Gallicchio è un piccolo centro di origine medioevale che sorge all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese.
Il paese è caratterizzato da stradine di pietra che si arrampicano deliziosamente tra le case del borgo e bei portali inarcati su rocce brune. Ogni angolo qui è prezioso testimone e custode di incanti e memorie.
Il nome Gallicchio dovrebbe essere di derivazione greca, da “Gallikion”.
Distrutto dalle frequenti incursioni dei saraceni, il paese viene ricostruito sulle rocce del Fosso dei Monaci, in un territorio impervio e circondato da grotte. Durante il periodo feudale Gallicchio appartiene alla famiglia Missanelli, successivamente ai Gattula fino a divenire di proprietà dei baroni Attolini che hanno dato il nome all’imponente palazzo baronale.
In ogni angolo di Gallicchio riecheggia il passato di antico borgo medioevale: dalle case in pietra che si incontrano, deliziose, all’interno del centro abitato, ai fumanti comignoli che in inverno conferiscono al contesto un’atmosfera incantevole, fino ai portali inarcati su rocce brune.
Testimoni del passato del piccolo centro, anche le dimore e i palazzi nobiliari appartenuti ai signori feudatari di Gallicchio, rendono il borgo particolarmente attraente, tra questi spicca Palazzo Baronale Attolini, residenza dei baroni Attolini, appunto.
Il Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro conserva alcuni reperti rinvenuti durante gli scavi presso l’area archeologica di Gallicchio Vetere, tra i quali ci sono numerosi frammenti di tegole, “pithoi”, pesi da telaio, oltre a un tesoretto composto da 13 monete d’argento di varie zecche della Magna Grecia.
Ottimo vino e olio di buona qualità si possono apprezzare sulle tavole di Gallicchio, entrambi prodotti nella zona come il miele, le confetture di frutti di bosco e dei biscotti tradizionali.
Borgo dalla vocazione agricolo-pastorizia, a Gallicchio si producono anche deliziosi formaggi: caprini, cacioricotta, pecorini, tomini all’aglianico o alle spezie, ma si distinguono anche piatti tipici come i ravioli di ricotta, i ferricelli con la mollica, la rafanata e, tra i dolci, i “vscuot’ pu’ naspr”, biscotti con la glassa. Sfiziosi i fichi secchi con le noci.
Gallicchio svetta su uno sperone che dà sulla valle Vena, in prossimità della vetta della Tempa Rossa, ed è uno dei comuni che appartengono al Parco Nazionale dell’Appennino Lucano – Val d’Agri – Lagonegrese.
Un suggestivo paesaggio di colori, odori e sensazioni conferiscono al contesto un’atmosfera di pace e tranquillità, grazie alle distese di uliveti e vigneti, rocce puntellate da grotte, e spesso utilizzati come depositi agricoli, e poi boschi così comuni al contesto naturale in cui Gallicchio ricade.
Nella parte più antica del paese svetta la chiesa di Santa Maria Assunta, nota anche come chiesa “vecchia”, in cui, sull’altare maggiore, si conserva una tela raffigurante la Madonna del Carmine, dipinta nel 1613 da Giovanni Angelo D’Ambrosio per la Chiesa del Carmine.
Non si esclude che lo stesso artista sia autore anche del dipinto con la Madonna col Bambino tra i Santi Anna e Nicola, anch’esso un tempo nella seicentesca chiesa del Carmine, la quale sorge nella parte vecchia del paese con il portale del 1610.
All’interno, sulla prima arcata della parete destra, si può ammirare l’affresco della Madonna del Carmine tra i Santi Leonardo e Pietro di Giovanni Angelo D’Ambrosio (1619).