L’affascinante borgo medioevale dominato dal castello Caracciolo fa di Brienza un luogo da scrutare per conoscerne il passato e viverne il presente e le sue bellezze ambientali.

Tra gli stretti vicoli svettano palazzi nobiliari con androni finemente lavorati e portali, il più bello dei quali si può riconoscere nel “Chiazzino”, posto proprio dove un tempo si trovava l’accesso principale al borgo. Partendo da questo punto, ci si inerpica per le fitte stradine della rocca prima di raggiungere il castello.

Arrivati in piazza Municipio, invece, si può ammirare il monumento in bronzo che ricorda la figura di Mario Pagano, giurista e patriota, martire della Repubblica partenopea nel 1799 e originario proprio di Brienza.

Oltre al patrimonio artistico, architettonico e religioso, il paese, che ricade nel Parco Nazionale dell’Appenino Lucano Val D’Agri Lagonegrese, è circondato da una immensa ricchezza ambientale e paesaggistica, anche perché la sua posizione strategica lo rende punto di incontro tra la Val d’Agri e la valle del Melandro.

L’origine longobarda di Brienza sembra evidente già nel suo nome la cui radice “burg”, luogo fortificato, deriva dal latino “Burgentia”.

Va detto, però, che il primo nucleo si potrebbe datare al VII secolo d. C. e che il borgo antico si sviluppa sopratutto dopo il 1000, intorno al castello di fondazione angioina legato anche alla conquista normanna, poi al passaggio a Federico II e, successivamente, ai d’Angiò, quindi ai Caracciolo.

Il borgo ha conservato perfettamente la sua architettura medioevale il che conferisce un particolare fascino al paese.

In una delle tante passeggiate possibili a Brienza, fissando la meta nel maestoso maniero di probabile fondazione angioina, ci si imbatte nella “Via degli Archi”, composta da una serie di stretti archi a tutto sesto spesso inaccessibili anche al sole e che si rincorrono in un vicoletto, il quale sfocia in una piazzetta scoscesa dove le case sembrano proiettarsi nella roccia.

Lungo le vie del paese si possono ammirare anche palazzi nobiliari con portali e androni finemente lavorati che ricordano le numerose e importanti famiglie che hanno governato il borgo fino ai Caracciolo. In piazza del Municipio, oltre al monumento bronzeo raffigurante l’illustre giurista burghentino Mario Pagano, affacciano anche l’ex convento dei Frati minori osservanti, oggi sede del Municipio e l’annessa chiesa dell’Annunziata.

Un centro studi dedicato al giurista burghentino Mario Pagano ha sede nell’omonima piazza.

IL CASTELLO CARACCIOLO

L’antico centro si caratterizza per il modello ad avvolgimento che trova il suo fulcro naturale proprio nel maniero, dal quale si divincolano una miriade di case e casette aggrappate alla roccia scoscesa.

L’antica fortezza, di origine angioina, come si può evincere dal mastio cilindrico, che svetta dalla sua imponente mole, e dalla semitorre circolare proprio al centro della cinta muraria, è uno dei gioielli di Brienza. Una scalinata in pietra, a cielo aperto, e assolutamente visibile, conduce ad un terrazzo a terrapieno proprio davanti all’ingresso principale.

Secondo un’antica tradizione il castello si compone di 365 stanze, una per ogni giorno dell’anno. L’illuminazione serale conferisce al castello Caracciolo di Brienza un’atmosfera incantevole che non lascia indifferenti quanti osservano la fortezza.

In estate il castello Caracciolo si trasforma in una location dalle magiche atmosfere.

Minestre a base di verdure e legumi, ma anche i primi piatti a base di la pasta fatta in casa, come fusilli, orecchiette, cavatelli, ravioli e lagane, deliziano i palati di quanti hanno l’occasione di provare la cucina burghentina.

Tra i secondi si alternano squisite e genuine carni di agnello, capretto, coniglio, vitello e maiale, accompagnati da ottimi funghi, e deliziose portate con il tartufo nero di Brienza. Rinomata è anche la produzione casearia, con ottime mozzarelle, caciocavalli, provoloni e burrini, da non perdere anche gli insaccati, tra salsicce, soppressate e capicolli.

Uno spettacolo suggestivo e unico scorre sotto lo sguardo di chi osserva il paesaggio che abbraccia Brienza, uno dei comuni del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese.

Il paese è circondato da boschi e per questo scrigno di bellezze ambientali e paesaggistiche, favorite anche dalla sua posizione strategica, in quanto punto di incontro tra la Val d’Agri e la valle del Melandro. Oltre l’80 per cento del territorio burghentino è ricoperto da un patrimonio boschivo che comprende una sorprendente varietà di specie biologiche e faunistiche.

Estesi boschi di Faggio dominano sul monte San Gennaro, ma di particolare impatto sono anche le varietà di querce e castagno, da cui il nome della bella località “Castagneta”, ai piedi del Monte del Santissimo Crocifisso.

Aria pura e silenzio imperante caratterizzano poi la località Lago. In uno degli scorci più suggestivi del paesaggio si distingue, inoltre, la “Roverella”, una quercia ultrasecolare a oltre 1000 metri di quota. Se si vuol godere di uno spettacolo naturale mai visto prima, basta porsi in località strategiche come il castello Caracciolo e il rione Torricella, la parte più antica del paese, stello Caracciolo.

Si tratta della pietrificazione del fiume che, eroso dall’incessante lavorio dall’acqua nel tempo, presenta grandi buchi in cui si raccoglie l’acqua fino a creare piccole isolette di pietra.

Un viaggio a Brienza non può prescindere dalle sue chiese tutte impreziosite da interessanti elementi decorati e opere d’arte.

Da vedere sono sicuramente la chiesa madre dell’Assunta, risalente all’XI secolo ma ristrutturata nel ‘700, e la chiesa della Madonna degli Angeli, non molto distante dal paese, arricchita da pregevoli affreschi del pittore lucano Giovanni De Gregorio, detto “Il Pietrafesa”.

In piazza Mario Pagano affacciano il convento dei Frati Minori Osservanti, oggi sede municipale, il cui chiostro è decorato da splendidi affreschi, e l’annessa chiesa dell’Annunziata che, sull’altare maggiore, presenta un dipinto su tavola raffigurante la Deposizione, mentre sui dieci altari laterali consente di ammirare le statue dei santi. Suscita particolare interesse anche un pulpito ligneo del 1735 di Antonio la Sala di Potenza.

Percorrendo uno dei più suggestivi vicoli di Brienza, la cosiddetta “strettula di Maruggi”, si raggiunge la splendida chiesa duecentesca di San Zaccaria, con all’interno splendide opere d’arte. Il visitatore non resta indifferente, innanzitutto per la posizione geografica, circondata com’è da boschi, davanti alla Chiesa del Santissimo Crocifisso, secondo alcune fonti risalenti al 1237. Il piccolo edificio, a unica navata, custodisce affreschi settecenteschi.

E tra gli avvenimenti spirituali più sentiti dalla popolazione locale, ogni anno, in due tempi distinti, si svolge proprio la Festa del Santissimo Crocifisso. La prima domenica di maggio, quando il Crocifisso, con una storia intensa e mistica, viene trasportato dalla Chiesa di Santa Maria Assunta, fino al Santuario sul monte lungo un percorso faticoso contraddistinto dalle Stazioni della Via Crucis. Prima si tiene il commovente momento in cui la Madonna Addolorata “accompagna” il figlio Crocifisso in processione fino al Largo San Nicola allo Spineto.

Una volta giunto nel Santuario il Crocifisso resterà vi resta esposto fino alla terza domenica di settembre, per fare ritorno verso Brienza, nella Chiesa di Santa Maria Assunta.