“Bianco in cima ad un alto colle desolato, come una piccola Gerusalemme immaginaria nella solitudine di un deserto.” Prima che ad Aliano, Carlo Levi ha trascorso proprio a Grassano parte del suo esilio lucano, descrivendo così il paese materano nel suo “Cristo si è fermato a Eboli”.
E non esiste raffigurazione più corretta di questo romantico borgo posto tra le valli del fiume Bradano e del Basento, sul colle Sella Mortella, noto come la “Città del presepe”. Nel bel Palazzo Materi, infatti, in Corso Umberto I, nel cuore del centro storico, si può ammirare lo splendido presepe del maestro Franco Artese, cui il paese ha dato i natali e grazie al quale, negli ultimi anni, l’arte presepiale lucana ha fatto il giro delle principali piazze e delle chiese dell’Italia e del mondo: da piazza San Pietro, a Roma, alla Cappella Agricola della Cattedrale di Turku e nella Cripta della Cattedrale di Helsinki, in Finlandia, nella piazza principale di Goiânia, in Brasile, fino alla cattedrale di Saint Patrick a New York.
Il centro abitato di Grassano è uno degli esempi più importanti di insediamento urbano edificato dall’Ordine di Malta in Basilicata, sebbene non sia possibile stabilire con esattezza a quando risalga l’insediamento dei Cavalieri.
Vagando per il territorio in cui il paese si sviluppa ci si imbatte in singolari agglomerati di cantine-grotte, scavate in suggestive pareti verticali: sono i “Cinti” di Grassano. Essi sono testimoni dei resti dell’unico centro urbano edificato dai cavalieri di Malta in Basilicata, ma anche dell’evoluzione naturale e geologica della regione.
Non si può non ricordare che da qui, nel 1903, partì per gli Stati Uniti d’America una donna tenace, Anna Briganti, nonna materna di Bill De Blasio, sindaco di New York, che non ha mai dimenticato le sue origini e che, in occasione dell’ultima visita nel “suo” paese, nel luglio 2014, commosso, ha dichiarato: “Ogni giorno, quando combatto per una città più giusta ed equa, lo faccio perché è quello che ho imparato da mia madre, che a sua volta l’aveva imparato da sua madre”.
Il suo nome è di derivazione gentilizia romana e significa: “terra fertile”.
Sorge sulla via Appia dell’antica Roma e la sua storia è legata ai Cavalieri di Malta. Nel 1300 infatti il feudo di Grassano viene donato dai Signori di Tricarico all’Ordine Gerosolimitano, fino all’inizio dell’800, divenendo una delle più importanti Commende dell’Ordine in Basilicata, tanto che da essa dipendevano 17 Grancie distribuite tra i territori lucani e pugliesi.
Nell’area boschiva che circonda il territorio grassanese, nell’800 si rifugiano i briganti, pur non riuscendo a farla franca con la cattura da parte del popolo della banda del violento Mattia Maselli.
Nel periodo fascista a Grassano viene confinato il medico pittore e scrittore Carlo Levi, che durante la sua permanenza nel paese materano ha dipinto circa 70 tele e istaurato un ottimo rapporto umano con gli abitanti del posto.
A testimoniare ciò è uno dei passi tratti da Cristo si è fermato ad Eboli: “Cara Mamma cara, dunque, eccomi a Grassano. Credevo che anche Grassano fosse un paese di montagna, e me lo figuravo tra boschi e salite impervie: invece è in cima a un colle a lentissimo declivio, sì che dall’alto non si apprezza il dislivello, che pure è assai forte, col fondo della valle, che qui si è fatta larghissima; e par quasi d’essere in pianura. Le colline sono tutte coltivate a grano; pei campi lavoravano le trebbiatrici e passano a cavallo i contadini per recarsi ai campi lontani”.
“Grassano mi pareva quasi ricchezza, e la maggiore vivacità della gente, il diverso dialetto, con i suoi rapidi suoni pugliesi, mi davano l’impressione di essere quasi in una città piena di vita”.
Al visitatore che scruta il borgo di Grassano sembrerà quasi di rivedere aggirarsi tra i palazzi storici e le chiese che lo attraversano la sagoma di Carlo Levi, che chissà quante volte avrà passeggiato tra questi luoghi durante il suo breve esilio nel paese, fissandone ogni ricordo nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli”.
Tra i settecenteschi palazzi grassanesi, nell’antico Corso Umberto I, nel cuore del centro storico, si distingue Palazzo Materi, che Levi menziona nel suo capolavoro letterario. L’edificio ospita lo splendido presepe del maestro Franco Artese, peraltro nato a Grassano. Al margine del paese vecchio svetta poi il severo palazzo dei duchi Revertera con il suo splendido portale settecentesco, mentre all’ingresso del borgo, provenendo da Tricarico, fa bella mostra di sé il Palazzo Ferri con il grande cortile quadrato. Degni di nota sono anche il Palazzo Commendale (XIV sec.) e la Torretta di avvistamento nella “Vigna del Duca” (XVIII sec.).
A dimostrazione del fatto che Grassano non ha mai dimenticato il suo illustre ospite, è stato istituito in suo onore il Parco Letterario che consente di visitare i luoghi del comune materano che ne hanno ispirato il romanzo, da corso Umberto alla chiesa madre, dalla Locanda Prisco alla strada delle grotte.
D’altronde, un nostalgico Levi scriveva: “I pochi giorni di Grassano passarono così, fra la pittura, il teatro e gli amici, in un lampo, e dovetti ripartire”.
La cucina tradizionale di Grassano è di origine contadina e lascia in bocca sapori mai provati prima.
Dominano senz’altro le portate di pasta fatta in casa come i “frazzul”, maccheroni conditi con salsa di pomodoro, pezzetti di salame e di ventresca di maiale, il tutto aromatizzato da foglie di alloro, e “a laganedd”, insuperabili tagliatelle con ceci, cicerchie o fagioli.
Tra le specialità locali ottimi sono anche i secondi, come le cicorie con la “ngandarat”, l’osso del maiale, senza polpa, conservato nel sale, che viene cotto in brodo con cipolla, sedano, prezzemolo e pomodoro.
Squisiti i dolci tipici come i cannoli farciti di crema bianca e cioccolato, le “casatedde”, pasta frolla modellata a forma di rosa fritta nell’olio e condita con miele, o vincotto, e cannella, infine gli ottimi “prcduzz” e i “sasanidd”, biscottini e ciambelline cotti in acqua e vincotto.
Nelle dolci colline materane si perde lo sguardo di ogni romantico sognatore accarezzato dal vellutato manto di una natura in grado di rasserenare ogni stato d’animo.
Percorrendo questo tratto di Basilicata gli occhi scorrono su paesaggi dai colori intensi e avvolgenti e in questo splendido quadro naturale si staglia anche l’ambiente paesaggistico di Grassano dalla cui cima si possono ammirare suggestive e panoramiche vedute.
Il paesaggio del comune materano è impreziosito dal Geosito dei Cinti, il quale sorge su un crinale di sedimenti alluvionali che divide la valle del Basento dalla valle del Bilioso, circondati da una rigogliosa e variegata vegetazione. Questi agglomerati di cantine-grotte, scavate in suggestive pareti verticali, sono sempre stati utilizzati per conservare vino e alimenti.
Oltre ad avere un particolare riscontro storico, i Cinti di Grassano offrono un interessante spettacolo naturale, fondendosi con le tonalità del paesaggio in cui sono immersi, che mutano a seconda delle stagioni e della luce del giorno. Spesso le cavità rappresentano il punto di arrivo o di partenza di intense e avvincenti escursioni che interessano la collina materana.
Le chiese di Grassano sono custodi di pregevoli opere e per questo, a loro volta, rappresentano un importante patrimonio per il paese e un’occasione di scoperta per chi le visita.
In cima alla collina su cui sorge il borgo svetta la bella chiesa matrice di San Giovanni e San Marco in stile barocco e a tre navate con pianta a croce latina, da dove si può godere di uno stupendo panorama. In origine cappella del castello di proprietà del Commendatore di Malta, il tempio ha subito diversi rimaneggiamenti e ampliamenti, il più importante dei quali ha interessato, nel Settecento, la navata laterale di destra. La chiesa madre conserva un settecentesco organo ancora funzionante e una scultura lignea raffigurante Sant’Innocenzo, Patrono del paese.
Da visitare anche la chiesa della Madonna della neve, con il suo originale campanile con tetto a cipolla. Probabilmente costruita nella prima metà del Cinquecento, presenta una struttura a due navate e tra i suoi arredi conserva un settecentesco quadro di scuola napoletana e la bella acquasantiera seicentesca posta all’entrata.
Gli amanti dell’arte possono riempire il proprio sguardo all’interno del Convento di Santa Maria del Carmine (1612), interessante per le prestigiose tele del Seicento e del Settecento che lo impreziosiscono, oltre a pregevoli affreschi (‘700) e una Via Crucis di Domenico Guarino. Lo spettacolo prosegue nel piccolo chiostro conventuale settecentesco e nell’antico refettorio con i due affreschi raffiguranti le nozze di Cana e l’Ultima Cena (‘700).
Nella parte del paese di più recente espansione, invece, si trova il settecentesco convento dei Padri Francescani Riformati, anticamente posto ai margini dell’abitato, che accoglie oggi gli uffici comunali.
Molto bella anche la chiesa della Madonna del Carmine, con pianta a due navate, e il soffitto a botte e a cupola; preziosi elementi artistici sono anche l’altare maggiore in marmi policromi, alcuni dipinti del ‘600 e del ‘700, oltre a una tela successiva con raffigurata la Madonna delle Grazie (1814).
Esempio della straordinaria arte presepiale del maestro grassanese Franco Artese è il presepe custodito all’interno di Palazzo Materi, su Corso Umberto I, che in quaranta metri quadrati racconta la vita reale del suo paese negli anni ’50.
Grassano è spesso meta di percorsi ed escursioni naturali di varia ispirazione, difficoltà e durata, ma se è la curiosità a guidare il “viandante”, certo è che non si rimane delusi.
Il paese può essere inserito come una delle tappe in itinerari alla scoperta delle colline materane, partendo da Matera, inoltrandosi fino al cuore dell’area Bradanica, per arrivare poi a scoprire i caratteristici paesi che si affacciano su questo spazio del territorio lucano.
Dopo aver visitato l’Oasi faunistica di San Giuliano, lungo la valle del fiume Bradano, che comprende i comuni di Miglionico, Matera e Grottole, si sfiora Pomarico, magari entrando fin nel Bosco della Manferrara, arrivando, appunto, a Grassano. Qui ci si può riposare dalla fatica del percorso abbandonando lo sguardo sui caratteristici Cinti di Grassano, circondati da una rigogliosa e variegata vegetazione. Questi agglomerati di cantine-grotte, scavate in suggestive pareti verticali e disposte nella parte settentrionale del paese, sono sempre state utilizzate per conservare vino e alimenti. Oltre ad avere un particolare riscontro storico, i Cinti offrono un interessante spettacolo naturale, fondendosi con le tonalità del paesaggio in cui sono immersi, cangianti a seconda delle stagioni e della luce del giorno.
Natura e spiritualità possono guidare anche lungo il comodo percorso collinare compreso tra i paesi di Grottole e Grassano, percorribile a piedi o in bicicletta, alla scoperta dello scomparso borgo di Altojanni e del santuario di Sant’Antonio Abate, che da secoli richiama pellegrini e fedeli dagli stessi comuni di Grottole e Grassano, ma anche da Miglionico, Pomarico e Ferrandina.