Nella Valle dell’Agri, sulle tracce degli Antichi Romani

LA BASILICATA, UN INTRECCIO DI POPOLI E CULTURE

Crocevia di diversi popoli, la Basilicata, un tempo Lucania, fu abitata sin dal III sec a.C. dai Romani. Il popolo lucano, insediatosi inizialmente in queste terre occupando caverne naturali, si trovò tra il VII e il VI sec. a.C. a fronteggiare i Greci, le cui colonie erette sulla costa jonica divennero ben presto fiorenti città. I lucani ne uscirono vincenti ma la loro forza non riuscì a tener testa alla grandezza dell’Impero Romano che man mano si espandeva verso sud. Ben due secoli di dominazione romana caratterizzano la storia della terra lucana, seguiti, dal V sec a.C. in poi, da invasioni di numerosi popoli, quali i Goti, i Longobardi, i Bizantini e, ancora, Svevi e Aragonesi, fino ad arrivare ai Borboni. Ognuna di queste popolazioni ha inciso nell’anima lucana un simbolo della propria cultura, un segno del proprio passaggio, in alcune zone più che in altre, che si tratti di usanze, costumi o resti architettonici. Il fascino della scoperta della Basilicata risiede proprio in ciò: inaspettatamente i borghi che ne fanno parte ci svelano le proprie origini, antiche, sofferte, epiche o semplicemente frammentarie. Spesso la leggenda si mescola con la storia aggiungendo sale ad un piatto già ricco di sapori.

A GRUMENTUM, SOTTO L’EGIDA DEI ROMANI

Nella Valle dell’Agri, l’impronta romana è rinvenibile tra gli affascinanti resti del parco archeologico, quello di Grumentum, che oggi appare come una sorta di portale temporale in grado di riportarci indietro, in un passato remoto, in cui la piccola colonia preromana e romana nasceva strategicamente su un’altura, circondata da scarpate scavate da vari corsi d’acqua, tra cui l’Agri e lo Sciaura. La struttura, in cui è possibile aggirarsi, lascia intravedere il modello urbanistico di quel periodo; si distinguono perfettamente gli spazi privati da quelli pubblici, la rete fognaria e le condotte dell’acqua. Esternamente alla città si trovano le terme, l’affascinante anfiteatro e diversi edifici pubblici. L’antica colonia romana è oggi sede di un’affascinante area archeologica e del Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELL’ALTA VAL D’AGRI

In località Spineta nei pressi del Lago di Pietra del Pertusillo, invaso costruito nel 1962 e divenuto un’incantevole oasi, la storia la fa da padrone e ci si perde nei suoi meandri seguendo il percorso tracciato tra le pareti del Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val D’agri, attraverso il quale si ripercorre il fenomeno del popolamento dell’area, dalla Preistoria fino all’era romana, rappresentata dalla città di Grumentum, i cui resti sono tutt’oggi visibili. Si susseguono le sezioni dedicate alla preistoria e alla protostoria dell’area, con resti fossili di oltre 120.000 anni appartenenti a equidi e all’ Elephas antiquus, imponente proboscidato caratterizzato da zanne dritte della lunghezza di 3 metri, cugino del noto mammut, che migrò verso sud dall’Europa centrale all’epoca di un importante raffreddamento climatico avvenuto nel Pleistocene. Presenti anche sezioni riferite al periodo classico e a quello ellenistico dove si lasciano osservare interi corredi funerari che con i loro particolari narrano gli usi di epoche diverse e le differenze tra strati sociali. Risaltano nelle teche ceramiche pregiate su cui sono ritratte figure rosse, e ancora armature, oggetti di cosmesi, suppellettili varie. Il tutto riconducibile alla forte presenza di una élite aristocratica. Numerosi anche i reperti sacri risalenti al periodo ellenistico e provenienti dal santuario del IV-III sec, un tempo posto ai confini della città e dedicato a una divinità femminile propiziatrice di fecondità. Ma l’area più interessante rimane sicuramente quella dedicata all’età romana e riguardante Grumentum, la colonia romana costruita nel III sec a.C. Abbondano in questa sezione statue marmoree che un tempo decoravano il foro e lo spazio riservato alle terme, nonché una ricca collezione di monete risalenti all’età repubblicana e imperiale.

LA BATTAGLIA DI GRUMENTUM
Un salto nel passato ci riporta a un momento storico cruciale: i Romani si preparavano a portare al termine vittoriosi la guerra contro i Sanniti, e Grumentum rappresentava uno degli avamposti fortificati più strategici militarmente, nodo tra due importanti vie pubbliche, la via Herculea che arrivava fino a Heraclea, sul versante jonico, e la via Popilia che, invece, portava alla costa tirrenica. Intere pagine degli Annales di Tito Livio narrano della Seconda Guerra Punica, quella in cui si svolsero ben due battaglie tra romani e sanniti, rispettivamente nel 215 e 207 a.C. Fu proprio in quest’ultima che Annibale si accampò nei pressi della città di Grumentum, esattamente a 500 passi dalla odierna Grumento Nova (come si narra) andando incontro alla sconfitta inflittagli dai Romani guidati da Gaio Claudio Nerone. Purtroppo, le sorti della cittadina romana erano segnate. Scampata all’ira di Annibale, andò distrutta dagli Italici, perché schieratasi coi Romani nella guerra sociale del I sec. a.C.. In età cesarea e augustea, tuttavia, fu oggetto di un ricco processo di ricostruzione e ammodernamento e venne promossa colonia. Fiorente, nell’epoca diocleziana, vantava terme e strade rinnovate, fino a raggiungere l’apice del suo splendore nel 370 a.C. con la nomina di sede episcopale. Furono i Saraceni a saccheggiarla e distruggerla con due attacchi, nell’872 e nel 975.

SAN LAVERIO MARTIRE E L’INIZIO DEL CRISTIANESIMO A GRUMENTUM
L’episodio che fu all’origine della nomina di Grumentum come sede episcopale vede protagonista il martire Laverio, al centro di un groviglio tra le fila della storia, della leggenda e dell’agiografia. Si trattava di un giovane militare romano, nato da genitori pagani ma intento a professare la religione cristiana, diffondendo il verbo del Vangelo tra la gente di Teggiano prima, e di Acerenza poi. Fu proprio qui che incontrò il prefetto pagano Agrippa il quale, contrario all’operato del militare, lo arrestò obbligandolo a convertirsi al paganesimo e, davanti al suo diniego, lo torturò per una notte intera e poi minacciò di farlo sbranare dalle belve nell’anfiteatro. Condotto qui, queste ultime si avvicinarono a lui e si inginocchiarono al suo cospetto anziché azzannarlo. L’immagine di Laverio come amico del Signore non faceva che rafforzarsi. Fu così incarcerato ma ancora un miracolo lo vide libero. Un angelo questa volta lo fece uscire dalla cella indicandogli la via verso Grumentum. Si recò in questa cittadina dove continuò a predicare la parola di Gesù. Agrippa ben presto scoprì il suo nascondiglio e, dopo averlo fatto flagellare più volte, ordinò che venisse decapitato. Così, condotto nel punto in cui il fiume Agri e il torrente Sciaura si incontrano, Laverio venne decapitato. Era il 312 d.C. quando una spada spinse la sua anima fuori dal corpo. Si narra che molti la videro volare in cielo, per ricevere la corona della gloria e la palma del martirio. Un’immagine che terrorizzò i soldati di Agrippa presenti sul posto. Il suo corpo fu solennemente seppellito, probabilmente nella necropoli romana. Lì oggi sorge la cappella ottocentesca a lui dedicata che tramite scavi archeologici ha rivelato le vestigia di una chiesa paleocristiana risalente al V-VI sec, successivamente sostituita da una di dimensioni ridotte, fino ad arrivare a quella ottocentesca. Due sarcofagi furono rinvenuti, uno dei quali, oggi custodito nel Museo Nazionale dell’Alta Val d’Agri, si pensa contenesse le spoglie del Santo.

Tracce romane sono presenti anche a Marsicovetere.

I resti di una silenziosa Villa Romana monumentalizzata in età imperiale sono stati rinvenuti nel 2006. La proprietà di questo rustico viene ricondotta alla famiglia dei Brutti Praesentes da cui ebbe i natali la moglie di Commodo nel 178, l’imperatrice Bruttia Crispina. La villa si trova ai piedi del Monte Volturino, posizione vantaggiosa in epoca romana perché vicina alla via Herculia e, dunque, ben collegata a Potentia, Venusia e Grumentum, località strategiche per le attività commerciali.