Cinema nei Sassi di Matera

Matera

I film girati a Matera sono il riconoscimento del fascino del paesaggio e della suggestività dei luoghi che hanno reso la città un naturale set cinematografico, location ideale per registi italiani e stranieri, a partire dagli anni ’50, fino ad oggi e nel futuro. Il cinema nei sassi di Matera rende la Basilicata una ideale “casa” del cinema.

I film girati a Matera risalgono a tempi lontani. Nel ’49 Carlo Lizzani realizza il documentario “Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato” dedicato al mondo contadino descritto da Carlo Levi, cogliendone anche le contraddizioni. Nel ‘53 Alberto Lattuada dirige “La Lupa” e i Sassi diventano un misero paesino siciliano.

Dagli anni ’60, del tutto disabitati a seguito della prima Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi firmata da De Gasperi (1954), anche il cinema utilizza gli antichi rioni per dimostrare l’arretratezza del Meridione. Tra i film girati a Matera si succedono così “Gli anni Ruggenti” (1962) di Luigi Zampa, “Il demonio” (1963) di Brunello Rondi, “I Basilischi” (1963) di Lina Wertmüller, “Qui comincia l’avventura” (1975) di Carlo Di Palma, “Cristo si è fermato ad Eboli” (1979) di Francesco Rosi, “Del perduto amore” (1998) di Michele Placido e “Terra bruciata” (1999) di Fabio Segatori.

La consacrazione di Matera a set di film, soprattutto inerenti al tema del sacro, avverrà però con “Il Vangelo secondo Matteo” (1964), nell’85 i Sassi ricordano anche l’ambientazione di Gerusalemme, con “King David” diretto da Bruce Beresford e con Richard Gere, per poi divenire teatro degli ultimi giorni di vita di Cristo ne “The Passion” (2002) di Mel Gibson, seguito da “The Nativity Story” (2006) di Catherine Hardwicke, che racconta il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme e la nascita di Gesù. “Christ che Lord: Out of Egypt” (2014) di Cyrus Nowrasteh rimanda all’infanzia di Gesù.

Tra gli altri film film girati a Matera meritano di essere ricordati: “Il sole anche di notte” (1990) di Paolo e Vittorio Taviani; “L’albero di Guernica” di Fernando Arrabal (1975);  “L’uomo delle stelle” (1995) di Giuseppe Tornatore”.

Di forte impatto per la città e l’intera comunità materana è stata la scelta di ambientare nella Capitale Europea della Cultura 2019 il remake del colossal “Ben-Hur” (2014) di Timur Dekmambetov.

Matera è stata set anche di opere come Let’s get married (2015) e Wonder Woman (2017).
Nel 2018 la città dei Sassi viene scelta tra le location principali del film I moschettieri del re – La penultima missione del regista Giovanni Veronesi, che vede fra gli attori protagonisti Pierfrancesco Favino, Rocco Papaleo, Valerio Mastandrea e Maria Maddalena di Davis. Per il 2019, va segnalato il sequel di 007 No time to die del regista Cary Fukunaga, che vede ancora una volta Daniel Craig nei panni dell’agente segreto più famoso del cinema.

www.lucanafilmcommission.it


I sassi di Matera

I Sassi di Matera

I Sassi di Matera sono due anfiteatri naturali scavati nella roccia, il Barisano, a nord ovest, e il Caveoso, a sud, con al centro la Civita, il nucleo più antico dell’abitato. Dal 1993 i Sassi di Matera sono Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Questo rincorrersi di viuzze e scale, archi e ballatoi, ampie terrazze e campanili di chiese ipogee costituisce l’antico nucleo urbano di Matera, Capitale Europea della Cultura per il 2019 e “Città dei Sassi”, appunto.

Una gigantesca scultura da percorrere, scoprire, fino a diventarne parte. I Sassi di Matera hanno avuto origine da piccoli nuclei abitativi insediatisi attorno a luoghi di culto e si sono sviluppati oltre le mura che cingevano la Civita, l’antico centro istituzionale, religioso e commerciale della città.

Sono divisi in due aree più grandi: il Caveoso, composto soprattutto da grotte, e il Barisano, per lo più costituito da abitazioni realizzate secondo tecniche costruttive più complesse.

Di giorno abbagliano per il biancore del tufo che incontra i raggi del sole, di notte emozionano puntellati di fiammelle che li rendono un enorme presepe riflesso nello splendore della luna. In particolare, i Sassi di Matera sono contraddistinti da un sistema idrico finalizzato alla raccolta di acqua piovana e sorgiva, in passato costituito da una rete di canaletti e cisterne talmente capillare da riuscire a portare l’acqua sia nelle abitazioni che nei vicinati.

Aggirandosi nelle prime ora del pomeriggio tra queste forme di architettura irripetibile si ode l’eco ovattata delle voci della gente, dei rintocchi delle campane delle numerose chiese che li circondano e li attraversano, quasi fermando il tempo. È la sensazione che si prova osservando i Sassi di Matera e il Parco Archeologico Storico Naturale Regionale delle Chiese Rupestri del Materano, posto sull’altro versante. Un grande paesaggio emotivo e culturale stratificatosi nel tempo, dai complessi rupestri scavati dall’uomo alle circa 150 chiese ipogee, in un saliscendi di vicoli che si alternano tra edifici e angoli sempre diversi e sorprendenti, meta di turisti da ogni parte del mondo.

Questo sono i Sassi. Questa è Matera. Ieri “vergogna nazionale”, oggi Patrimonio dell’Umanità, nel 2019 Capitale Europea della Cultura.

www.comune.matera.it


Storia di Matera

Matera è considerata una delle città più antiche del mondo, come testimonia il ritrovamento di alcuni insediamenti a partire dall’età paleolitica, i quali si svilupparono utilizzando le grotte naturali disseminate lungo le Gravine materane, che in gran numero definiscono il paesaggio rupestre, in cui sono stati rinvenuti diversi oggetti risalenti a quell’epoca.
Le scoperte nella Grotta dei Pipistrelli e nelle grotte funerarie, ad opera di Domenico Ridola, medico per professione e archeologo per passione, fondatore del Museo Archeologico Nazionale di Matera, accreditano oltremodo la presenza dell’uomo già dal Paleolitico. Tracce evidenti di villaggi trincerati risalenti al Neolitico, sulla Murgia Timone, Murgecchia, Serra d’Alto e sul colle della Civita lasciano intendere che in quel periodo gli insediamenti divennero più stabili.
Dopo aver attraversato le fasi della preistoria, comprese le diverse età dei metalli, sarà il Cristianesimo a caratterizzare la storia di Matera, al punto che durante tutto il medioevo il paesaggio rupestre subì una totale metamorfosi grazie alla costituzione di piccole comunità orientali, monastiche e laiche, emigrate in seguito all’Iconoclastia da Cappadocia, Armenia, Asia Minore e Siria. Rifugiandosi nelle grotte già esistenti, esse ne ricavarono altre utilizzandole poi come abitazioni e luoghi di preghiera. Nacquero così le splendide chiese rupestri, preziosi scrigni di arte e cultura oggi consegnati all’intera comunità.


Itinerario "Nei dintorni di Matera: dal Parco della Murgia alla Cripta del Peccato Originale"

Matera

Il Parco delle Chiese rupestri di Matera nel 1993 è stato inserito dall’Unesco nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, oltre ai Sassi di Matera. Quello che appare come il prospiciente altopiano murgico, è dunque l’area del Parco Archeologico, storico, naturale delle Chiese rupestri del Materano.

Non si può prescindere da una visita a questo luogo per poter comprendere a fondo le peculiarità della storia e dell’ambiente naturale dell’area materana.

Esteso su circa 8.000 ettari, istituito con legge regionale del 1990, il Il Parco delle Chiese rupestri di Matera, denominato comunemente anche Parco della Murgia, racchiude al suo interno molteplici ed eccezionali elementi di interesse, dal punto di vista archeologico, culturale, storico-artistico e naturalistico.

Percorrendo la strada che porta da Matera all’area di Murgia Timone, un asse viario costruito seguendo lo sviluppo dell’antica via Appia, si possono notare, sulla destra, numerose cave di tufo, che caratterizzano gli immediati dintorni della città.

Tra queste, si distingue certamente “Cava Paradiso”, molto particolare perché diventata un contenitore di arte contemporanea: ospita un parco di scultura, denominato Parco scultura La Palomba, nato per iniziativa dello scultore contemporaneo Antonio Paradiso. Sono “esposte” opere maestose in pietra calcarea e acciaio corten, tra cui, da non perdere, è “L’ultima Cena Globalizzata”, realizzata con alcune travi delle Torri Gemelle, resti del tragico evento dell’11 settembre 2001.

L’itinerario nell’area del Il Parco delle Chiese rupestri di Matera parte da Jazzo Gattini, un ovile in muratura, risalente al XVIII secolo, costruito in blocchi di tufo, testimonianza di quella attività pastorale che è da sempre stata una delle componenti produttive più importanti dell’economia della Murgia. Jazzo Gattini presenta al suo interno anche il “casone”, cioè il luogo dove avveniva la caseificazione del formaggio e dei latticini. Oggi è sede del CEA, Centro di Educazione Ambientale.

Uscendo dalla Jazzo, si procede verso sinistra seguendo un sentiero che porta al Villaggio Neolitico di Murgia Timone, senza dubbio uno dei siti archeologici di maggior fascino e impatto del Parco della Murgia. Collocato su una dolce altura, a poco più di 400 metri sul livello del mare, questo sito è un esempio di insediamento neolitico provvisto di trincea che, scavata nella roccia, profonda e larga circa 2 metri, è segno e testimonianza di una lunga e complessa operazione di scavo. All’interno della trincea si possono notare le buche dei pali delle capanne. Non è possibile dire quante capanne ci fossero o quante persone abitassero il villaggio, ma certamente doveva trattarsi di un insediamento importante. Lungo la trincea è stata rinvenuta una monumentale tomba a doppio cerchio, realizzata in epoca successiva, con una piccola cavità artificiale circondata da un doppio circolo di pietre.

Ritornando per il sentiero, si raggiunge Masseria Radogna, tipica costruzione a torre di fine Ottocento, composta da due piani e dotata di diverse strutture accessorie che testimoniano le attività agricole e pastorali: cisterne per la conservazione dell’acqua con una rete di canali, jazzi ritagliati tra muri a secco e aie per la lavorazione dei cereali. Il percorso sul parco si sviluppa tra sentieri ricchi di vegetazione: vi sono 900 specie di piante, tra piante tipiche della macchia mediterranea (lentisco, terebinto, ginepro), erbe aromatiche (timo, da cui il toponimo Murgia Timone, rosmarino, origano), piante non gradite agli erbivori quali l’asfodelo e la ferula, piante autoctone come l’Ophrys Matheolana (orchidea selvatica). Da aprile a ottobre, alzando lo sguardo, si vede volteggiare il falco grillaio, la più piccola specie di falco, oggi simbolo del Parco della Murgia. Dal mese di dicembre fino a giugno, non è improbabile imbattersi in vacche podoliche che circolano libere, poiché allevate allo stato semibrado.

Nell’area del Parco della Murgia insistono numerose chiese rupestri, alcune non facilmente raggiungibili.Tra quelle che si possono raggiungere senza difficoltà vi è il complesso rupestre di San Falcione, sito molto interessante perché composto da tre ambienti diversi, tra cui la chiesa che, per il suo sviluppo architettonico ad aula rettangolare, è da considerarsi tra le più antiche della Murgia (XI sec.).

Questo sito rupestre, come molti altri della zona, venne successivamente adibito a ovile come è evidente dal muro perimetrale e dalla presenza di ambienti destinati al ricovero delle pecore (con le aperture attraverso cui si realizzava la conta degli animali) e alla lavorazione del formaggio. L’itinerario procede fino a raggiungere il Belvedere di Murgia Timone che permette di ammirare i Sassi nella loro unicità.

Nei pressi del luogo che Pasolini prima e Mel Gibson poi utilizzarono come “Golgota” nei loro capolavori, è situata un’altra chiesa rupestre, Madonna delle tre porte.

La chiesa presenta oggi solo due delle tre navate absidate interamente scavate nella roccia, essendo stata quella più esterna distrutta da ripetuti crolli. Particolare, sulle pareti della chiesa, è la presenza di numerose croci graffite a testimonianza del passaggio di numerosi pellegrini in questo territorio.

Da non perdere, nei dintorni di Matera, la visita a un sito davvero eccezionale, la Cripta del Peccato originale, una chiesa rupestre, ubicata lungo il costone della gravina e definita, per il suo straordinario corredo di affreschi del IX sec. raffigurante la Genesi, la Cappella Sistina della pittura parietale rupestre: portare negli occhi i colori dipinti sulle pareti di questa chiesa è indubbiamente il modo migliore per concludere questo itinerario nei dintorni della città dei Sassi.


Itinerario a Matera "Il 'Piano' e il centro storico"

Matera

Il centro storico di Matera offre interessanti luoghi da visitare anche al di fuori dei famosi rioni Sassi. Un’area molto suggestiva è il cosiddetto Piano, la zona pianeggiante di sviluppo urbano più recente, che incornicia il margine superiore dei Sassi.

Il centro storico di Matera si presa a un itinerario che parte da Piazzetta Giovanni Pascoli, dedicata al poeta romagnolo, il quale qui insegnò latino e greco fra il 1881 e il 1882. Nota ai materani come “Piazza del Liceo”, qui si trova Palazzo Lanfranchi (XVII sec.), la prima grande costruzione del Piano, dapprima seminario e poi sede del liceo classico della città. Oggi l’edificio ospita il Museo Nazionale d’Arte medievale e moderna della Basilicata che, tra le varie sezioni, presenta un’importante pinacoteca di opere di scuola napoletana e un’ampia selezione di dipinti di Carlo Levi, tra i quali spicca, per dimensioni e qualità pittorica, il famoso pannello “Lucania ’61”, lungo 18 metri.

Da Piazza Pascoli, continuando lungo il centro storico di Matera, si può ammirare uno scenario unico, una straordinaria veduta del Sasso Caveoso e del prospiciente altopiano murgico.

Percorrendo via Ridola, si raggiunge il Museo Archeologico Nazionale, ospitato nell’ex convento barocco di santa Chiara (XVII sec.) e istituito nel 1911, quando il medico archeologo locale, Domenico Ridola, cui il Museo è intitolato, donò allo Stato le sue collezioni, frutto di importanti ricerche effettuate nel territorio materano: nel museo sono, infatti, conservati ed esposti significativi reperti dell’area materana e lucana, straordinaria testimonianza delle numerose stratificazioni susseguitesi in questa zona dal Paleolitico a oggi. Continuando lungo via Ridola, ancora nel centro storico di Matera, svoltando a destra, si raggiunge Piazza del Sedile, dopo aver oltrepassato la Chiesa del Purgatorio e quella di San Francesco di Assisi: la prima, costruita nel XVIII secolo, è l’unica della città con una facciata curvilinea, con teschi, scheletri e numerosi rimandi alla morte e alla penitenza; la seconda, invece, è una chiesa medievale, costruita nel XIII secolo, ma completamente rimaneggiata nel Settecento, in stile rococò, come oggi è possibile ammirare. 

Piazza del Sedile, situata in posizione centrale tra i due Sassi, Caveoso a sud e Barisano a nord, era il cuore politico ed economico della città nel XVI sec., sede dell’omonimo Palazzo del Sedile, allora palazzo comunale, oggi sede del Conservatorio di musica intitolato al musicista materano, Egidio Romualdo Duni.

Percorrendo via Duomo, sempre nel centro storico di Matera, si apre sulla sinistra un panorama unico del Sasso Barisano, scenario incantevole e singolare, soprattutto al calar del sole. Si giunge, così, in Piazza Duomo, dove svetta la Cattedrale della città, costruita in stile romanico-gotico nel XIII secolo e dedicata ai due patroni di Matera, S. Eustachio e la Madonna della Bruna. Costruita interamente in blocchi di tufo (precisamente calcarenite), è suddivisa all’interno in tre navate che, quasi completamente rimaneggiate fra XVII e XVIII secolo, si presentano oggi in stile barocco. Si possono ammirare, però, ancora alcuni elementi della originaria decorazione della struttura medievale, quali l’affresco raffigurante il giudizio universale attribuito a Rinaldo da Taranto (inizi XIV sec.) e quello della Madonna della Bruna (XIII sec.), collocato su un imponente altare barocco, accuratamente intarsiato, di manifattura napoletana. La cattedrale è dotata di vari altari e cappelle su entrambi i lati: da non perdere è quella cosiddetta “del presepe” perché ospita un pregevole presepe in pietra del XVI secolo, realizzato dall’artista di Montescaglioso, Altobello Persio.

Di fianco alla cattedrale, in via Riscatto, laddove nel 1514 si consumò l’uccisione del Conte di Matera, Giancarlo Tramontano, è ubicato il Museo Diocesano (Mata), inaugurato nel 2011, articolato in tre ampie sale, in cui sono esposte opere di arte sacra, in particolare argenti provenienti dal tesoro della cattedrale.

Dalla piazza, ripercorrendo in discesa via Duomo, si giunge in via delle Beccherie, una strada recentemente recuperata, valorizzata e rivitalizzata con la presenza di numerosi negozi di artigianato, abbigliamento e ristoranti.

Via delle Beccherie immette nella piazza principale di Matera, Piazza Vittorio Veneto, il salotto della città, dominata da un imponente edificio, il Palazzo dell’Annunziata, ex convento settecentesco, attuale sede della Biblioteca provinciale e del punto informativo pubblico della regione Basilicata (Open space APT ).

Dalla piazza, precisamente dal belvedere Guerricchio, si possono ammirare la bellezza del Sasso Barisano e della Civita, l’area alla cui sommità si erge la Cattedrale.

Sotto Piazza Vittorio Veneto sono presenti importanti ipogei: da non perdere la visita al Palombaro lungo, un enorme serbatoio pubblico, interamente scavato a mano nel banco di calcarenite ed intonacato in cocciopesto, in grado di contenere circa 5 miloni di litri d’acqua.

Da Piazza Vittorio Veneto, percorrendo via San Biagio, si raggiunge Piazza san Giovanni, già denominata Piazza san Rocco, per la presenza dell’omonimo convento.

Imperdibile la visita alla suggestiva Chiesa di San Giovanni Battista, risalente alla prima metà del XIII sec., con la sua insolita facciata principale (un tempo facciata laterale) e con i suoi straordinari capitelli, riccamente decorati e ornati con motivi vegetazionali, figure antropomorfe e zoomorfe.

Si potrà concludere così l’itinerario in un’atmosfera raccolta e suggestiva.


Itinerario a Matera "I due rioni Sassi: Caveoso e Barisano"

Matera

Gli antichi rioni di Matera rappresentano uno scenario incantevole, unico al mondo. Grazie a questo spettacolo la Capitale Europea della Cultura 2019 è un luogo che toglie il fiato al visitatore che vi arriva per la prima volta. I due rioni Sassi, Caveoso e Barisano, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, scavati nella roccia calcarea, sono unici non solo per la struttura urbanistica che presentano ma anche per l’eccezionalità della loro storia.

Dedicare una sola giornata agli antichi rioni di Matera consente solo di avere un’idea generale dei luoghi che meriterebbero una visita più approfondita per coglierne tutta l’essenza. Tuttavia, focalizzando la propria attenzione su alcuni siti, si può riuscire a leggere la complessità dello sviluppo storico dei Sassi e, al contempo, goderne la bellezza urbanistica.

Punto di partenza dell’itinerario è Piazza San Pietro Caveoso, dove è ubicata l’omonima chiesa costruita nel XIV secolo proprio sul ciglio della Gravina, canyon impressionante, risultato dell’erosione millenaria dell’acqua.

La visita negli antichi rioni di Matera prosegue all’interno della chiesa, una delle poche interamente costruite all’interno dei Sassi che sono, indubbiamente, uno dei più importanti esempi al mondo di habitat rupestre, dove le architetture costruite si fondono e si integrano con le architetture scavate. Non sono grotte naturali quelle presenti nei Sassi di Matera, ma ambienti scavati dall’uomo, grazie alla presenza di una roccia facile da lavorare, la calcarenite, e destinati a diversi usi e funzioni.

Per comprendere la struttura abitativa rupestre, non si può tralasciare la visita a una delle case grotta presenti nei Sassi, arredate così come erano negli anni ‘50, esemplificative dell’organizzazione dello spazio abitativo, con la cucina, la zona letto, la stalla, la cisterna.

Si continua attraversando i numerosi vicinati, “condomini orizzontali”, piazzette su cui si affacciano le varie strutture degli antichi rioni di Matera e dove gli abitanti condividevano la vita di tutti i giorni, eventi tristi e lieti come ricorrenze e feste. Ancora oggi il 1° agosto si celebra la festa della “crapiata”, tipico piatto di legumi e grano con aggiunta di patate, a ricordo della convivialità del vicinato e dei riti di buon auspicio per il nuovo raccolto.

Impossibile non accorgersi, nel Sasso Caveoso, della presenza di un imponente sperone roccioso, il Monterrone, al cui interno sono state scavate due chiese rupestri, Madonna de Idris e San Giovanni in Monterrone. In quest’ultima si possono ammirare pregevoli affreschi rappresentativi delle pitture rupestri medievali. Particolare è l’affresco del Cristo Pantocratore (XI-XII sec.), con una duplice iscrizione in lingua latina e lingua greca.

Esempio notevole di architettura religiosa rupestre è la chiesa di Santa Lucia alle Malve: divisa in tre navate da pilastri “scavati”, con absidi, nicchie, colonne, offre la possibilità, anche a un occhio poco attento, di ammirare l’architettura in negativo, cosiddetta perché ottenuta togliendo roccia dal pieno e non aggiungendola.

E, nei Sassi, grazie al loro intricato sviluppo urbano, è anche possibile camminare sui tetti, come su quello della chiesa di Santa Lucia, dove si sviluppa una grande necropoli medioevale, con circa 100 tombe scavate nella roccia, collocando, così, “li morti sopra li vivi”, come scriveva il cronista Eustachio Verricelli nella “Cronica de la città di Matera” (1595).

Spingendosi oltre il rione Malve, così chiamato per la presenza di numerosi fiori di malva, la visita del Sasso Caveoso prosegue nel rione Casalnuovo, dove sono presenti numerose cantine e frantoi rupestri che hanno rappresentato per i materani importanti siti per la produzione di vino e di olio.

Percorrendo l’unica strada carrabile dei rioni Sassi, via Madonna delle Virtù, si arriva, costeggiando la Gravina, nel Sasso Barisano: qui le parti scavate sono meno evidenti rispetto al Sasso Caveoso, perché nascoste alla vista da quelle costruite. Vi sono, però, ampie zone scavate anche in questo rione.

Un esempio imponente di “scavo” nel Sasso Barisano è Casa Cava, oggi un auditorium e centro culturale polifunzionale, un tempo cava per estrazione di tufo nel cuore della città. Il sito è uno straordinario esempio di riutilizzo moderno di un ambiente dei Sassi non destinato ad attività commerciali o ricettive, ma utilizzato per concerti, spettacoli, conferenze, incontri, convegni. Un luogo davvero unico e suggestivo.

Accanto a Casa Cava, l’itinerario prosegue con la chiesa di San Pietro Barisano, la più grande tra le chiese rupestri presenti nei Sassi: all’interno si possono visitare le particolari catacombe ipogee, cosiddette “a scolare”, perché i defunti erano disposti su sedili scolpiti nella roccia, a perdere gli umori corporali.

Percorrendo il Barisano, si può andare alla scoperta dei numerosi interventi di recupero effettuati in base alla legge 771 del 1986, denominata “legge di Conservazione e Recupero dei Sassi di Matera”.

Grazie agli attenti e numerosi recuperi, le varie strutture sono state destinate a diverse funzioni: a volte sono tornate ad essere abitazioni residenziali, più spesso ospitano camere di strutture ricettive molto suggestive e curate, caffè e ristoranti, dove ci si può fermare e assaporare la gustosa cucina locale materana accompagnata dall’ormai famoso pane locale di grano duro.

Non mancano gallerie d’arte, laboratori di artigiani locali che ripropongono il tipico Cucù (fischietto a forma di gallo, usato come portafortuna) o lavorano la pietra locale creando svariati manufatti, studi di design e imprese creative, e anche residenze di uffici.

E per concludere l’intensa giornata trascorsa nei Sassi, fra scalinate, loggiati, vicinati, ballatoi, piazze e cortili, è possibile rilassarsi in ambienti termali ricavati in grotta.


Matera e la Madonna della Bruna

La “Regina” dei materani

La Madonna della Bruna di Matera, Maria Santissima della Bruna, è la protettrice della città. È per lei che ogni anno si attende l’arrivo del 2 luglio, il giorno in cui la Vergine viene celebrata e festeggiata, la giornata più lunga dell’anno in cui la città dei Sassi si veste di festa e religiosità, trasformandosi in un crescendo di emozioni legate alla storia, allo spirito religioso e alla tradizione, con luci pagane che si uniscono a bagliori sacri, un’occasione speciale, quella in cui viene celebrata la Madonna della Bruna di Matera, in cui il senso di devozione che i materani portano nel cuore per la loro protettrice raggiunge l’apice. La statua sacra della Madonna della Bruna di Matera, custodita nella prima cappella a sinistra della chiesa di San Francesco d’Assisi la ritrae candida, con uno sguardo pieno di misericordia e una veste chiara, semplice ed elegante. Una regina che tiene con il braccio sinistro il Bambino Gesù. Ecco la Madonna della Bruna di Matera.

Significati e origini del rito

In realtà, tuttavia, le origini della festa sono richiamate da un’altra opera, un affresco di scuola bizantina risalente alla seconda metà del XIII secolo, custodito nella cattedrale sull’altare a lei dedicato; un dipinto che è del tipo “Odigitria” (cioè colei che indica la via) in quanto è raffigurata mentre con la mano destra indica il Bambino Gesù tenuto sul braccio sinistro. Il significato etimologico del termine “bruna” fuga qualsiasi dubbio su eventuali riferimenti cromatici della sacra figura e apre lo sguardo, invece, su un duplice significato: da un lato l’espressione deriverebbe dal longobardo brùnja, “corazza”, da cui discende il titolo “Madonna della difesa” con il ruolo di protettrice che ella esercita sul popolo, difendendolo da ogni forma di male; dall’altro, il temine deriverebbe da Hebron, città della Galilea dove Maria si recò per assistere la cugina Elisabetta, incinta del futuro Giovanni Battista. Un alone di mistero avvolge anche l’inizio di questo legame indissolubile tra la Bruna e la città dei Sassi, un legame profondo, viscerale e antico fatto di fede e devozione che trova il suo principio più di 600 anni fa, esattamente nel 1389, anno in cui Papa Urbano VI (già arcivescovo di Matera) decretò che la festa della “Visitazione di Maria ad Elisabetta” fosse celebrata il 2 luglio.

Tra storia e leggenda

Come la leggenda narra, il tutto avrebbe avuto inizio in una torrida sera di luglio, quando un contadino rincasando sul suo carretto fu fermato da una giovane donna che gli chiese un passaggio. L’uomo accettò titubante. Durante il tragitto un senso di gioia lo pervase ma, giunti alle porte della città, chiese alla donna di scendere vicino la chiesa di Piccianello poiché a quell’epoca era impensabile che due sconosciuti di sesso diverso potessero restare insieme da soli. La giovane accettò ma, prima di andar via, lo salutò pronunciando queste parole “Così, su un carro molto ben addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città” e gli lasciò un messaggio con cui venivano invitati il vescovo, il clero e i nobili di Matera a recarsi in quel punto. Quando costoro accorsero trovarono una statua ad attenderli, Maria Santissima della Bruna. Il carro del contadino improvvisamente si trasformò in un tripudio di decorazioni e luci al centro del quale trionfava la sacra effigie. Il carro fu trainato fino in centro, davanti alla Cattedrale. Qui, furono fatti tre giri, come a voler consegnare alla Bruna le sorti della città.
Altre due leggende ruotano attorno alle origini del rito. La prima spiega lo “strazzo” (l’assalto) del carro con l’intento dei materani di nascondere ai saraceni le immagini sacre. Distruggevano il carro per evitarne il saccheggio. La seconda, invece, riporta la distruzione del carro al tentativo del popolo materano di convincere il proprio signore, il Conte Tramontano, a mantenere la promessa di costruire un carro nuovo ogni anno.


Il 2 luglio: la devozione dei materani nel giorno più lungo dell’anno

È il giorno più atteso dell’anno. Un ricco cartellone di eventi e rituali scandisce lo scorrere del tempo. Ad aprire le celebrazioni sotto le timide luci dell’alba del 2 luglio, la solenne Processione dei Pastori che prende il via dalla Chiesa di San Francesco d’Assisi.
A mezzogiorno l’immagine della Madonna viene prelevata dalla Chiesa di San Giuseppe, luogo deputato alla preparazione della statua detta in gergo popolare “Cher’ ca non s’ assramm” (Quella che non ha paura) che si distingue dalla statua originale che è custodita nella cattedrale (attualmente per lavori di restauro, nella chiesa di San Francesco d’Assisi).
Scortata dai Cavalieri della Bruna, seguiti dalle autorità ecclesiastiche a bordo di sfarzose carrozze d’epoca, è condotta a Piccianello, il luogo dove secondo la leggenda è avvenuta la sua prima apparizione, nella Chiesa dell’Annunziata.
Successivamente, alle cinque del pomeriggio, dopo la celebrazione della messa, la statua della Madonna viene collocata sul carro trionfale e, scortata dai cavalieri in costume, percorre le vie del centro e ritorna alla cattedrale.
Lì la processione serale si conclude con il rito dei “tre giri” con il quale il carro, con ancora su di esso l’effigie, gira per tre volte intorno alla piazza a simboleggiare la presa di possesso della città da parte della Vergine; in tal modo si invoca la sua protezione ancora per tutto l’anno successivo.


“A moggh, a moggh, all’onn c’ ven”: lo “strazzo” del Carro Trionfale.

La distruzione del Carro Trionfale: lo “strazzo”. Realizzato in cartapesta, presenta ogni anno tematiche religiose diverse dettate dalla Curia locale.
Il cartapestaio di turno viene scelto tramite un concorso indetto dal Comitato della Festa della Bruna e i lavori hanno inizio già nel mese di gennaio. Fiumi di folla, attendono trepidanti l’adrenalinico momento della distruzione dell’opera al quale fa seguito un suggestivo spettacolo pirotecnico. La conquista di una parte del carro, piccola o grande che sia, è per il materano auspicio di buona sorte per l’anno che verrà, come sottolineato dal detto popolare pronunciato alla fine dei festeggiamenti “A moggh, a moggh, all’onn c’ ven” (l’anno prossimo sarà migliore) che equivale all’ad maiora latino, in attesa dell’appuntamento del 2 luglio seguente, evento tanto atteso e protagonista nel cuore dei materani.

*immagini tratte da “Carro Trionfale 2017” realizzate dall’artista-artigiano Andrea Sansone.

MIB - Museo Immersivo della Bruna

Il museo nasce nel contesto di una città già sito Unesco dal 1993 e Capitale Europea della cultura per il 2019 che ha avviato un percorso di valorizzazione delle proprie radici di antico popolo di contadini e pastori. Il rito dello strazzo è la cifra di un popolo che nei secoli ha coltivato la bellezza, addestrando le mani callose e stanche di lavoro su una terra dura e arida della murgia a maneggiare carta, colla e foglia d’oro per costruire manufatti di cartapesta che, attraversando la città, ricordassero a tutti che non ci si affeziona alle cose: essi sono solo strumenti che servono a veicolare valori universali.

 

Recinto III Fiorentini, 8
Matera, MT 75100
+39 0835405759
+39 338 7520332
+39 328 2861433
www.mibmatera.it
info@mibmatera.it


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Chiesa rupestre Santa Lucia alle Malve

Matera

Le comunità monastiche a Matera sono state parte integrante nella vita e nello sviluppo storico-urbanistico della città nel corso di un millennio. Sul fronte esterno dell’ex complesso monastico (VIII sec.) – che si sviluppa lungo la parete rocciosa – in alto, in rilievo, è scolpita la simbologia del martirio di Santa Lucia, il calice con i due occhi.

A destra del complesso, blocchi squadrati di tufo delineano l’entrata della chiesa, tutti terminano con un arco acuto che sul fondo, all’interno di una lunetta, contengono il simbolo liturgico di Santa Lucia. Delle tre esistenti, l’unica navata ancora accessibile, ingresso attuale della chiesa, è quella di destra, sempre rimasta aperta al culto.

Racchiusi nel complesso testimonianza delle comunità monastiche a Matera, di particolare bellezza e importanza storico-artistica sono gli antichissimi affreschi che in parte decorano le pareti del complesso, tra tutti: La Madonna del Latte (1270) e, nella nicchia accanto, San Michele Arcangelo (1250), oltre a quello che per molti studiosi sarebbe San Gregorio (XIII sec.), per altri San Donato, e ancora San Benedetto – a testimonianza dell’origine benedettina del complesso – e Santa Scolastica, entrambi fondatori dei grandi ordini monastici del periodo

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Complesso rupestre di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci

Matera

Il complesso rupestre di Matera comprende un monastero e case grotta, ambienti tutti comunicanti tra loro, e due chiese: Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci. Un insieme monumentale che offre una ricca e dettagliata testimonianza storica e culturale della vita delle comunità religiose e civili che lo abitarono.

Madonna delle Virtù
Nel complesso rupestre di Matera, è interamente scavata nella calcarenite, ma con tutte le caratteristiche architettoniche tipiche di una basilica a tre navate in stile romanico. La verticalità delle volte, i pilastri polilobati e la riproposizione del matroneo sulla volta a schiena d’asino della navate centrale, manifestano la netta volontà di realizzare uno dei modelli più articolati di chiese rupestri della città di Matera. Splendidi affreschi decorano l’abside centrale e la controfacciata della navata destra, in entrambi i casi si tratta di una Crocifissione con la Vergine e San Giovanni Evangelista risalenti rispettivamente al XVI e XIV sec.

San Nicola dei Greci
All’interno del complesso rupestre di Matera, la cripta è sovrapposta alla chiesa di Madonna delle Virtù. La decorano pregevoli affreschi, i quali confermano i caratteri bizantineggianti della cripta, nel catino absidale di sinistra (XIII sec) tra tutti spicca il “trittico” affrescato dei Santi Nicola, Barbara e Pantaleone, pregevole è anche la Crocifissione con la Vergine e san Giovanni Evangelista (XIV sec). Lungo il pavimento della navata destra e sul pianoro che la sovrasta si possono ammirare poi le tombe di tipico barbarico, da non perdere anche i reperti archeologici che interessano l’area occupata dalla chiesa.

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