Il borghetto di Calvello incuriosisce ancora prima di averlo raggiunto con le sue case in pietra addossate l’una all’altra e i vicoli scoscesi, molti dei quali raggiungibili solo a piedi.

Passeggiando lungo il suo centro storico, racchiuso da fitte faggete che ricadono dal monte Volturino, si scoprono botteghe artigiane in cui persiste la tradizionale produzione di ceramica artistica.

Calvello è custode di un patrimonio artistico, religioso e storico di considerevole valore come si può riscontrare tra angoli, archi e vicoli da cui spiccano le sue numerose e intime chiese. Di origine greca – come ipotizza il suo cittadino d’eccellenza, lo scultore Antonio Masini – o medioevale è uno dei borghi più incontaminati di tutta la Basilicata.

Il paese, infatti, non è solo scrigno di storia e di cultura, ma un centro montano dalle presenze faunistiche e dai paesaggi mozzafiato e anche il luogo ideale per praticare gli sport invernali, dal momento che rientra nel comprensorio sciistico del Monte Volturino.

Una forte presenza benedettina si riscontra sul territorio di Calvello, come dimostra la fondazione del priorato di Santa Maria del Piano, intorno alla metà del XII secolo, e la costruzione del cenobio di San Pietro a pochi chilometri dal centro abitato.

Diversi signori si sono avvicendati al comando del borgo, in particolare, nell’ultimo trentennio del XIII secolo, con gli Angiò, a Calvello, si succedono feudatari provenienti anche dalla Francia: de Petruro, Oddone de Fontaine e poi il figlio Enrico Bourguignon.

Epocale il passaggio dal dominio svevo a quello angioino.

Calvello si lascia scoprire a poco a poco dalla collina su cui sorge, parte del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese, dominato da una fortezza longobarda.

Una volta qui ci si può fermare in piazza Falcone, proseguire attraverso corso Vittorio Emanuele, per poi raggiungere piazza Marconi e piazza del Sedile, in questo modo agli occhi del visitatore si schiude il suggestivo centro storico dal considerevole patrimonio artistico e monumentale.
Gran parte dei tesori artistici sono visibili all’interno delle belle chiese, da quella madre dedicata a San Giovanni Battista, alle chiese di Santa Maria del Piano o di Santa Maria degli Angeli e molte altre.

Nelle varie tappe ci si imbatte poi nel ponte vecchio di Sant’Antuono, sul torrente La Terra, una costruzione in pietra del XIII secolo ad arcata unica, originale, tecnicamente perfetta, armoniosa e funzionale, mentre un impatto importante è si ha con il castello – sorto in epoca medioevale sui resti di un’antica roccaforte longobarda – che domina l’intero paesaggio dalla cima del promontorio su cui sorge il paese.

Di particolare interesse sono i diversi quartieri che attraversano Calvello, come il tranquillo “Rione Piano” – “lu chian”, in dialetto locale, primo insediamento abitativo del paese che si è sviluppato intorno al complesso edificato dal benedettini prima del 1177. Chi arriva qui è avvolto da un silenzio che spinge quasi alla meditazione. Il “Rione Purgatorio”, poi, coincide con la parte più popolosa della cittadina e si stende fino a “lu muruce”, la murge.

A Calvello sopravvive una accurata produzione artistica della ceramica da cui prendono forma piatti, bicchieri, caraffe  con motivi decorativi che prendono spunto dalle peculiarità del pasto e dei prodotti locali, mentre nella greca che adorna il bordo dei piatti prevale il verde dei boschi e il giallo dei campi di grano. Al centro è rappresentato un uccello intento a beccare un ramoscello di quercia.

La “pezzatela” è una delle prelibatezze tipiche di Calvello, un pasticcio rustico fatto di formaggio fresco, salsiccia, uova.

Sfiziose e invitanti sono anche le “scarpedde”, pasta di pane lievitata e fritta in abbondante olio decorata da una spolverata di zucchero. Il sapore dei salumi a Calvello ha un carattere particolare tanto da renderli irrinunciabili, per crederci basta provare salami, soppressate, pezzenti, filetti affumicati dalla accurata e tradizionale lavorazione per poi essere conservati nella “sugna”.

Quanto ai vini, nonostante la produzione sia frammentaria, le qualità prodotte sono varie. Benché la varietà dei vini non sia rilevante, possono risultare senz’altro interessanti il moscato di Giosano e la malvasia del Sorbaro.

A fare da sfondo al borgo di Calvello, compreso nel Parco Nazionale dell’ Appennino Lucano Val d’ Agri Lagonegrese, è il Monte Volturino da cui si può ammirare una panorama unico e vasto al punto da abbracciare le valli del Basento e dell’Agri, fin quasi al Mar Jonio.

Il territorio è circondato dai boschi di Autiero, del Casone e Cacciatizze, in cui predomina il muschio sui tronchi di cerri e di roverella, mentre è molto probabile imbattersi in lepri e volpi o avvistare picchi e merli. Raggiungendo l’area che comprende il fosso Varlanza e la Piana Patatara, seguendo la pista da sci, si può arrivare alle sorgenti di Colantonio (1250 m.), proprio a ridosso della strada provinciale che conduce al Santuario della Madonna del Monte Saraceno, alle cui spalle si può ammirare anche la grotta dell’ Eremita.

Questo punto è davvero molto suggestivo, perché il contrafforte domina la Valle di Piesco, con i versanti del Cugno del Salice e della Tempa la Posta, mentre tutt’intorno svettano le cime rocciose del Monte Viggiano e Monte Rotunno.

Visitando il borgo antico, i principali rioni storici e, uscendo anche un po’ fuori da questi confini, si possono scoprire luoghi di spiritualità mistici e indimenticabili.

Le chiese di Calvello, oltre alle loro pregevoli architetture, si distinguono perché scrigni di opere d’arte di gran pregio. La chiesa di Santa Maria del Piano (XII sec.), ritenuta una delle più belle della regione, presenta uno splendido portale romantico. mentre all’interno si possono ammirare dipinti murali di eccezionale qualità e un’interessante statua lignea raffigurante la Madonna col Bambino (XII sec.) con influssi bizantineggianti. Di particolare valore è il chiostro.

Nella quattrocentesca chiesa madre di San Giovanni Battista, in prossimità dell’altare maggiore, si distingue una tela di scuola napoletana del Seicento raffigurante il santo giovane. Qui è conservata una tela raffigurante la Madonna di Costantinopoli, di scuola fiorentina (‘500), considerata la più preziosa conservata a Calvello. Belle anche le due sculture lignee del Cristo crocifisso e della Vergine Santissima della Pietà. La chiesa di Santa Maria degli Angeli (fine ‘400) è nota per i pregevoli affreschi datati 1616 e firmati da Girolamo Todisco.

Per godere in pieno del panorama in cui si staglia l’abitato di Calvello occorre raggiungere l’unico insediamento in Basilicata della Congregazione Pulsanese, fondata da S. Giovanni da Matera intorno al 1128-29: il Cenobio di San Pietro.

A ridosso del Volturino, sulla cima di uno sperone roccioso, svetta il Santuario Maria Santissima del Monte Saraceno”, gioiello da cui si gode un altro scorcio incantevole del territorio che circonda Calvello. All’interno è conservata la Sacra Effige della Madonna del Monte Saraceno, custodita in un’urna denominata “Caggia” (capsula).

Proprio in onore della Madonna del Monte Saraceno si tiene uno dei pellegrinaggi che segnano la spiritualità e la devozione del popolo lucano tra costumi, folklore devozione e allegria. La seconda domenica di maggio la statua viene trasportata dalla chiesa parrocchiale al santuario, mentre l’8 e il 9 settembre, fa ritorno in paese.

Nel 2012 il caratteristico borgo di Calvello è stato set cinematografico del film “Quando il Sole Sorgerà” di Felice Vino, per la regia  Andrea Manicone.

Un film dai temi forti che ha tra i suoi protagonisti Lorenzo Flaherty, Rita Del Piano e Nando Irene, i quali si sono calati nei rispettivi ruoli girati tra Calvello, Potenza e Roma. Per i ciak  battuti nel paesino compreso nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, Val D’Agri Lagonegrese, la troupe del lavoro per il grande schermo ha potuto godere degli splendidi paesaggi circostanti, delle mistiche atmosfere che caratterizzano il paese e dell’ospitalità della gente del posto.