Un luogo che risveglia i sensi e cattura lo sguardo. Guardia Perticara è uno dei “Borghi più belli d’Italia” riconosciuti in Basilicata, per i suoi caratteristici vicoli, le stradine strette e ripide e le case in pietra arroccate le une sulle altre.
È denominato infatti il “paese delle case di pietra”, che conferiscono al borgo un fascino tale da proiettarlo fuori da ogni tempo, e forse proprio per questo il grande regista Francesco Rosi lo ha scelto tra le location in cui ambientare alcune scene del suo “Cristo si è fermato ad Eboli” tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Levi.
Sono le testimonianze archeologiche a raccontare l’antichità del borgo, alcune delle quali rilevano la presenza di un abitato già dalla prima età del ferro.
Le scoperte avvenute a Guardia Perticara, in località San Vito, sono state determinanti per avere maggiori dettagli sugli antichi abitanti della Basilicata: gli Enotri. Qui infatti sono stati rinvenuti corredi tombali risalenti al V secolo a.C., così come è stata certamente intensa l’influenza greco-ortodossa intorno al X secolo svelata dai rilevamenti di grotte basiliane.
Guardia Perticara subisce anche l’arrivo dei Saraceni, come in altri comuni lucani, con il quale il borgo viene distrutto.
All’epoca del regno di Federco II (1237), si parla di “Castrum Perticari” che, con la caduta degli svevi (1306) e l’affermazione degli angioini, cade nel potere di Giovanni Britando, mentre nel XV secolo il feudo passa nelle mani dei De Marra, signori di Stigliano e quindi, nel XVI secolo, con la conquista spagnola, dei Carafa. Il feudo di Guardia Perticara, nel XVIII secolo, apparterrà al marchese d’Altavilla e, fino al 1806, agli Spinelli.
Man mano che ci si addentra all’interno del borgo di Guardia Perticara matura sempre più la convinzione di non voler andar via.
Per continuare ad ammirare le casette in pietra, i palazzi antichi, le scale che si inerpicano fino al castello e da cui si domina l’intera valle del Sauro. La strada più caratteristica è quella un tempo denominata via dei Carbonari, oggi Armando Diaz, dove si scorgono architetture finemente decorate da pietre lavorate dai maestri artigiani e le volte in mattoni rossi.
Di forte impatto sono i portali di via Diaz, lo stemma di Palazzo Montano, il rosone di Casa Marra, il bassorilievo di San Nicola sul portale della chiesa madre di San Nicolò Magno, e poi l’arco Vico II in piazza Europa, e la mensola in pietra di Casa Sassone, ex castello.
La prelibatezza della cucina di Guardia Perticara è palpabile già nei profumi che si propagano lungo i vicoli del paese all’ora di pranzo.
I piatti più gustosi sono quelli della tradizione contadina: dai “ferricelli” al sugo di carne, agli involtini di carne di maiale e cotica farcita. Spesso la pasta preparata in casa è condita con ottimo formaggio pecorino o, in alternativa con il rafano.
Da provare sono anche i formaggi e i salumi rigorosamente preparati secondo procedimenti artigianali che conferiscono un sapore unico.
Dalla cima del colle su cui Guardia Perticara sorge si resta ammaliati dalla vista di un paesaggio sconfinato e splendido sulla valle del torrente Sauro, un grosso affluente del fiume Agri, il quale scorre tranquillo in un larghissimo greto ciottoloso.
Proprio nella splendida Val D’Agri, verdi colline coltivate a vigneti, fitti boschi, selvaggi calanchi e strade che si snodano tortuose caratterizzano il contesto in cui si trova l’antico borgo distrutto dai Saraceni.
E tortuosa è anche la strada che, tra querce e uliveti, scende fino a Guardia, che ricade in un territorio dall’immenso patrimonio forestale costituito per lo più da fustaie di latifoglie con specie quercine, faggete, castagneti e boschi misti.
Verità e leggenda avvolgono lo straordinario patrimonio sacro di Guardia Perticara costituito da chiese con un spiccato valore artistico.
Il racconto che interessa la chiesa di Sant’Antonio, costruita probabilmente tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo è legata alla vicenda di Ascanio Cataldi, principe di Brindisi, il quale avrebbe fatto erigere il tempio nel 1600, mantenendo così una promessa fatta in cambio del ritrovamento del figlio rapitogli, e il figlio sarebbe stato ritrovato proprio a Guardia.
All’interno della chiesa una lapide ricorda il ruolo della famiglia Cataldi, ma vi sono anche le tele dell’Annunciazione di Biagio Guarnacci (1751) e dell’Immacolata (1857) di autore ignoto, oltre a due sculture lignee raffiguranti Sant’Antonio e l’Addolorata (XVIII sec.) e due leoni (XVI sec.)
La leggenda aleggia attorno anche alla chiesa di Santa Maria di Sauro, nell’omonima pianura dove alcuni contadini avrebbero visto la Vergine su un carro tirato da buoi. All’interno di questo oratorio extraurbano – fondato nel XIV secolo e ricostruito nel ‘700 – è custodita la statua lignea della Madonna col Bambino del XIV secolo, la quale ogni primo maggio viene trasportata in processione fino al paese, mentre nella seconda domenica di agosto viene ricondotta al santuario
Di particolare valore è certamente la chiesa madre dedicata a San Niccolò Magno, che sul suo portale mette in mostra un bassorilievo in pietra raffigurante il santo (XVII sec.) e all’interno conserva un dipinto su tela di autore ignoto con San Gioacchino, Sant’Anna, la Madonna e San Giuseppe, oltre ad una statua lignea di San Nicolò vescovo (XVII sec.), in onore del quale si celebra la festa patronale ogni 9 maggio.
Proprio per la festa di San Nicolò Magno, la prima domenica di maggio e la seconda di agosto si tiene un sentito pellegrinaggio in onore della Madonna del Sauro.
Per i suoi paesaggi e il caratteristico borgo dalle case in pietra, Guardia Perticara è stato in più occasioni set cinematografico.
L’ultima volta nel 2010 con il primo film da regista dell’attore lucano Rocco Papaleo, “Basilicata coast to coast”. La scalcagnata e simpatica compagnia dei quattro musici Nicola Palmieri, Franco Cardillo, Salvatore Chiarelli e Rocco Santamaria, interpretati dallo stesso Papaleo, Max Gazzè, Alessandro Gassman e Paolo Briguglia, decide di attraversare a piedi la regione, dalla costa Tirrenica alla Ionica.
Nel corso del loro singolare viaggio si ritrovano nei luoghi più suggestivi e caratteristici del territorio lucano, tra questi anche a Guardia Perticara.
Ma molto tempo prima, nel 1979, il “paese delle case in pietra” ha ospitato anche la troupe del film di Francesco Rosi “Cristo si è fermato a Eboli” con Gian Maria Volontè nel ruolo di Carlo Levi, autore dell’omonimo romanzo da cui è stato tratto il film. Oltre ad altri comuni lucani, Rosi ha scelto anche il piccolo borgo di Guardia per girare le scene della piazza, della casa del Podestà e della chiesa, per questo è piuttosto suggestivo l’ingresso in piazza Europa, un tempo piazza del Popolo, dove sono statr ambientate molte sequenze.
Le origini di Guardia Perticara, il cui nome probabilmente fa riferimento alle “pertiche” longobarde, parti di territorio da questi assegnate alle famiglie dei coloni, affondano le radici nell’età del Bronzo, come rivelano le testimonianze archeologiche presenti in diversi siti del territorio.
Scavi archeologici hanno portato alla luce la necropoli che si sviluppa sulle pendici di contrada San Vito, dove sono ben visibili le tracce della vita e della civiltà del popolo degli Enotri (V sec a.C).
Parte di questi resti si possono ammirare presso lo storico Palazzo Montano.