Genzano di Lucania è un antico insediamento romano aggrappato ad uno sperone da cui è possibile ammirare un paesaggio incantevole sull’alta Valle del Bradano.
Il paese e i suoi dintorni custodiscono architetture di pregio come la “Fontana Cavallina”, sulla cui sommità spicca una scultura della dea Cecere, risalente al I secolo a. C. e, a pochi chilometri da Genzano di Lucania, i resti del castello di Monteserico risalente all’anno Mille e utilizzato anche da Federico II di Svevia.
Da qui si può ammirare una vista splendida sulle dolci colline dorate circostanti.
Nei pressi delle contrade Pago e Pila Grande sono stati portati alla luce i resti dell’insediamento romano di Genzano di Lucania, i quali comprendono ruderi di mura difensive, fondamenta di edifici, tratti di acciottolato, tombe ed epigrafi.
Diverse famiglie si sono succedute nel possesso del paese, dai Sanseverino di Tricarico ai Ruffo, dagli Orsini di Gravina ai De Marinis, oltre alla regina Sancia.
Uno degli aspetti rilevanti del passato di Genzano è anche la partecipazione ai moti del 1860 e alla lotta contro il brigantaggio. Il paese oggi appare suddiviso in due nuclei abitativi distinti, la parte nuova, posta più in alto, e il centro storico, su uno sperone di roccia circondato da valloni. Proprio qui fra il ‘500 e il ‘600 d.C. si trasferiscono gli abitanti del romano “pagus Gentianum”.
Diversi gioielli architettonici caratterizzano il paese “vecchio” e il paese “nuovo” di Genzano di Lucania.
Davvero affascinante è il Palazzo De Marinis, un tempo residenza estiva degli omonimi marchesi e oggi sede degli uffici comunali. Probabilmente di origine angioina, è stato ristrutturato e arricchito da diversi feudatari, assumendo la struttura di un massiccio palazzo di tre piani in seguito al terremoto del 25 gennaio 1893.
Ai piedi dell’antico castello marchesale si lascia ammirare l’antica porta (XVII secolo) di accesso al centro storico.
A circa 18 chilometri dall’abitato, su una collina a 520 metri, svettano i resti del castello di Monteserico restaurato e ampliato dagli Svevi e frequentemente visitato da Federico II. Teatro di memorabili scontri, come quello tra Spartaco e i romani (70 a.C.), tra Marcello e Annibale durante la II Guerra Punica e tra bizantini e normanni (1041), presso il castello si trovano grotte preistoriche, un tempo abitate da monaci basiliani e resti di un convento.
Davvero un simbolo per Genzano è poi la “Fontana Cavallina”, riconosciuta fra le 33 più belle d’Italia. Realizzata tra il 1865 e il 1893, il complesso ha forma ad anfiteatro e consiste in un monumento in stile neoclassico con diverse fontane. A conferire un fascino esclusivo al monumento è una statua della Dea Cerere (II-III sec. a.C.) e rinvenuta nella seconda metta del 1800 presso la località Pila Grande a Genzano, a pochi chilometri dal centro abitato. Scolpita su pietra viva, la fontana è alta circa un metro e cinquanta.
IL CASTELLO DI MONTESERICO
Il maniero è di origine bizantina ma la sua struttura è stata ampliata in età normanna dal re Ruggero II.
Oggi agli occhi del visitatore la fortezza appare nell’assetto conferito da Federico II di Svevia (1230) e valorizzato dai restauri che si sono susseguiti nel corso del secolo scorso.
Il castello di Monteserico di Genzano di Lucania ha una pianta trapezoidale con due alte torri angolari quadrate, mentre la muratura è rivestita di grosse bugne, le quali, in corrispondenza delle finestre e dei portali, hanno un valore decorativo davvero elevato. Non si può non soffermare l’attenzione sulle facciate, la bifora architravata – impreziosita da due lunette ogivali intagliate nell’architrave – e un rosone decorato a raggi e archetti di fattura araba.
Dal cortile, impreziosito da bifore e trifore, attraverso una scala si può accedere alla sala del trono quasi del tutto restaurata.
Genzano di Lucania è uno dei paesi di produzione dell’Aglianico del Vulture Doc, abitualmente conservato nelle antiche “grotte” che si aprono nei valloni del paese vecchio.
Ma Genzano è anche una località “da mangiare”, in particolare si possono degustare ottimi pane, pasta fatta in casa e focacce, oltre a insaccati come salsiccia, capocollo e soppressata. Squisiti sono anche i prodotti caseari, dalle mozzarelle alle scamorze, oltre al provolone e formaggio pecorino.
Tra le portate più apprezzate si distinguono agnello al forno e patate e coniglio ripieno e peperonata con cipolle.
Genzano di Lucania è uno degli otto piccoli comuni a ricadere nella affascinante valle dell’Alto Bradano.
Percorrendone ogni tratto si resta totalmente conquistati dalla sequenza di morbide colline che si succedono fino al fiume Bradano, le quali sono inoltre incorniciate dalla catena montuosa dell’Appennino lucano.
Nessuna descrizione più sapiente di quella offerta dallo scrittore lucano Raffaele Nigro ne “L’Alto Bradano” potrebbe rendere meglio l’idea di questo angolo di Basilicata: “…Salendo dalle pianure della Puglia, dopo il vestito erboso delle colline dolci del sud si sprigiona un paesaggio arcaico, meno popoloso, una fioritura di colli e cocuzzoli ai quali si aggrappano le strade, le masserie spesso in abbandono e i paesi. Paesi di calce e di pietra che fuggono verso valle in cerca di periferie agevoli ma che restano nonostante gli sforzi della modernità abbarbicati nei nuclei medievali alle parti alte dei monti…”.
Le chiese di Genzano di Lucania sono i preziosi tasselli di un puzzle che si compone pian piano, fino ad ottenere una immagine dal valore artistico elevato e di intima spiritualità.
Da vedere è la chiesa Maria Santissima delle Grazie, databile tra fine ‘600 e inizio ‘700, distrutta da un violento terremoto e ricostruita nel 1878. Il tempio presenta i muri perimetrali in pietra arenaria arricchite da cappellette e nicchie, e una facciata sobria in pietra arenaria mista a mattoni. A una sola navata, è caratterizzato da uno sviluppo decorativo piuttosto recente.
Bella è anche la chiesa trecentesca dell’Annunziata con portale della prima metà del ‘500 e, all’interno, una tela cinquecentesca raffigurante l’Annunciazione dell’Angelo a Maria di autore ignoto e un dipinto (1759) dal pittore Paolo De Maio che propone la Sacra Famiglia.
Pregevoli opere sono conservate anche nella cinquecentesca chiesa madre di Santa Maria della Platea, come il polittico di età aragonese di scuola veneziana raffigurante la Vergine col Bambino seduta in trono e altri santi come Sant’Antonio Abate, Patrono di Genzano. Interessanti sono anche la statua lignea della Madonna in stile bizantino (‘700), una croce d’argento del 1702, due mosaici rappresentanti la Trinità (1986) e la Resurrezione (1987) e un cenacolo in bronzo.
La Chiesa del Sacro Cuore è un rifacimento e una riduzione del preesistente convento francescano, fondato il 1630, in essa sono custodite diverse opere come tre tele del XVIII secolo di Domenico Guarino raffiguranti Sant’Agata, Santa Lucia e Santa Apollonia.