Roccanova è la “città del vino”, perché proprio qui, in questo piccolo centro della Val D’Agri, che nasce il rinomato “Grottino di Roccanova” Dop, addirittura citato nel trattato “Naturalis Historia” di Plinio, in riferimento alla produzione di vino nel territorio di Roccanova, appunto.

Il delizioso nettare è caratterizzato da notevoli potenzialità organolettiche esaltate dalla conservazione in caratteristiche grotte, circa 350, distribuite lungo la periferia dell’abitato del paese, alcune delle quali risalirebbero al 1700.

Non è un caso, d’altronde, che a caratterizzare il territorio del paesino sia l’immensa distesa di vigneti legati proprio alla produzione del vino, il cui sapore viene esaltato dall’abbinamento ai succulenti piatti della tradizione culinaria lucana.

Durante il periodo normanno roccaforte della Contea di Chiaromonte, le prime notizie ufficiali su Roccanova risalgono al 1276.

Scavi archeologici hanno consentito di rinvenire numerosi reperti risalenti al periodo compreso tra il VII e IV sec. a.C., i quali confermerebbero la presenza di coloni greci sul luogo.

Oggi parte di questi materiali possono essere ammirati presso il Museo Archeologico Nazionale della Siritide di Policoro e in quello di Taranto. Alcuni di essi assumono una particolare valenza  storico-archeologico, si tratta di vasi  a figure rosse del IV secolo a.C. attribuiti al noto Pittore di Roccanova.

All’inizio del XII secolo è feudo di Rinaldo e, nel 1269, viene assegnato da Carlo I d’Angiò a Guglielmo della Marra, per poi passare ai Carafa e, successivamente, ai Colonna di Stigliano, fino alla fine del Settecento.

Il piccolo borgo di Roccanova conserva la sua originaria struttura medioevale, in cui il visitatore può ammirare imponenti palazzi signorili di buona fattura.

Nella parte più antica, di particolare interesse è Palazzo Fortunato (XIX sec.), nel 1995 dichiarato bene culturale con  “vincolo monumentale” come Palazzo Mendaia, rilevante esempio dell’architettura del XVIII secolo.

Nella piazza principale di Roccanova non passa inosservato, poi, l’orologio solare costruito nel 1882, dal quadrante artisticamente rifinito.

Di notevole valore archeologico sono anche i reperti rinvenuti in alcune contrade come Serra e Marcellino, testimoni degli intensi rapporti intercorsi tra la popolazione locale e i coloni greci.

Non c’è pasto, a Roccanova, non debba essere accompagnato dal famoso “Grottino di Roccanova Dop”, il vino ancora oggi conservato all’interno di grandi botti di legno a loro volta custodite in cantine-grotta disseminate lungo l’abitato.

“Signora” della tavola è la pasta di casa, che nei suoi originali formati propone “Raskatiell”, cavatelli conditi con la tipica “Sauza cacoscia”, una salsa fatta con pomodori essiccati al sole e conservati sott’olio,  peperoni secchi, e peperoncino piccante, e i “Firzuou”, fusilli insaporiti con sugo di carne di maiale e rafano.

Da non perdere sono anche gli ottimi salumi tipici, tra i quali si distinguono soppressata e salciccia.

Il paesaggio di Roccanova è un splendido dipinto naturale che si può ammirare tra le valli dei fiumi Agri, Sinni e Sarmento, in cui si espandono ampie e ricche distese di vitigni, spesso attrattiva per turisti ed escursionisti.

In questo suggestivo quadro della Val D’Agri rientrano le affascinanti cantine-grotta scavate direttamente in pareti tufacee, considerate fiore all’occhiello dai viticoltori locali, i quali, al loro interno e in grossi botti di legno, conservano l’ottimo vino prodotto in loco e noto come “Grottino di Roccanova Dop”.

Nel territorio di Roccanova rientra il bosco Caliuvo, nel quale scorrono antiche sorgenti, come quella denominata “Acqua del Tasso”. Di particolare interesse è anche il cosiddetto “Cozzo della Guardiola”, una suggestiva altura da cui si può apprezzare una piacevole veduta e che, secondo un antico racconto, rappresentava un punto strategico all’epoca dei briganti per sorvegliare il territorio.

Tra passato e presente, per le numerose ricostruzioni subite, non si può non visitare a Roccanova l’ottocentesca chiesa madre dedicata a San Nicola di Bari, in cui è custodita una bella scultura lignea raffigurante una Madonna col Bambino.

Il tempio risale al XII secolo, ma viene quasi completamente distrutto dal terremoto del 1857 e per la sua ricostruzione occorrerà aspettare gli inizi del ‘900, secondo un progetto ideato sullo schema della chiesa del Convento di Santa Maria di Orsoleo, a Sant’Arcangelo, non molto distate e ben visibile da Roccanova.

Nella chiesa madre di Roccanova si trova un gruppo ligneo raffigurante l’Annunciazione dell’Angelo Gabriele alla Madonna (1707), opera dello scultore Patalano che si sarebbe ispirato al rilievo conservato all’interno della chiesa della Santissima Annunziata, a Firenze. Un tempo la scultura era conservata nell’antica chiesa della santissima Annunziata.

Piccola ma molto caratteristica è la chiesa di Santa Maria delle Grazie (XV sec.), che si può ammirare nel rione Greci, nel centro storico di Roccanova. In essa è conservata la statua della Madonna delle Grazie, di stile rinascimentale,  trasportata in processione dai fedeli ogni 15 agosto in occasione della festa della Santissima Assunta.

Non è raro che i gli amanti di percorsi-natura si inoltrino negli spazi verdi che circondano Roccanova, nella bella Va D’Agri.

Uno dei luoghi meta di escursionisti provenienti anche da fuori regione è il bosco comunale Caliuvo di Roccanova, dove, percorrendo antichi tratturi e stradelle, ci si può abbeverare ad antiche sorgenti, come l’“Acqua del Tasso”.

Lungo questi itinerari si battono tratti totalmente immersi in una ricca vegetazione dominata da querce secolari, come la cosiddetta “Quercia dei Briganti”, oltre a cerri, faggi, frassini, castagni e ginepri.

Una volta da queste parti, ci si può spingere anche fino alla suggestiva altura del “Cozzo della Guardiola” per godere di una piacevole veduta su tutta l’area circostante, perdendo lo sguardo dal massiccio del Pollino al monte Raparo e al Volturino, e poi da Monte Viggiano sino ai calanchi di Montalbano.

Non si può concludere un’escursione nel territorio di Roccanova, senza far visita visita alle caratteristiche cantine scavate in massi di arenaria, in cui viene conservato l’ottimo vino Grottino di Roccanova Dop.

I numerosi scavi archeologici condotti nelle contrade “Marcellino”, “Spadarea”,  “Battifarano” e “Serre”, a Roccanova, hanno portato alla luce reperti che testimoniano le antiche origini del piccolo centro della Val D’Agri.

Si tratta per lo più di corredi funebri di rilevante valore storico-archeologico, segno di presenze indigene e greche nel territorio. Particolare interesse hanno suscitato numerosi vasi a figure rosse del IV secolo a.C. attribuiti all’artista meglio noto come “Pittore di Roccanova” (360 a.C.).