Itinerario “Nei dintorni di Matera: dal Parco della Murgia alla Cripta del Peccato Originale”
Il Parco delle Chiese rupestri di Matera nel 1993 è stato inserito dall’Unesco nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità, oltre ai Sassi di Matera. Quello che appare come il prospiciente altopiano murgico, è dunque l’area del Parco Archeologico, storico, naturale delle Chiese rupestri del Materano.
Non si può prescindere da una visita a questo luogo per poter comprendere a fondo le peculiarità della storia e dell’ambiente naturale dell’area materana.
Esteso su circa 8.000 ettari, istituito con legge regionale del 1990, il Il Parco delle Chiese rupestri di Matera, denominato comunemente anche Parco della Murgia, racchiude al suo interno molteplici ed eccezionali elementi di interesse, dal punto di vista archeologico, culturale, storico-artistico e naturalistico.
Percorrendo la strada che porta da Matera all’area di Murgia Timone, un asse viario costruito seguendo lo sviluppo dell’antica via Appia, si possono notare, sulla destra, numerose cave di tufo, che caratterizzano gli immediati dintorni della città.
Tra queste, si distingue certamente “Cava Paradiso”, molto particolare perché diventata un contenitore di arte contemporanea: ospita un parco di scultura, denominato Parco scultura La Palomba, nato per iniziativa dello scultore contemporaneo Antonio Paradiso. Sono “esposte” opere maestose in pietra calcarea e acciaio corten, tra cui, da non perdere, è “L’ultima Cena Globalizzata”, realizzata con alcune travi delle Torri Gemelle, resti del tragico evento dell’11 settembre 2001.
L’itinerario nell’area del Il Parco delle Chiese rupestri di Matera parte da Jazzo Gattini, un ovile in muratura, risalente al XVIII secolo, costruito in blocchi di tufo, testimonianza di quella attività pastorale che è da sempre stata una delle componenti produttive più importanti dell’economia della Murgia. Jazzo Gattini presenta al suo interno anche il “casone”, cioè il luogo dove avveniva la caseificazione del formaggio e dei latticini. Oggi è sede del CEA, Centro di Educazione Ambientale.
Uscendo dalla Jazzo, si procede verso sinistra seguendo un sentiero che porta al Villaggio Neolitico di Murgia Timone, senza dubbio uno dei siti archeologici di maggior fascino e impatto del Parco della Murgia. Collocato su una dolce altura, a poco più di 400 metri sul livello del mare, questo sito è un esempio di insediamento neolitico provvisto di trincea che, scavata nella roccia, profonda e larga circa 2 metri, è segno e testimonianza di una lunga e complessa operazione di scavo. All’interno della trincea si possono notare le buche dei pali delle capanne. Non è possibile dire quante capanne ci fossero o quante persone abitassero il villaggio, ma certamente doveva trattarsi di un insediamento importante. Lungo la trincea è stata rinvenuta una monumentale tomba a doppio cerchio, realizzata in epoca successiva, con una piccola cavità artificiale circondata da un doppio circolo di pietre.
Ritornando per il sentiero, si raggiunge Masseria Radogna, tipica costruzione a torre di fine Ottocento, composta da due piani e dotata di diverse strutture accessorie che testimoniano le attività agricole e pastorali: cisterne per la conservazione dell’acqua con una rete di canali, jazzi ritagliati tra muri a secco e aie per la lavorazione dei cereali. Il percorso sul parco si sviluppa tra sentieri ricchi di vegetazione: vi sono 900 specie di piante, tra piante tipiche della macchia mediterranea (lentisco, terebinto, ginepro), erbe aromatiche (timo, da cui il toponimo Murgia Timone, rosmarino, origano), piante non gradite agli erbivori quali l’asfodelo e la ferula, piante autoctone come l’Ophrys Matheolana (orchidea selvatica). Da aprile a ottobre, alzando lo sguardo, si vede volteggiare il falco grillaio, la più piccola specie di falco, oggi simbolo del Parco della Murgia. Dal mese di dicembre fino a giugno, non è improbabile imbattersi in vacche podoliche che circolano libere, poiché allevate allo stato semibrado.
Nell’area del Parco della Murgia insistono numerose chiese rupestri, alcune non facilmente raggiungibili.Tra quelle che si possono raggiungere senza difficoltà vi è il complesso rupestre di San Falcione, sito molto interessante perché composto da tre ambienti diversi, tra cui la chiesa che, per il suo sviluppo architettonico ad aula rettangolare, è da considerarsi tra le più antiche della Murgia (XI sec.).
Questo sito rupestre, come molti altri della zona, venne successivamente adibito a ovile come è evidente dal muro perimetrale e dalla presenza di ambienti destinati al ricovero delle pecore (con le aperture attraverso cui si realizzava la conta degli animali) e alla lavorazione del formaggio. L’itinerario procede fino a raggiungere il Belvedere di Murgia Timone che permette di ammirare i Sassi nella loro unicità.
Nei pressi del luogo che Pasolini prima e Mel Gibson poi utilizzarono come “Golgota” nei loro capolavori, è situata un’altra chiesa rupestre, Madonna delle tre porte.
La chiesa presenta oggi solo due delle tre navate absidate interamente scavate nella roccia, essendo stata quella più esterna distrutta da ripetuti crolli. Particolare, sulle pareti della chiesa, è la presenza di numerose croci graffite a testimonianza del passaggio di numerosi pellegrini in questo territorio.
Da non perdere, nei dintorni di Matera, la visita a un sito davvero eccezionale, la Cripta del Peccato originale, una chiesa rupestre, ubicata lungo il costone della gravina e definita, per il suo straordinario corredo di affreschi del IX sec. raffigurante la Genesi, la Cappella Sistina della pittura parietale rupestre: portare negli occhi i colori dipinti sulle pareti di questa chiesa è indubbiamente il modo migliore per concludere questo itinerario nei dintorni della città dei Sassi.