Storia e tradizioni aleggiano nel borgo di Ruvo del Monte, antica città sannita, nell’area nord occidentale della Basilicata, il Vulture Melfese.
Le sue antichissime origini sono testimoniate dagli scavi archeologici condotti sulla collina che sovrasta il paese, facendo emergere necropoli di popolazioni indigene risalenti a VII-VI secolo a.C., mentre il suo presente è rappresentato dalla sua architettura composta, dalle viuzze silenziose, dai suoi monumenti e dal patrimonio sacro.
Un meraviglioso panorama si può ammirare dall’alto del borgo, dove sorgno la Torre angioina, che è parte del castello, proiettando il visitatore in un’atmosfera surreale in cui a predominare sono silenzio e natura.
L’eco del glorioso passato feudale di Ruvo del Monte risuona ancora dalla torre angioina e dai resti delle mura del castello.
Più volto dominato da signori e feudatari, Ruvo del Monte si lascia alle spalle questo destino con l’abolizione del feudalesimo voluta nel 1806 da Giuseppe Bonaparte.
Nel 1861 il paese subisce l’invasione e i saccheggi da parte delle bande dei briganti guidate dal rionerese Crocco e dall’aviglianese Ninco Nanco, entrambi lucani.
Una delle vicende storiche ad aver segnato particolarmente il passato del paese è rappresentata dal disastroso terremoto del 23 novembre 1980, che ha raso al suolo gran parte del patrimonio del paese, tra case, chiese e palazzi.
l patrimonio artistico e culturale di Ruvo del Monte è custodito nel suo spettacolare paesaggio apprezzabile in ogni stagione.
Un affascinante belvedere è rappresentato dal punto su cui sorgono la Torre Angioina, che conserva ancora le originali merlature, parte del castello, probabilmente edificato durante le guerre tra i Longobardi e i Bizantini.
Seppur acquistato da diversi proprietari, i quali ne hanno modificato le antiche strutture, il maniero conserva ancora, tra due grandi porti con le loro mura, il fossato e la vestigia dei ponti levatoi. All’interno si può apprezzare un bel cortile, mentre nei pressi si trova la “Fontana Vecchia”, la più antica del paese con due abbeveratoi.
Da qui, dunque, il visitatore può perdere lo sguardo nell’intero panorama dell’abitato sottostante, delle campagne e le colline che lo circondano, e poi delle vallate del torrente Liento e del fiume Ofanto, ma anche dei Fronti di Ruvo verso il Vulture, fino a sconfinare verso il maniero federiciano di Lagopesole o i vicini paesi di Rapone e Calitri.
I MUSEI DI RUVO DEL MONTE
Il visitatore di Ruvo del Monte può diversificare la sua giornata di scoperta nel piccolo ma ricco paese del Vulture Melfese, facendo il suo ingresso nei musei che esso ospita.
All’interno del Museo della civiltà contadina, sono custoditi numerosi oggetti della vita quotidiana, della casa, arnesi da lavoro della civiltà contadina ed artigiana, che ha caratterizzato l’economia del paese fino agli anni ’70 del secolo scorso. L’allestimento comprende inoltre un angolo di archeologia con una stele funeraria romana del III d.C., una tomba a cassa del V sec. a.C., alcuni pesi da telaio, selci lavorate e fossili.
Nel Museo Civico archeologico sono allestite 8 teche in cui sono custoditi oltre 120 reperti, appartenenti alla “Collezione Gugliotta” ( VII – IV sec. a.C.). Il Museo d’Arte sacra preserva numerose statue di santi, alcune lignee di pregiata fattura e risalenti al XVI secolo, numerosi paramenti e arredi sacri. In un altro ambiente sono documentati fotograficamente angoli e attività ruvesi di una volta.
A Ruvo del Monte di particolare rilievo è la produzione di vino locale secondo i procedimenti più tradizionali con l’utilizzo di antichi strumenti.
Il gustoso nettare può accompagnare succulenti banchetti a basse di prodotti locali tra i quali spiccano i tartufi, i funghi, i salumi, la pasta fresca artigianale, come gli strascinati e i cavatelli.
Tra le portate tradizionali per eccellenza si consiglia di ordinare la “tortiera” al forno, i cavatelli lunghi con cime di zucca, farro e salsiccia e le “cartellate”, sfiziosi dolci fritti cosparsi di vino cotto, ma anche mandorle tritate e tostate.
Per il paesaggio che lo circonda, quello tipico e seducente del Vulture Melfese, circondato da boschi, sorgenti, torrenti e aree da pascolo, Ruvo del Monte può essere il luogo ideale per chi ama perdersi nel silenzio della natura.
Lungo i sentieri del lussureggiante bosco comunale di Bucito, attraversato da querce di alto fusto, trovano possibilità di relax e divertimento quanti sono intenzionati a fare trekking, respirare aria buona, rinfrescarsi attingendo acqua fresca alle sorgenti circostanti.
A rendere tutto più affascinante e surreale è la frequente possibilità di incontrare animali al pascolo e contemplare i falchi in volo. Proprio nel cuore del bosco si trova il Centro di Educazione Ambientale regionale allestito nella storica struttura del “Casone”.
Puntando più a valle, una volta raggiunte le ombrose sponde della Fiumara di Atella, gli appassionati di pesca possono abbandonarsi alla propria passione. Dal territorio di Ruvo non sono molto distanti i bellissimi laghi di Monticchio.
Da un punto di vista artistico e spirituale un particolare valore va riconosciuto alla chiesa madre di Santa Maria Assunta, il maggiore edificio di culto al centro dell’abitato di Ruvo del Monte.
Due portali dall’elegante lavorazione e un grosso rosone ne decorano la facciata, mentre all’interno può essere ammirato il soffitto a cassettoni, di tipo basilicale, composto da 175 ottagoni e risalente agli anni ’40 del secolo scorso. I lavori di restauro hanno messo in luce diversi dettagli architettonici del monumento, come pilastri, lesene e arcate.
La chiesa madre di Ruvo custodisce interessanti elementi come le reliquie di San Donato Martire, Protettore del paese, alcune statue di pregio in legno (XVI sec.), un trittico con dipinti su pale, sempre in legno, raffiguranti santi e due tele con la Sacra Famiglia, nota come “Madonna degli Angeli”, e la Risurrezione che sormonta la scena del Purgatorio di scuola napoletana.
Molto bello è l’antico battistero in pietra locale con copertura in legno.
L’antico passato di Ruvo del Monte è riemerso in occasione dei diversi scavi archeologici condotti a partire dalla metà degli anni settanta, i quali hanno portato alla luce più di un centinaio di tombe con i relativi corredi funerari, risalenti al VII-V secolo a.C.
Oggi quegli affascinanti reperti sono custoditi in parte nel Museo Archeologico Nazionale Pallottino di Melfi, e parte nel Museo Civico Archeologico.
L’elevato numero di tombe scavate, con i relativi corredi funerari, hanno rivelato la presenza di pezzi importati, tra i quali un candelabro di bronzo di provenienza etrusca e diverso materiale in ceramica.