Il borgo di Albano di Lucania si svela a poco a poco tra la Rocca del Cappello e la Sedia del Diavolo, enormi monoliti che ne sovrastano i suggestivi panorami, incastonato com’è sul Monte San Leonardo, uno dei picchi delle splendide Dolomiti Lucane.

Nel suo centro storico si percepisce ancora l’atmosfera di un tempo impressa nella cultura, nelle tradizioni e negli usi della civiltà contadina, mentre tra i vicoli e lungo le sue stradine si avvicendano i bei palazzi storici adornati da portali in pietra scolpita e le pregevoli opere d’arte che, nella parte alta del borgo, sono custodite nella chiesa madre dell’Assunta.

In questo contesto unico, d’estate, vanno di scena “Le notti della magia” in cui prendono vita riti di “masciare”, chiromanti e cartomanti, insieme a dispetti degli allegri “m’nacidd”. Incantesimi e sortilegi conferiscono al paese un’atmosfera davvero surreale, cui si alternano concerti, degustazione di prodotti tipici, reading letterari e mostre fotografiche.

Per quanto la mancanza di documentazioni scritte non consenta di ricostruire con certezza le origini del paese, si può affermare che Albano di Lucania è stato governato da numerose e nobili famiglie.

Tra queste si possono annoverare la famiglia della contessa Filippa D’Alba e, dal 1301 in poi, quella dei Pipino. Tra XV e XVI secolo, inoltre, Albano di Lucania ha fatto parte del feudo dei Sanseverino, per essere governata, fino al 1800, dai duchi Ruggiero.

Il paese è un groviglio di vicoli e stradine sui quali affacciano antichi palazzi adornati da bei portali in pietra scolpita, mentre pregevoli opere d’arte sono custodite nella chiesa madre dell’Assunta, di impianto medioevale e posta sul punto più alto del paese.

Il piccolo borgo, da cui si può ammirare uno splendido panorama sulle Piccole Dolomiti Lucane, ospita inoltre un innovativo spazio espositivo: Il Museo interattivo del gioco di strada e del giocattolo povero, che ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio ludico tradizionale, attraverso il recupero e la conservazione dei giocattoli.

La raccolta comprende oltre 250 opere tra dipinti, sculture, grafiche, e una collezione etnografica di circa un centinaio di giocattoli della tradizione popolare provenienti dalla Basilicata e dalla Puglia. Non mancano però anche giocattoli provenienti dal nord Italia.

Semplice ma saporita la cucina di Albano di Lucania è l’ideale per chi ama il buon cibo della tradizione.

Tra le portate che restano impresse in chi le assapora per la prima volta senz’altro di possono menzionare gli ottimi salumi e formaggi prodotti artigianalmente da caseari del posto, ma non sono da meno le ottime carni cucinate in modi diversi e secondo ricette squisite, magari accompagnate da ottime verdure dal sapore vero.

Molto diffuso nella cucina di Albano è l’utilizzo di funghi, tartufi, e rafano, quest’ultimo impiegato soprattutto nella saporita “rafanata”, una sorta di frittata impreziosita dalla rinomata radice.

Albano è circondato da un paesaggio scenografico a partire dalla sua stessa posizione, incastonato sul Monte San Leonardo, uno dei picchi delle Dolomiti Lucane.

Da lì il paese domina una profonda vallata scavata dal fiume Basento, resa particolarmente affascinante per la formazione di suggestivi calanchi.

In questo splendido paesaggio si distinguono alcuni monoliti, sculture naturali dai nomi singolari e dalle forme altrettanto curiose, come la Rocca del Cappello, tra le Dolomiti Lucane e il Basento, alta dieci metri e sovrastata da un enorme masso come fosse un cappello, la Sedia del Diavolo invece ha fattezze quasi demoniache ed è molto simile ad una panchina scavata nella roccia, la Rocca Molaria, in fine, presenta incisioni molto simili a fiori.

Albano è inoltre noto come il paese dei “cento palmenti”, enormi blocchi di pietra che affiorano dal terreno scavati nella roccia e a forma di una vasca, sicuramente utilizzati per pigiarvi l’uva e le olive o, secondo alcune fonti, un tempo impiegati come altari pagani.

All’interno del Parco Naturale del bosco di Albano di Lucania(Pz) in località Cupoliccio, raggiungibile da uno dei tratti più belli e panoramici della Via Appia, il Parco Avventura Naturavventura offre una delle più emozionanti attività per il tempo libero. E’ un moderno complesso di 6 percorsi avventura adatti ad ogni età da affrontare con qualche piacevole brivido, con equipaggiamenti idonei e la presenza di istruttori esperti che seguono i partecipanti lungo il percorso, il tutto nella massima sicurezza.

Nelle chiese di Albano di Lucania si possono ammirare interessanti opere d’arte che rendono questi tempi scrigni di storia e cultura.

Nel punto più alto del paese svetta la chiesa di Santa Maria Assunta, un tempo dedicata alla Madonna delle Neve. Costruita nel XIII secolo, è a tre navate, con dodici altari in aggiunta a quello maggiore in pietra marmorea. Molto bello il campanile in pietra viva con sei campane.

All’interno si distinguono oggetti liturgici di elevato valore, un organo ligneo del 1756 finemente intagliato e dorato, una croce processionale del XVII secolo e splendidi dipinti. Molto interessanti sono quello raffigurante l’Ultima cena, opera della cerchia di Teodoro d’Errico, l’altro con la Madonna del Rosario e misteri, di scuola napoletana del ‘700, e ancora la tela della Madonna della neve, della scuola di Raffaello Sanzio.

Nei pressi della villa comunale si può visitare, inoltre, la seicentesca chiesetta dell’Annunziata in cui è conservato un bellissimo quadro dell’Annunciazione, di Pietro Antonio Ferri da Tricarico. A quattro chilometri da Albano si trova il Santuario della Madonna delle Grazie, realizzato in pietra viva. In alcuni periodi dell’anno il tempio accoglie la statua e un ritratto della Madonna delle Grazie.

Il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu” ha ospitato, nell’ottobre del 2015, una mostra che ha visto  esposti per la prima volta i risultati degli scavi condotti nel territorio di Albano di Lucania.

Eseguiti con alcuni anni di distanza l’uno dall’altro, i due interventi hanno portato alla luce alcuni settori della necropoli lucana. I corredi, databili tra la seconda metà del V e l’inizio del III sec. a.C., presentano caratteri distintivi nella selezione delle forme e delle iconografie vascolari oltre che nel rituale funerario, documentati in filigrana anche in altri centri del territorio riferibili all’ethnos dei Lucani.