Del centro abitato di Balvano a colpire sono le fantasiose architetture in cemento a vista con infissi bizzarri a colori forti e comignoli quasi da fiaba.

Una scelta mirata, probabilmente, a dimenticare, per quanto possibile, il clima di distruzione e dolore provocato dal terremoto del 1980.

Sull’antico borgo dominano i ruderi del castello Girasole risalente al X secolo, e quindi, nel nucleo originario, all’epoca normanna, ma successivamente ampliato e modificato.

Al di là delle congetture relative all’etimologia del nome e alle sue origini, va detto che il nucleo originario di Balvano, che si snoda intorno all’antico castello, è databile in epoca longobarda.

Diverse famiglie hanno avuto dominio sul paese, governato dalla famiglia normanna dei Balbia (o Balbano), poi da  Metteo de Chevreuse, Giorgio di Alemania e Fortebraccio di Romagna, sotto gli angioini.

In seguito il feudo fu venduto da Bernabò Caracciolo a Domenico Jovine, cui appartiene il castello normanno fino al ‘900. Tra gli avvenimenti storici più importanti relativi a Balvano va menzionato senza dubbio l’arrivo in paese (1861) di Josè Borges e dei briganti ben accolti dalla popolazione.

A dominare il centro storico di Balvano è il castello normanno, ai cui piedi si possono ammirare gli antichi edifici in cui risiedevano le famiglie gentilizie locali.

Del maniero normanno, che sorge sullo sperone di una roccia, sono visibili i resti di due torri-vedetta originarie dell’impianto primitivo. Il sisma del 1980 ha causato ingenti danni a Balvano e al suo castello, che nel corpo di fabbrica basso ha subito crolli nel prospetto, nelle volte e in parte anche nel tetto. Non è toccata sorte migliore all’edificio più alto, con mura in pietra e piani di legno e coperture a tetto.

Tra i palazzi storici spicca, in via Umberto I, lo splendido Palazzo Laspro (1750), che ha ospitato insigni personaggi come Vittorio Emanuele II, la regina Margherita, e Francesco Saverio Nitti. Il fronte principale, con balconi e finestre disposti secondo uno schema simmetrico dona alla struttura un aspetto particolarmente nobile.

Passeggiando nel centro, arrivati nel punto tra piazza Cavour e via Roma, sorge insieme ad altri edifici Palazzo Lenzi (XVII sec.) con all’interno quattordici stanze, saloni, bagni e accessori.

I balconi e le ringhiere in ferro battuto conferiscono all’architettura un’immagine molto austera ed elegante, cui influiscono anche le mura della facciata principale. Non molto distante dal centro merita di essere ammirato anche Palazzo Cecere, quasi in bilico su uno spuntone di roccia che domina contrada Galdo e la gola del torrente S. Caterina.

I profumi e i sapori della civiltà contadina sono ancora dominanti nella cucina di Balvano e ne conservano l’antica genuina semplicità.

A rimanere impressi alla mente e al palato sono gli ottimi insaccati dalle salsicce alle soppressate, oltre a capicolli e prosciutti. Non sono certo da meno i formaggi, per lo più caciocavallo e pecorino da consumare fresco o stagionato, in particolare come condimento, grattugiato sulla pasta di casa come cavatelli, fusilli e strascinati.

Il comune di Balvano è compreso nell’area denominata Melandro, dove predominano montagne impreziosite da paesaggi forestali e brulli scenari di dorsali rocciose battute dai venti e prive di vegetazione arborea, un binomio che conferiscono al contesto un fascino misterioso e attraente.

D’altronde l’area del Melandro, per la sua forte caratterizzazione rurale, offre peculiarità paesaggistiche originali e uniche che danno la sensazione di entrare a far parte della natura più autentica.

A rendere originale la realtà ambientale del Melandro è un’altra sua singolare caratterizzazione, che certo non lascia indifferentre il visitatore. Laddove infatti il paesaggio diviene brullo, sulle rocce battute dal vento spunta, ma solo in primavera, la colorata ginestra, che picchietta di giallo oro le dorsali più ripide, habitat di maestosi rapaci.

ll patrimonio artistico di Balvano vanta preziose architetture sacre custodi di opere di elevato valore che vale la pena scoprire e visitare.

Non si può descrivere la bellezza del convento di Sant’Antonio, edificato nel 1591, che comprende la chiesa e uno splendido chiostro interamente decorato da un ciclo pittorico composto da 24 lunette con storie della vita del santo francescano ad opera dei pittori lucani “Il Pietrafesa” e Girolamo Bresciano.

Per quanto ne resti in piedi ben poco, molto interessante è anche la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli di cui si può ammirare il campanile, alcuni ambienti del convento e parte della parete sinistra della chiesa, nella quale sono stati rinvenuti resti di affreschi  databili al XVIII secolo.

Interessante è poi la chiesa madre intitolata a Santa Maria Assunta completamente distrutta dal tragico terremoto del 1980 e per questo al centro di frequenti rifacimenti.

Nella affascinante cornice in cui ricade, il Marmo-Platano-Melandro, Balvano è una delle location ideali per gli amanti delle arrampicare sulle pareti rocciose verticali più estreme, qui infatti è possibile trovare le note “falesie lucane”.

Emozioni forti scorrono così sulle pareti attrezzate di roccia prevalentemente calcarea immerse in una natura selvaggia incontaminata per arrampicate sportive entusiasmanti. Le falesie lucane, dunque anche quelle di Balvano, sono di piccola e media difficoltà, dunque tanto per principianti quanto per esperti, ma comunque raggiungibili sempre con il supporto di guide altamente competenti.