Una “perla” incastonata nel Golfo di Policastro e affacciata sul Mar Tirreno. Maratea è una località dai versatili paesaggi, dagli inebrianti profumi di mare e fiori, che la rivestono in ogni angolo, di rocce accarezzate dai raggi del sole al punto da creare brillanti giochi di luce.
L’azzurro del mare e il verde della vegetazione tipica della macchia mediterranea incontra la rocciosa scogliera e insieme circondano splendide spiagge nelle località di Acquafredda, Cersuta, Fiumicello, la Spiaggia Nera, le Secche, Castrocucco. Così il litorale di Maratea, la perla del Tirreno, impreziosito al largo da scogli e isolotti, si snoda per 32 km, intervallato da pareti rocciose alte e ripide che, ora si tuffano nel Mar Tirreno, ora si ritraggono accogliendo calette e spiagge.
A dominare l’incantevole paesaggio, sorge su uno sperone l’antico borgo di Maratea, arricchito da portali e viuzze, archi e palazzi settecenteschi, grotte, torri costiere, e, tra le altre, una accogliente e intima piazzetta. Il centro storico offre una ricca concentrazione di architetture di valore storico, tra cui luoghi di culto, per questa ragione Maratea è denominata anche “la città delle 44 chiese”.
L’abitato della “Perla del Tirreno” è sovrastato dal Monte San Biagio, su cui svetta la Statua del Redentore, noto anche come “Cristo di Maratea”, seconda per dimensioni soltanto a quella di Rio de Janeiro. Sotto la monumentale statua sono aggrappati, ad un fianco del monte, i ruderi dell’antico borgo denominato “castello”, mentre al lato opposto del Cristo si può visitare la Basilica di San Biagio (VI – VII sec. d.C.).
Ad accrescere la bellezza della città è il suo porto che garantisce servizi e accoglienza ai natanti e nelle serate estive diventa una delle attrazioni del posto per i numerosi eventi mondani che ospita.
“Dea del Mare” o “Città dei grandi Etei”, attraverso l’etimologia del suo nome Maratea racconta una storia intensa che certamente affonda le radici in epoca preistorica.
Nelle località di Massa e Brefaro, in particolare nelle grotte a ridosso della spiaggia di Fiumicello, sono emerse tracce di insediamenti umani risalenti ad oltre 40.000 anni fa, mentre reperti rinvenuti in Località Timpa, nei pressi del porto, rimandano al 1500 a. C. circa.
L’influenza romana invece è impressa sull’isolotto di Santo Janni per la presenza di resti di vasche destinate alla lavorazione e alla conservazione del Garum – condimento ottenuto dalle interiora di pesce molto utilizzato dai romani – e di un giacimento di ancore e anfore proprio sui fondali circostanti dello stesso isolotto.
Vi è certezza poi che intorno al VII–VIII sec. d.C., sulla cima del Monte San Biagio, si siano stabilite piccole comunità di monaci basiliani, i quali vi hanno creato un nucleo abitativo fortificato, oggi denominato “castello”.
La vera storia di Maratea, però, avrebbe inizio nel 1079, data che coincide con una bolla di Alfano I, vescovo di Salerno, primo documento in cui compare il nome della città che nel corso dei secoli ha subito diverse dominazioni da parte di bizantini, longobardi, arabi, normanni, angioini, aragonesi e spagnoli.
Un evento storico che ha segnato il passato della città tirrenica coincide con l’assedio al “castello”, la vecchia Maratea” subito nel 1806 da parte delle truppe francesi, le quali ne distrussero le mura cancellando per sempre l’originario nucleo di Maratea.
Non solo natura incontaminata e mare cristallino, Maratea è anche arte e cultura testimoniate in architetture di pregio, monumenti di inestimabile valore e torri costiere.
Mentre si raggiunge il borgo, percorrendo ripidi tornanti a picco sul mare, si può godere ancora di un paesaggio senza eguali in cui colori e profumi si fondono tra sensazioni indimenticabili.
Una volta raggiunto il centro storico ci si perde tra stradine, portali e settecenteschi edifici nobiliari tra i quali si distingue Palazzo De Lieto. Dopo una sosta nei caffè della graziosa piazzetta, di giorno centro dello shopping nei piccoli negozi di artigianato locale e in prestigiose boutique, di sera fulcro di concerti, mostre e manifestazioni culturali, è d’obbligo visitare almeno qualcuna delle 44 chiese della città, tutte custodi di interessanti gioielli artistici.
Lasciando il borghetto, mentre si va alla ricerca di nuove meraviglie, si possono ammirare le torri costiere (XVI sec.) e il castello di Castrocucco, dal 2005 monumento nazionale, puntando poi verso la località Acquafredda, si può visitare Villa Nitti, struttura di grande valore storico per essere stata la casa del presidente Francesco Saverio Nitti.
Raggiungendo Monte San Biagio, si resta estasiati al cospetto dell’imponente statua del Cristo Redentore che, in posizione dominante, dà le spalle al mare.
Imponente ma rassicurate, con le sue enormi braccia tese, svetta sul punto più alto del Monte San Biagio, sovrastando il centro storico di Maratea e dominando l’intero Golfo di Policastro.
In cemento misto a marmo di Carrara, è una straordinaria opera dello scultore fiorentino Bruno Innocenti, istallata nel 1965. Alta 22 metri, raffigura il Cristo Redentore e dà le spalle al mare, un dettaglio che si definisce solo man mano che ci si avvicina percependone la maestosità.
La statua del Cristo Redentore è il simbolo di Maratea e nel 2015, in occasione del suo cinquantenario, è stata istituita una festa che contempla numerose iniziative celebrative e sportive in suo onore. Ai suoi piedi di dispiegano i resti della città antica, denominata “castello”.
La cucina marateota ha una sua originalità fatta di sapori semplici coniugati ad ingredienti provenienti dalle campagne e dal mare ma esaltati da ricette nuove e prelibate.
La pasta lavorata a mano, dai fusilli alle lagane ai maccheroni, è spesso accompagnata da ottimi ragù di carne, ma anche verdure e legumi. Da provare sono anche i salumi, in particolare salsiccia e sorpressata, e i formaggi, come la mozzarella di Massa e i caciocavalli, in genere presentati come antipasti gustosi che precedono portate altrettanto prelibate.
Un vero piacere per il palato è rappresentato da zuppe di pesce, vermicelli al sugo di alici, o ancora alici “a scapici” e chef arditi a volte provano a riproporre il “garum”, una salsa ottenuta dalle interiora di pesce molto utilizzato dai romani. Un must della gastronomia di Maratea è il peperoncino elemento indispensabile che accompagna ed esalta quasi tutti i piatti.
Tra i dolci, sono squisiti i bocconotti, biscotti ripieni di mostarda di uva, i mostaccioli, biscotti a base di pasta di mandorle ricoperti di cioccolato e le zeppole, ciambelle fritte.
“Forse in Italia non c’è paesaggio e panorama più superbi di Maratea”, scriveva Indro Montanelli, uno dei più grandi giornalisti italiani, e non si può che dargli ragione.
Sarà che la città tirrenica è letteralmente abbracciata da tre dei più bei parchi del meridione: il Parco Nazionale del Pollino, a sud, i Parchi nazionali dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese e del Cilento e Valle di Diano, a nord. Sarà che al verde incontaminato si alternano cristallini fondali marini, spiagge incontaminate, suggestive calette e laghetti e sarà che in questo angolo di Basilicata il mare e la montagna si alternano tra gole, insenature, grotte.
Non è casuale, ad esempio, la denominazione della “Grotta delle Meraviglie”, uno spettacolo naturale di stalattiti e stalagmiti creati dalla laboriosa azione dell’acqua nel tempo.
Per lo più montuoso e collinare, con eccezione del tratto pianeggiante della frazione di Castrocucco, nei cui pressi scorre il fiume Noce, il territorio di Maratea è attraversato da una folta vegetazione costituita da boschi di cerri, aceri e olmi ed è inevitabile essere sorpresi dal profumo di ginestre, fiordalisi e orchidee o la rara “Primula palinuri”. Né passano inosservati i cespugli di ginepro, finocchio selvatico e fichi d’india che colorano il paesaggio.
Le formazioni montuose conferiscono al paesaggio un valore aggiunto, il più alto è il Monte Coccovello, mentre Monte San Biagio, prolungamento sul mare del sistema montuoso del monte Crivo, benché non molto elevato, per la sua posizione centrale rappresenta uno strategico punto panoramico sulla costa e sull’entroterra.
Maratea non è solo la “Perla del Tirreno”, ma anche la “città delle 44 chiese”, quanti sono i preziosi luoghi di culto che ne puntellano il territorio.
La più antica è la chiesa di San Vito (XI-XII sec), nel centro storico, al cui interno si possono apprezzare affreschi databili tra XIV e XVII secolo. Molto caratteristica è senza dubbio la chiesa dell’Annunziata, per il campanile e la cupola decorata da maioliche verdi e gialle e il portale d’ingresso con due leoni stilofori in pietra di epoca medioevale provenienti da una chiesa del “castello”, la parte vecchia di Maratea.
Davvero belle sono anche la chiesa madre di Santa Maria Maggiore (XIII-XIV sec.), la seicentesca chiesa dell’Addolorata e quella settecentesca dell’Immacolata, che nei suoi sotterranei preserva i resti della trecentesca chiesa di San Pietro, a sua volta impreziosita da affreschi che ne decorano il catino absidale.
Non molto distante dalla chiesa dell’Annunziata si può ammirare anche il cinquecentesco convento dei Minori Osservanti e l’annessa chiesa del Rosario, con opere d’arte dei secoli Sei e Settecento.
Pregevoli affreschi decorano anche la quattrocentesca chiesetta del Calvario.
Al lato opposto della statua del Redentore si può visitare la maestosa Basilica di San Biagio (VI – VII sec. d.C.), custode delle reliquie del Santo Patrono, al centro di solenni festeggiamenti nel mese di maggio.
In cima all’omonimo monte, è il santuario dedicato al Santo Patrono della città tirrenica e si raggiunge percorrendo tornanti panoramici di forte suggestione.
La tradizione vuole che la chiesa in origine sia stata edificata su un antico tempio pagano dedicato alla dea Minerva (VI-VII sec.), ma nel corso dei secoli ha subito diversi interventi di ampliamento e restauro.
Nel santuario sono custodite interessanti opere, in particolare nella Regia Cappella (XVII sec.) si trovano le Sacre Reliquie di San Biagio. Molto interessanti sono anche l’Affresco della Madonna del Melograno (XV sec.) e preziosi bassorilievi in marmo raffiguranti l’Annunciazione (XVII sec.) e la Madonna della Sapienza (XVIII).
Di pregevole fattura è anche l’organo del XVII secolo, visibile nella parte alta della navata di destra. Totalmente ristrutturata tra il 1963 e il 1969, nel 1741 la Basilica di San Biagio è dotata anche del campanile.
Nota anche come chiesa dell’Assunta, il suo nucleo originario risale ai secoli XII-XIV e ha subito diversi lavori di ampliamento.
Molto bello il grande campanile a base rettangolare con sopraelevazione ottagonale, in stile romanico. Nel XVIII secolo al coro della chiesa è stata incorporata la torre che oggi costituisce il presbiterio. All’ingresso si notano subito due angeli in atto di preghiera scolpiti nel XVI secolo, mentre una volta all’interno, con pianta a navata unica e decorato da stucchi, archi, lesene, e motivi floreali di stampo barocco, si possono ammirare alcune opere.
Di particolare interesse è la statua lignea della Madonna con Bambino (XVIII sec.), diversi altari e tele, come quella raffigurante l’Immacolata (XVII sec.), il dipinto dell’Adorazione dei pastori e Santi (XVIII sec.) e una bella scultura in legno di San Michele Arcangelo (1890). La chiesa conserva le sacre reliquie di San Donato Martire. Sopra il presbiterio si può ammirare la statua della Madonna degli Angeli (XVII sec.).
Oggi presenta una fattura barocca con soffitto a botte, ma la chiesa, tra le più importanti del centro storico di Maratea, viene realizzata come ampliamento di una cappella del XVI secolo.
Il punto di forza della chiesa dell’Annunziata sono il campanile e la cupola decorata da maioliche verdi e gialle, né sfugge allo sguardo il portale d’ingresso con due leoni stilofori in pietra di epoca medioevale provenienti da una chiesa del Castello, la parte vecchia di Maratea.
All’interno si distinguono diverse opere d’arte come una pala d’altare raffigurante l’Annunciazione, attribuita al pittore cinquecentesco Simone da Firenze, l’altare maggiore in marmi policromi, un dipinto del martirio di San Lorenzo (XVIII sec.) e un altro di Santa Lucia (1775). Si distingue per il valore storico il busto in legno di San Biagio. Il portale barocco, sormontato da un affresco dell’Annunciazione (XVII sec.), presenta due antichissimi leoni in pietra.
Proprio da Maratea ha inizio il viaggio dei quattro amici musicisti interpretati da Rocco Papaleo, Alessandro Gassman, Paolo Briguglia e Max Gazzé in “Basilicata coast to coast”.
Il road movie parte proprio con l’esibizione del gruppo su una terrazza a strapiombo sul mare, mentre alle loro spalle “sfilano” i pittoreschi paesaggi costieri e montani e le peculiarità artistiche e storiche della città tirrenica.
In alcune scene si riconoscono parte degli oltre 30 chilometri della costa marateota, in particolare la località di Acquafredda, caratterizzata da insenature e grotte, scogli e secche. Poi, i vicoli del centro storico e l’imponente statua del Redentore, che dall’alto del Monte San Biagio domina l’intero panorama, si offrono al pubblico nella loro spettacolare bellezza.
Numerosi altri film sono stati girati a Maratea, tra quali meritano di essere menzionati “A Porte Chiuse” (1961), di Dino Risi e con Anita Ekberg, e “Ogni lasciato è perso” (2000) di Piero Chiambretti.
Mare e montagna, a Maratea, hanno varie declinazioni, per la conformazione del territorio, che ben si presta anche ad attività come il parapendio, e per la vicinanza a parchi e versanti montuosi su cui si può sciare e divertirsi anche in inverno.
In diverse località, in territorio di Maratea, avventura e divertimento sono garantiti agli appassionati di parapendio praticabile tra Colle della Salvia, Monte Coccovello e Monte San Biagio, sorvolando proprio la statua del Cristo Redentore, con vari livelli di difficoltà.
Ma a un passo dalla città tirrenica si trova anche il comprensorio del Monte Sirino che, se in estate offre la possibilità di praticare trekking, andare in mountain bike o dedicarsi a passeggiate a cavallo, in inverno, grazie alle stazioni sciistiche del Lago glaciale Laudemio e Conserva di Lauria, consente ai più sportivi di dedicarsi al nord walking, allo sci alpino o di fondo, oltre che a passeggiate con le racchette da neve.
Analoga opportunità è garantita all’interno del Parco Nazionale del Pollino dove, oltre a sci di fondo, sci escursionismo e altri sport di montagna, particolarmente suggestive sono le ciaspolate e ciaspoluna, piacevoli passeggiate anche notturne sul soffice manto nevoso, cui si alternano, soprattutto con la bella stagione passeggiate a piedi o in bicicletta, escursioni, trekking e rafting.
La posizione e la conformazione del territorio fanno di Maratea e dei suoi dintorni luoghi versatili anche per gli amanti di attività en plein air.
D’altronte bastano pochi chilometri per raggiungere le vette del Parco Nazionale del Pollino o del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, entrambi location ideali per appassionati di trekking o mountain bike, rafting o canyoning, passeggiate a cavallo o birdwatching.
Nel territorio marateota, inoltre, la presenza di gole, insenature, spiagge e grotte consentono al visitatore di dedicarsi ad appassionanti gite in barca o in veliero, ma anche ad avventurose immersioni tra fondali incontaminati.
Da non perdere, soprattutto per escursionisti esperti, sono i percorsi alla scoperta delle pendici dei monti Crivo e Coccovello, entrambi siti di interesse comunitario (SIC), mentre più semplice, quindi adatto anche alle famiglie, è l’itinerario che dal centro storico di Maratea porta fin sotto alla statua del Redentore, sul Monte San Biagio. Lo stesso tratto, lungo percorsi alternativi e più faticosi, si presta a chi è alla ricerca di sfide avvincenti in mountain bike.
Coinvolgente, sebbene più complesso, è poi l’itinerario che conduce fino alla “Grotta dell’Eremita” attraverso un sentiero ripido e tortuoso. Da non perdere è anche lo spettacolo offerto dalla “Grotta delle Meraviglie”, uno degli antri più piccoli dell’intero territorio nazionale, caratterizzata da stalagmiti e stalattiti creati dalla laboriosa attività dell’acqua nel tempo.
La località di Maratea, dunque, consente di coniugare alla comoda e rilassante tintarella anche un contatto più diretto, e certamente indimenticabile, con la natura più vera.
Non è un caso che la costa tirrenica lucana riesca ad aggiudicarsi quasi ogni anno prestigiosi riconoscimenti ambientali come la “Bandiera Blu” e le “4 Vele”. Non è un caso perché Maratea è un paradiso naturale in cui ammassi rocciosi si “tuffano” nel mare come giganti stanchi.
La perla del Tirreno, Location irrinunciabile per chi ama rilassarsi al sole, immergersi in fondali marini profondi e limpidi per la pesca subacquea, ma anche per chi cerca riparo e relax in grotte marine o piccole insenature. Non si può raccontare il senso di libertà di una passeggia lungo le spiagge di ciottoli, che nell’incontro con la luce del sole creano giochi di luminosità da fiaba.
Con i suoi 32 chilometri di costa quella marateota assume un fascino particolare anche perché la sua rocciosa scogliera, che ospita ancora le tracce delle antiche torri di avvistamento, si alterna a piccole spiagge delimitate dall’azzurro del mare e dal verde della macchia mediterranea, dando vita a splendide località balneari: Acquafredda, più a nord, Cersuta, con spiagge tra le più apprezzate, Fiumicello, una delle più frequentate, la Spiaggia Nera, dal caratteristico colore scuro della sabbia, Castrocucco, dove si staglia una delle spiagge più suggestive.
Grazioso e confortevole il porto di Maratea garantisce servizi e accoglienza ai natanti e nelle serate estive diventa una delle attrazioni del posto.
Il Centro operativo misto di Maratea organizza mostre e attività didattiche nelle sale di Palazzo De Lieto, uno degli edifici storici della città, in occasione delle manifestazioni promosse dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e durante la stagione estiva.
Palazzo De Lieto espone inoltre la mostra permanente “Dal mare alla terra” che consiste in una parte generale composta da pannelli raffiguranti le origini della navigazione e dei commerci via mare e in un’altra strettamente archeologica costituita dall’esposizione di ancore di navi romane ritrovate intorno all’isola di Santo Janni – uno dei ritrovamenti più cospicui del Mediterraneo – anfore e oggetti simili.