitture in ocra rossa stese direttamente sulla roccia.
Tutti a figure rosse e stese sulla roccia arenaria calcarea con le dita, suggestivi dipinti murali caratterizzano una parete del sito preistorico denominato “Riparo Ranaldi”, in località Tuppo dei Sassi, a Filiano.
Queste piccole immagini incise su una grotta rappresentano gruppi di quadrupedi, probabilmente cervi, simboli arborei e figure antropomorfe ed evidenziano la capacità degli insediamenti umani di quest’area di riprodurre in forme artistiche alcuni aspetti della vita quotidiana e del rapporto con la natura.