“Castrum Saracenum”, roccaforte saracena, c’è tutta la sua storia nel nome di Castelsaraceno, splendido borgo che sorge alle pendici del monte Alpi, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, immerso nella natura incontaminata.

Lontani dal frastuono della quotidianità ci si perde nel suo centro abitato abbarbicato ad uno sperone roccioso denominato “La Tempa”, dove le abitazioni appaiono strette l’una all’altra, divenendo un tutt’uno con la roccia cui sono adagiate. Arrivando a Castelsaraceno non si resiste alla tentazione di “arrampicarsi” alle stradine ripide e tortuose nei vicoli ciechi.

Trovarsi qui nel mese di giugno significa vivere un’atmosfera incantata in occasione del rito arboreo della “’Ndenna” che si svolge in occasione della festa patronale di Sant’Antonio.

Castelsaraceno viene edificato nel 1031 dai Saraceni, presso l’antico nucleo abitativo di Planura, come vedetta, ma diversi anni dopo è distrutto da un terremoto.

Dopo essere stato abbandonato dai normanni, il paese passa sotto il dominio dei Mango di San Chirico, che lo donano nel 1086 agli Abati dell’Abbazia di San Angelo al Raparo, perchè fosse ristrutturato e ripopolato. Sono dunque i monaci basiliani a risollevare le sorti del paese trasformandolo in un florido casale. Nel XV secolo sono i Carafa ad entrare in possesso di Castelsaraceno, subendone numerosi soprusi, finchè subentrano i Sanseverino, ai quali seguiranno diversi altri signori.

Tra le strette e ripide vie e nei vicoletti ciechi di Castelsaraceno svettano le sagome di diverse architetture religiose e civili meritevoli di attenzione.

Ma davvero affascinante è l’antico borgo saraceno, sul punto più alto del paese, che appare quasi distaccato dal resto. Poco o nulla resta dell’antica cinta muraria, quasi del tutto integrata alle nuove abitazioni, per quanto siano ancora visibili i tratti di una torre quadrangolare, costruita dai saraceni intorno al X secolo.

Sulla piazza principale del paese, non lascia indifferente il visitatore il Palazzo Baronale, costruito nel XV secolo dai Sanseverino e dimora di altri feudatari che lo hanno rimaneggiato. L’edificio conserva il portale bugnato ed immette in un ampio cortile. Interessanti sono la Chiesa di San Rocco (XVI sec.), la chiesa madre dello Spirito Santo (1542) e la chiesa di sant’Antonio, di epoca tardo rinascimentale.

Ottimi cibi si possono degustare a Castelsaraceno tutti legati ad una cucina tradizionale come in gran parte della Basilicata.

Tra le specialità gastronomiche si distinguono salami rigorosamente preparati in casa, formaggi freschi e stagionati, tra i quali si distinguono per la prelibatezza ricotta, pecorino e caciocavallo, oltre a portate a base di carne come la “pastorale”.

Nel periodo di Carnevale quasi come un rito si ripete la preparazione della “rafanata”: maccheroni fatti a mano e conditi con rafano, carne e sugo di agnello e capretto.

Castelsaraceno è “il Paese dei due Parchi”, perché posto a cavallo tra il Parco Nazionale del Pollino e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese.

Il suo territorio a sud è delimitato dal monte Alpi, il più bel complesso montuso del Parco del Pollino, e a nord dal monte Raparo, che protegge il paese dai venti boreali, ed è circondato da folti e ombrosi boschi. Dall’aspetto impervio e selvaggio, il monte Alpi, posto a guardia dell’alta valle del fiume Sinni, lungo i suoi versanti racchiude un notevole patrimonio naturalistico che comprende diversi esemplari di Pino Loricato, specie arborea simbolo del parco del Pollino, ma ai piedi della montagna vegetano anche esemplari di Tasso ultracentenari e di Agrifoglio.

Dalla cima spoglia  con pareti calcaree e nude, alternate a una rada vegetazione rupestre, il monte Raparo assume per questo un particolare fascino, anche perché consente di osservare le suggestive forme erosive risultato delle glaciazioni e del carsismo nello scorrere del tempo.

Un’aria salubre accoglie i turisti alla ricerca di relax e natura all’interno dei boschi Favino, nel cui paesaggio predominano alti faggi, Fieghi- Cerreto e quello del Coccaro. Qui non è raro avvistare lepri, quaglie, merli falchi pellegrini, gatti selvatici e moltre altre specie faunistiche.

Il territorio naturalistico di Castelsaraceno si distingue anche per la presenza di sorgenti, come quella di Acquafredda, dove ci si può abbeverare durante gli appassionanti cammini, o quelle di acqua sulfurea quali Santa Quaranta e Cortigiano.

Le chiese di Castelsaraceno possono rientrare in un interessante itinerario culturale per le diverse opere artistiche in esse conservate e per le stesse caratteristiche architettoniche.

Da non perdere, in paese, è la chiesa madre di Santo Spirito del XVI-XVII secolo, che conserva un trittico del cinquetesco pittore D’Amato, della scuola napoletana di Raffaello, e un polittico su tela raffigurante San Leonardo del pittore Ippolito Borghese. Interessante è poi la chiesa di San Rocco, con all’interno una pregiata statua lignea del Beato Stefano Seno.

Nell’omonimo rione, nella parte bassa del paese, sorge la chiesa di Sant’Antonio, dalla facciata semplice e campanile a vela. All’interno spicca uno splendido altare barocco riccamente decorato, una statua raffigurante la Madonna con Bambino e un Cristo ligneo.

Sul monte Raparo un punto di osservazione privilegiato è costituito dal santuario della Madonna santissima della Rupe che sorge sul monte!Raparello, offrendo al visitatore una vista molto suggestiva sull’intera Valle dell’Agri.

Il “matrimonio tra gli alberi”, in Basilicata, si celebra anche a Castelsarano durante le prime tre domeniche di giugno, in occasione della festa patronale di Sant’Antonio, è la festa della “’Ndenna”.

La “‘ndenna” e la “cunocchia”, un tronco di faggio e la cima di un pino, si “incontrano per la prima volta nella terza domenica di giugno, quando la loro unione è sancina davanti a pochi “testimoni”, a simbolo dell’intimità del momento.

La prima domenica di giugno è il giorno dell’“Antenna”, quando uomini guidano i loro trattori verso la locallità Favino, ai piedi del monte Alpi, nel Parco Nazionale del Pollino e, individuato il faggio più bello, tra gli altri crolla tagliato dalle motoseghe. Non meno onore, tra canti, balli e lauti pranzi, è riservato alla “cunocchia”, scelta e tagliata la seconda domenica di giugno sul monte Armizzone. Nell’uno e nell’altro caso si tira a sorte su chi avrà l’onore di trasportare al cospetto del Santo, rispettivamente, lo “sposo” e la “sposa”.

Così, la terza domenica di giugno, nella piazzetta di Sant’Antonio, sacro e profano si fondono nella magia della fede e  attraverso manovre faticose e affascinanti la chioma è collocata sulla parte superiore del faggio. Dritta, la “‘Ndenna” si erge come un gigante che emerge dalla terra.

L’albero, abbattuto in occasione della Festa della Montagna, va a chi se lo aggiudica in sorte!

Nel territorio di Castelsaraceno ogni emozione legata alle attività all’aperto è enfatizzata dall’aria salubre, dalla varietà dei paesaggi, dal fatto che il paese sorge a cavallo tra i parchi nazionali del Pollino e dell’Appennino Lucano.

In entrambe le aree protette è possibile lasciarsi andare a passeggiate a piedi o a cavallo, o alla pratica di diversi sport compresa l’arrampicata sportiva in un contesto avvolto dalla totale quiete dimenticando il caos del traffico come si fosse introdotti in una palestra naturale.

I siti del monte Raparo e del monte Alpi hanno tutte le caratteristiche per consentire ai visitatori, sportivi e non, di divertisti all’insegna del trekking e dell’alpinismo, in percorsi di varia difficoltà.

In particolare, in occasione della “Festa della Montagna”, sul monte alpi si organizzano escursioni guidate con visita alla parete del pino loricato e raduni non agonistici di MTB e trekking a cavallo, torrentismo e nordik walking.

L’idea del museo, nasce dall’esigenza di mostrare l’antico universo pastorale nell’ottica globale della vita, delle espressioni culturali, delle manifestazioni simboliche dell’intera comunità, e in stretta connessione con l’ambiente storico-naturalistico di Castelsaraceno.

Il percorso allestito, è tematizzato in cinque ambienti di visita dedicati al Contesto, al Tempo, allo Spazio, ai Saperi ed alla Memoria; è integrata la pannellistica didascalica con postazioni di consultazione multimediale e ambienti immersivi; inoltre sono stati arredati un ufficio e un’aula didattica dotata di 8 PC e una LIM. Entrando nel museo, una scenografia per immagini introduce il Contesto di Castelsaraceno dal punto di vista socio-economico e culturale.

Nell’area espositiva dedicata ai Saperi, le testimonianze sono trasmesse, tramite interviste, dagli stessi abitanti del luogo che così diventano i narratori e divulgatori della cultura locale. Ad arricchire la sala, quattro vetrine con oggetti d’epoca ricostruiscono specifiche tematiche.

L’area espositiva della Memoria ospita quattro video emblematici: la transumanza, la tradizionale festa della ‘Ndenna, la giornata tipo del pastore e la lavorazione artigianale delle fuscelle.

La sezione dedicata allo Spazio racconta gli strumenti di lavoro del pastore attraverso oggetti d’epoca restaurati, e mediante la postazione multimediale degli “oggetti narranti”, dove è possibile interagire con alcune riproduzioni degli oggetti per ascoltare degli evocativi video-racconti.

La stanza del Tempo è infine dedicata ad una proiezione panoramica immersiva che avvolge e trasporta il visitatore nel magico scenario lucano. L’ambiente diviene polisensoriale grazie all’audio sincronizzato e al diffusore di fragranze, odori connessi con la natura rappresentata in simultanea.