Il Presepe Monumentale Itinerante della Basilicata, realizzato dal maestro grassanese Franco Artese, in collaborazione con l’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata, raffigura la Natività nel paesaggio suggestivo e sacrale dei Sassi di Matera, uno dei luoghi più antichi al mondo.

Il presepe lucano itinerante vede sua prima installazione nel 2009 ad Assisi, lo stesso anno in cui la donazione dell’olio a San Francesco venne affidata alla Basilicata, a questa si sono succedute poi negli anni tappe di altissimo valore spirituale ed istituzionale, come nel 2012 in Piazza San Pietro in Roma, nel dicembre del 2015, viene allestito nella prestigiosa St. Patrick’s Cathedral di New York, nel 2017 nella chiesa di Santo Spirito di Firenze, nel dicembre 2018 fino a gennaio del 2019 al Quirinale, fino ad arrivare allo scorso dicembre 2022 in esposizione nel Duomo di Torino.

La Vergine richiama la scultura bronzea della Madonna del Pollino realizzata dall’artista olandese Daphné du Barry nell’atto di donare il proprio Figlio all’umanità, mentre la figura di San Giuseppe riprende quella del presepe cinquecentesco di Altobello Persio da Montescaglioso, esposto a Tursi.

Il presepe è perciò un’opera capace di raccontare, insieme al mistero della Nascita, la storia e la cultura di una Terra ricca di naturale spiritualità, in un paesaggio caratterizzato da case scavate nel tufo e incastrate tra loro, abbazie, santuari, cattedrali, borghi, vicoli e scale, grotte e palazzotti signorili, archi e ballatoi, orti e terrazze, da cui sbucano, improvvisi, i caratteristici comignoli o i campanili delle chiese ipogee impreziosite da affreschi simboleggianti un’arte che lega l’uomo a Dio.

Sulla scena del presepe un brulicare di vita, un racconto diffuso di quella cultura del vicinato, fatta di solidarietà e condivisione tra famiglie, con oltre 120 personaggi, che rappresentano diversi momenti della vita quotidiana, in un ambiente semplice e laborioso, che attinge a immagini tratte da riti e tradizioni della civiltà rurale lucana, ancora vive e sentite anche dai giovani, tra cui la rappresentazione del Maggio di Accettura, attraverso un gruppo di buoi che, aiutato dagli uomini, traina il tronco di un grande albero e una processione simbolo della forte devozione popolare per la Vergine Maria con fedeli che portano sulle loro teste i “cinti”, composizioni di ceri costruite come fossero architetture, ex voto in cui si compendiano speranze ed attese ma anche attestati di gratitudine per grazie ricevute.