A vederla, Atella sembra quasi appostata sull’altura da cui domina e scruta la valle di Vitalba, nel cuore del Vulture Alto Bradano.
Una volta qui il visitatore arricchisce la propria conoscenza per gli importanti rinvenimenti archeologici e il bel centro abitato, sede di meravigliose architetture come la porta di San Michele, l’unica in piedi, e la cattedrale Santa Maria ad Nives, dal portale con decorazioni di stampo islamico.
Ma Atella si distingue anche per il suo verde territorio circondato da colline così disposte da formare quasi un anfiteatro naturale tra castagneti, vigneti e uliveti. Nel suo comune, e in quello della vicina Rionero in Vulture, ricadono due specchi d’acqua dal fascino inequivocabile: i Laghi di Monticchio, i quali occupano il cratere del Vulture, vulcano ormai spento.
Quel che è certo circa la fondazione di Atella è che il suo nuovo nucleo urbano viene fondato tra 1320 e il 1330 da Roberto D’Angiò.
La città viene così dotata di mura e di un castello, cui si accedeva attraverso due porte delle quali resta solo quella di San Michele.
Va detto, però, che secondo alcune tesi storiche Atella è stata fondata nel III secolo a.C. da profughi dell’omonima città campana, secondo altre sarebbe sorta sulle rovine della città di Celenna, entrambe ipotesti, che in parte troverebbero conferma in alcuni ritrovamenti archeologici – una necropoli del IV secolo a.C. e un sarcofago d’epoca imperiale romana oggi conservato nel Museo Nazionale di Napoli, in realtà prive di fondamento.
Dopo l’epoca di prosperità della fondazione angioina, Atella vive un momento di progressivo declino, tra saccheggi e continui passaggi da un feudatario all’altro e frequenti sismi.
Durante l’Unità d’Italia Atella partecipa attivamente anche al brigantaggio post-unitario, con il coinvolgimento di molti suoi cittadini, tra tutti Giuseppe Caruso, luogotenente di Carmine Crocco.
Nel borgo di Atella si respira ancora l’atmosfera degli antichi splendori della fondazione angioina che dotò la città della cinta muraria e di un castello con torri cilindriche.
Passeggiando lungo il centro storico della città del Vulture Alto Bradano, tra vicoli e strade, si può notare come quel passato continui a riecheggiare nelle architetture rimaste in piedi, come la Torre Angioina, ciò che resta del castello, cui si accedeva attraverso due porte delle quali è ancora visibile quella di San Michele.
Distrutto dal terremoto del 1694, l’antico maniero costruito dagli angioini era formato da ben quattro torri laterali di guardia e circondato da un profondo fossato.
Buon cibo e ottimo vino troneggiano sulle tavole di Atella, imbandite di prodotti tipici e genuini tra i quali non manca la pasta fatta in casa dalle tante e invitanti forme.
I “cauzungidd’ c’ la r’cott’, (ravioli con la ricotta), lagane e fagioli, gli “strasc’nat e ardic’”, strascinati con cime di ortiche selvatiche, spiccano tra le tipologie più diffuse, mentre i sapori più forti si traducono in “cutturidd’”, bollito di montone o “sav’zizz’, ov’ e puprinj’”, salsiccia, uova e peperoni secchi.
Tutte portate con le quali ben si accorda l’impareggiabile vino Aglianico del Vulture Doc, sapientemente associato anche a affettati, selvaggina, carne e salsicce. Degna di nota ad Atella è anche la produzione di funghi, dal carboncello al prugnolo, ma anche il porcino e il prataiolo. Non mancano le saporite castagne.
Le colline che circondano Atella sembrano disposte come a formare un anfiteatro naturale, in cui si dipanano robusti castagneti ed estesi vigneti e uliveti. Tutto questo fa del territorio un luogo prezioso anche dal punto di vista naturalistico.
Un ambiente dal particolare fascino per le specie animali e vegetali che la popolano è la “Fiumara” di Atella, che nasce da alcune sorgenti nei pressi di Lagopesole, frazione di Avigliano, e attraversa tutta la Valle di Vitalba.
Nel suo tragitto la fiumara percorre strette gole dalle ripidi pareti fiancheggiate da una ricca vegetazione che accoglie esemplari di castagno, frassino, acero, olmo e faggio e non è raro vedere aggirarsi in questo contesto lontre, tassi, ricci e cinghiali, mentre sulle cime più alte che sovrastano la fiumara di Atella si possono incontrare il lupo, il gatto selvatico e la volpe.
Non lontano da Atella si può raggiungere un’oasi di pace e bellezze naturali e culturali custodite nella cornice dei due Laghi di Monticchio, sorti nelle bocche del cratere del Vulture, vulcano ormai spento. Immersa nel verde e nella serenità che questo ambiente trasmette spicca l’Abbazia di San Michele Arcangelo, testimonianza tangibile della presenza di ordini monastici nel territorio del Vulture e sede del Museo di storia naturale.
Le architetture sacre di Atella hanno un fascino per nulla secondario e meritano di essere inserite tra le tappe di un itinerario nella splendida area del Vulture.
La trecentesca chiesa madre è dedicata a Santa Maria ad Nives, dall’originale portale in pietra con motivi islamici. All’interno, a una sola navata, sono conservate pregevoli opere, come le sculture lignee di XIV e XV secolo, molto bella quella raffigurante San Pietro e attribuita ad Altobello Persio.
Per chi intende raggiungere la bella località dei Laghi di Monticchio, dove svetta anche l’Abbazia di San Michele Arcangelo, vale davvero la pena fare una sosta in prossimità del cinquecentesco monastero di Santa Maria degli Angeli.
L’imponente struttura con torri angolari di appartenenza francescana è stata abbandonata a causa dei frequenti terremoti che hanno interessato la zona. Secondo alcune fonti il monastero è composto da trenta stanze, un refettorio e, attorno al chiostro, un porticato con volte a crociera. Da visitare è poi il monastero di San Benedetto, del XV secolo, con l’annessa chiesa che conserva sul portale una bifora trecentesca con lo stemma angioino, mentre all’interno custodisce pregevoli dipinti.
Nel giorno del Giovedì Santo ad Atella va in scena la Via Crucis che scandisce le diverse fasi degli avvenimenti che si sono susseguiti nelle ore precedenti alla morte di Gesù: le tre cadute, l’incontro con la Madonna e quelli con la Samaritana, che gli offre da bere, e con la Veronica, che gli asciuga il viso.
A pochi chilometri da Atella sorgono i due meravigliosi Laghi di Monticchio, due specchi d’acqua sorti nelle bocche del cratere del Vulture, vulcano ormai spento.
Qui gli appassionati della natura possono soddisfare ogni curiosità e praticare numerose attività alla scoperta di bellezze naturali e non solo. Da trekking a piedi e a cavallo a percorsi in bici, l’incantevole spazio verde che abbraccia i due laghi vulcanici è ricco di boschi, altopiani sconfinati e sentieri che conducono verso paesaggi da fiaba.
Il fascino di questi luoghi sta anche nella consapevolezza che essi sono percorsi dai briganti capeggiati dal generale rionerese Carmine Crocco, trovandovi rifugio durante le loro azioni. I sentieri si inerpicano, vertiginosi, in direzione dell’imponente Abbazia benedettina di San Michele, sede del Museo di Storia Naturale del Vulture, proseguendo fra grotte e anfratti di grande suggestione.
Il sito paleolitico di Atella sorge in uno scenario affascinante dai colori intensi, che contraddistinguono l’area del Vulture Melfese.
Qui, nella vicinanze del cimitero di Atella, si può ammirare la zanna di un elefante antico (Elephas antiquus) risalente a 600.000 mila anni ritrovata durante uno scavo portato avanti dal Professor Eduardo Borzatti von Lowestern della Università di Firenze.
Il sito è visitabile tutti i giorni, anche in quelli festivi.