Introduzione di Schiavone al catalogo di Tahar Ben Jelloun

Presentazione del catalogo “La mia Matera” di Tahar Ben Jelloun

La collaborazione tra l’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata e La Milanesiana si rinnova nel 2017 riportando al centro della XVIII edizione del Festival il “viaggio” in Basilicata.

Il senso di questa intesa risiede nella straordinaria forza evocativa del paesaggio lucano che si identifica in Matera, sua Città simbolo e Capitale europea della cultura per il 2019; un immenso patrimonio di bellezza viene fatto conoscere attraverso la voce degli artisti e degli scrittori contemporanei.

Il “viaggio” si riconnette alle esperienze creative che hanno reso celebre la Basilicata come terra di narrazioni sospese tra realtà e immaginazione, da Carlo Levi in poi. Il paesaggio per molti versi inesplorato e segreto, dove riecheggiano miti e storie ormai patrimonio dell’umanità, si offre al dialogo con gli artisti catturandone lo sguardo.

«Il paese degli ulivi, del mal di luna, degli arcobaleni» – come lo definì Visconti quando visitò Matera in preparazione del film “Rocco e i suoi fratelli” – si presenta oggi nella sua essenza più viva e sorprendente: i Sassi-opera d’arte, estrema concretizzazione di una situazione esistenziale, opera unica e irripetibile che conserva e trasmette significati universali. Una realtà che affonda le radici nella notte dei tempi e irrompe col fascino dell’arcaico nella società del terzo millennio, fatalmente disconnessa dai valori originari che hanno consentito il prodigio creativo di una Città.

L’osservatore attento, capace di vedere oltre i richiami di facciata, saprà cogliere lo “spirito del luogo” con cui gli abitanti dell’antica Matera scesero a patti per acquisire la possibilità di vivere e coesistere formando una comunità resiliente che ha affrontato avversità d’ogni sorta, sino agli anni della grande emigrazione, quando il tessuto sociale dei Sassi si è sgretolato sotto il peso della povertà. È in questa fase che si cristallizza l’immagine desolante di Matera quale paradigma di un Sud arretrato e inerme, ma nello stesso tempo si avvia un processo di rigenerazione che ne farà un cantiere di progettualità innovativa con il contributo di autorevoli personalità della cultura italiana, a partire da Adriano Olivetti.

La storia che oggi commentiamo, quella della Capitale europea della cultura del 2019, si è sedimentata su questo terreno, consegnandoci un paesaggio culturale tutto da scoprire, disvelare e condividere, che porta i segni e lo sguardo di etnologi, fotografi, musicologi, artisti, registi, fatalmente attratti da Matera e dai tanti luoghi della Basilicata. C’è la Lucania in ciascuno di noi che Ernesto De Martino, presentando l’opera di Albino Pierro, poeta lucano più volte candidato al Nobel per la letteratura, volle identificare con il «villaggio vivente della memoria, a cui l’immagine e il cuore tornano sempre di nuovo, e che l’opera di scienza o di poesia riplasma in voce universale». Un percorso di “ibridazione” artistica che dagli anni Cinquanta del Novecento ad oggi, complice il circolo culturale “La Scaletta” nato nel 1959 nel cuore dei Sassi e la “Scuola di grafica di via Sette dolori” (fondata nel 1978), ha portato a Matera personalità di grande rilievo che hanno instaurato un rapporto di speciale empatia con la Città e la sua realtà culturale, come José Ortega, Ernesto Treccani, Pietro Consagra, Guido Strazza, Ruggero Savinio, Assadour, Kengiro Azuma. Un percorso sfociato nelle grandi mostre nei Sassi di Matera e nella fondazione del MUSMA, il più importante museo italiano della scultura contemporanea, che ha sede in Palazzo Pomarici.

Un percorso di crescita artistica e culturale che prosegue con gli oltre 50 progetti presentati dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019 sul tema “Open Future” per trasformare la Città e la Regione nel cuore pulsante di un’Europa che riparte dall’integrazione, ricongiungendo popoli, esperienze, creatività, storie e aspirazioni giovanili.

In questo contesto riprende il “viaggio” in Basilicata della Milanesiana che, dopo Michael Cunningham nel 2016, ha condotto quest’anno lo scrittore Tahar Ben Jelloun a Matera, patrimonio UNESCO, testimonianza vivente di culture e popoli migranti che hanno solcato la storia del Sud e della Basilicata; terre da sempre ambite per le grandi risorse naturali.

Nell’incontro con la Città dei Sassi Jelloun avrà forse risentito l’emozione di Pier Paolo Pasolini, che qui ritrovò il proprio «villaggio vivente nella memoria», i luoghi e i volti del suo “Vangelo secondo Matteo” che in Palestina erano andati perduti. Luoghi e volti tradotti da Jelloun in quella specialissima poesia visiva che incrocia segni e simboli di mondi solo apparentemente distanti – Fès, Tangeri, Rabat, Parigi, Matera – consegnati in un’opera di risignificazione originale e imprevista, filtrata dalla sensibilità non comune di un intellettuale e giornalista impegnato, voce fra le più autorevoli e originali della letteratura contemporanea, capace di utilizzare con eguale intensità molteplici linguaggi e forme espressive.

Emerge dai disegni di Jelloun una realtà interpretata in chiave poetica, che affascina e sorprende. L’album delle immagini note della Città dei Sassi viene scompaginato per offrire una nuova visione di Matera e del suo mondo, da cui sarà difficile prescindere, come sempre accade per l’arte che conquista una dimensione esistenziale.

Da oggi Matera sarà anche la Città di Tahar Ben Jelloun. Un invito ulteriore a visitarla e a proseguire il viaggio allo scoperta di una Basilicata maliosa e segreta.

 

Mariano Schiavone
Direttore generale APT Basilicata