Nel piccolo borgo della collina materana le origini del compositore Antonio Vivaldi
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Su un’altura tra i fiumi Bradano e Basento, Pomarico sembra fare da guardia alla valle su cui affaccia, nel cuore della morbida collina materana.

Circondato da estesi campi costellati da uliveti, vigneti e frutteti – come indica il suo nome che deriva da “Pomaria Locus” o “Pomi Ager”, “luogo ricco di alberi fruttiferi” – e per la bellezza naturalistica del circostante bosco della Manferrara, il paese si presenta come uno splendido dipinto che non ci si stanca di ammirare.

Non mancano però aspetti culturali di forte impatto, a partire dalle sue origini antichissime testimoniate dalla scoperta di reperti archeologici appartenenti all’età greco-ellenistica, fino al suo caratteristico borgo antico, denominato Rione Castello, dove si possono visitare i palazzi gentilizi con portali e ringhiere in ferro battuto e le numerose chiese.

L’attuale Pomarico sorge nell’850 d.C. per volontà degli abitanti di Pomarico Vecchio, un centro lucano fortificato, in seguito alla distruzione del loro abitato da parte dei Saraceni.

Diversi feudatari hanno posseduto Pomarico: Guglielmo Braccio Di Ferro, Roberto il Guiscardo, i Macabeo e i De Balzo; nel Cinquecento appartenne ai signori d’Avalos, poi agli Orsini, ai Naselli e ai Miroballo, finché, nella seconda metà del Settecento, il feudo passa ai Donnaperna, che edificano il loro maestoso Palazzo Marchesale.

Nel 1799 Pomarico partecipa ai moti per la Repubblica Partenopea, mentre nella seconda metà dell’800 prende parte attiva agli ideali unitari. Non meno rilevante è il ruolo del paese in occasione del fenomeno del brigantaggio.

Ripide e strette stradine conducono al cuore antico di Pomarico, noto come Rione Castello in cui aleggia l’antico passato che ha visto protagonisti gli abitanti della vecchia Pomarico, più volte vittime di saccheggi da parte dei Saraceni.

Qui sono custoditi i resti dell’antico fortilizio e della chiesa vecchia, fatta costruire da Francesco II Del Balzo intorno alla metà del XV secolo.

Scorrendo con lo sguardo sulle modeste abitazioni, in alcuni casi ancora sovrastate da tetti a tegole, spiccano i palazzotti signorili dai caratteristici portali in pietra e ringhiere in ferro battuto, mentre più in alto svetta la settecentesca chiesa della SS. Addolorata.

In posizione dominante rispetto all’abitato e di particolare interesse artistico è senza dubbio il Palazzo Marchesale o Donnaperna nella sua imponente struttura settecentesca e che in estate, nel suo cortile interno, nel “salone Rosa” con volte dipinte a tempera, ospita la stagione culturale estiva con concerti e spettacoli.

Non lascia indifferente la fontana del XX secolo che si può ammirare in Via Rago.

Un evento di grande valore culturale e artistico, inoltre, a Pomarico è dedicato al compositore Antonio Vivaldi e alle sue origini lucane: il nonno materno emigrò proprio dal paese del materano a Venezia nel 1650.

Le orecchiette condite con cime di rape o ragù sono tra le tipologie più appetitose di pasta di casa preparate a Pomarico.

A Pasqua è d’obbligo la “scarcella”, una saporita pizza salata farcita di formaggio fresco, salsiccia e uova, ma non mancano anche squisiti piatti a base di carne di agnello e di capretto cotta alla brace, oltre agli “gnumureddre”, pezzetti di interiora tenuti legati da budella. Tra i dolci si distinguono le ottime pettole, a pasta lievitata fritta, e i taralli dolci.

Tra le dolci colline materane, in cui è incastonato anche il comune di Pomarico, possono trovare rifugio lo sguardo e l’animo del più sensibile dei visitatori alla ricerca di serenità e paesaggi autentici.

Boschi che regalano paesaggi di grande impatto e specie animali e vegetali di rilievo testimoniano la bellezza di scenari affascinanti dal punto di vista naturalistico, come il bosco della Manferrara che per circa 400 ettari si estende a pochi chilometri dal paese. Una bella distesa di lecci, cerri e roverelle caratterizzano il bosco, mentre il sottobosco è ricchissimo di volatili, tra i quali si distingue il picchio reale.

Le chiese di Pomarico sono preziosi scrigni di arte e fede in cui il visitatore ha l’occasione di coniugare la scoperta di pregevoli opere a momenti di spiritualità.

La chiesa madre è dedicata a San Michele Arcangelo, protettore di Pomarico. Bella la sua facciata barocca con l’imponente campanile, mentre all’interno è a croce latina a tre navate con eleganti decorazioni barocche e statue e angeli a stucchi. Ma le decorazioni in stucco impreziosiscono tutto il tempio e sono stati realizzati dai fratelli Tabacco e Sante Regolo, artisti milanesi. L’imponente altare del presbiterio è in pietra dipinta, mentre il tabernacolo centrale è scolpito in marmo e adornato da teste di cherubini.

Vale la pena visitare anche la chiesa di Sant’Antonio da Padova, annessa all’antico convento, con facciata a capanna, in pietra locale, il portale litico e due volute che reggono un architrave. L’interno è a due navate in stile barocco e ricche decorazioni a stucco, vi sono conservati il coro ligneo del 1770, intagliato da frate Antonio La Raja di Laurenzana e le tele di Pietro Antonio Ferro, raffiguranti la Deposizione e la Madonna col Bambino coi santi Francesco e Antonio (1615).

Nel territorio di Pomarico gli amanti della natura e del relax all’aria aperta sono i benvenuti per la presenza del verdeggiante bosco della Manferrara.

In questo suggestivo contesto ambientale si possono praticare escursioni a piendi o in bicicletta, che assumono un fascino tutto diverso se organizzate nelle ore notturne. Il bosco di estende per oltre 400 ettari ai margini dell’abitato ed è attraversato da piante tipiche tra le quali si distinguono il cerro, l’acero, l’orniello, il pino d’Aleppo, la rosa canina, l’agrifoglio, il mirto, il lentisco, il pungitopo, il biancospino. Molto ricca è anche la fauna costituita da volpi, faine, tassi, istrici, vipere e diverse specie di uccelli, tra tutti è frequente vi nidifichi il picchio reale.