È uno dei più caratteristici paesi di cultura arbëreshe della Basilicata e si trova nella Val Sarmento, in pieno Parco Nazionale del Pollino.
San Costantino Albanese conserva nel nome, nella parlata quotidiana, nelle tradizioni e nella cultura le impostazioni delle popolazioni albanesi che proprio qui hanno trovato rifugio, lasciando impressa la loro identità anche nelle architetture e nelle funzioni religiose fortemente legate al rito greco-bizantino soprattutto in occasione delle tipiche cerimonie nuziali.
Questo passaggio si evince anche dalla denominazione dei due nuclei in cui è suddiviso il piccolo borgo antico: la parte alta, detta “katundi alartaz”, e la parte bassa, “katundi ahimaz” e conserva diversi luoghi di interesse culturale e religioso.
Splendide risorse naturalistiche e paesaggistiche avvolgono il paese tra il profumo della ginestra e i colori tipici del Parco Nazionale del Pollino, le cui bellezze possono essere ammirate dall’alto, con il “Volo dell’Aquila”, attrattore di nuova concezione che consente di sorvolare i tetti della piccola comunità arbëreshë in quattro, su un deltaplano fissato ad un cavo d’acciaio, e sentirsi più vicini alle aquile e ai falchi che presidiano questi luoghi.
La storia di San Costantino Albanese sarebbe segnata dalle emigrazioni di popoli arbëreshë, in particolare i profughi Coronei, provenienti dalla greca Morea (Grecia), intorno al 1534.
Il piccolo centro che ricade nel Parco Nazionale del Pollino sorge come borgo basato su un’economia piuttosto povera, incentrata sulla coltivazione di castagni e ulivi, oltre che di lino, ginestra e cotoni, materiali peraltro impiegati nella realizzazione dei costume tipico, in parte ancora oggi utilizzato.
Alcuni pezzi si possono ammirare all’interno dell’Etnomuseo della civiltà arbëreshe di San Costantino Albanese. La lingua è una delle eredità che le etnie albanesi hanno lasciato alla gente del paesino incastonato nel versante lucano del Parco del Pollino e che ne fa motivo di orgoglio culturale e identitario.
Tutto qui racconta il passaggio e l’influenza delle popolazioni arbëreshe avvenuto nel ‘500 come testimonia il nome delle caratteristiche strade indicato in lingua versione italiana e albanese.
Dalla chiesetta della Madonna delle Grazie, nella parte bassa del paese, ha inizio via Scanderberg, in albanese “nxellikata”, che attraversa tutto il borgo puntellato di bei portali e decorato da murales per poi allargarsi nella piazza principale, su cui affaccia la chiesa madre dedicata ai Santi Costantino ed Elena.
Continuando a salire ci si imbatte nel santuario della Madonna della Stella, Protettrice di San Costantino Albanese, totalmente immerso tra cerri e ulivi, e cuore pulsante della comunità locale.
In pieno centro storico sorge l’Etnomuseo della comunità arbëreshe di San Costantino Albanese che ospita la biblioteca di cultura albanese, la mostra iconografica del maestro Josif Droboniku, autore delle icone che ornano la chiesa madre, e il Presepe Arbëreshe.
Davvero interessante è anche la collezione di oggetti della cultura materiale contadina, i preziosi costumi tradizionali arbëreshe, il telaio relativo alla lavorazione e tessitura della ginestra.
Il profumo delle prelibatezze preparate in casa si percepisce appena in paese e non può che carpire la curiosità del visitatore amante della buona tavola.
Tra le specialità del posto predomina la pasta fatta a mano, ma anche gli squisiti salumi dalla salsiccia alla soppressata, oltre al saporito capocollo. I secondi piatti sono per lo più a base di carne di capretto e agnello cotti sulla brace.
Molto diffusi sono inoltre i fichi secchi con le noci, il “sanguinaccio” di maiale e, soprattutto nel periodo natalizio, dolci ripieni di marmellata di castagne e conditi con il miele.
Il caratteristico paese di San Costantino Albanese ricade nel versante lucano del Parco Nazionale del Pollino che, diviso tra la Basilicata e la Calabria, con i suoi 192.000 ettari, è il più esteso d’Italia.
Considerato uno dei massicci più belli e caratterizzanti dell’Appennino Lucano, la sua denominazione deriva dalla vetta del massiccio del Pollino, il Mons Apollineum, che gli Achei definirono monte di Apollo, individuandolo un po’ nell’Olimpo, per la sua imponenza tale da sfiorare quasi il cielo.
Lungo itinerari e percorsi accattivanti ci si inoltra in fitti boschi di faggio, abeti e castagni e altipiani erbosi, fino ad “incontrare” sinuosi, fieri e secolari, i Pini Loricati, simbolo del parco, visibili soprattutto sulla cima di Serra di Crispo, denominata il “Giardino degli Dei” proprio perché considerata uno dei santuari di questa rara specie arborea dal tronco contorto.
Tra queste distese si aggirano esemplari di lupo appenninico, cinghiali e caprioli, scoiattoli, istrici e lontre, ma anche picchi e gufi reali. Caratterizzato dalle vette più alte dell’intero arco appenninico meridionale, sorvolate da aquile reali, falchi pellegrini e gheppi, senz’altro va menzionata Serra Dolcedorme, “tetto” del parco.
Corsi d’acqua e affioramenti rocciosi, profonde faglie e inquietanti voragini attraversano il Parco del Pollino, “popolato” anche da fossili risalenti a decine di migliaia di anni fa, come lo scheletro di un Elepfhas antiquus italicus, alto quattro metri e vissuto circa settecentomila anni fa rinvenuto nelle Valli del Mercure e attualmente custodito nel Museo Naturalistico e Peleontologico di Rotonda, sede del Parco.
A San Costantino Albanese anche il patrimonio spirituale desta grande interesse, a partire dalla chiesa madre di San Costantino ed Elena (XVII sec.), in stile barocco e a tre navate.
Sulla facciata della chiesa si possono ammirare belle maioliche che raffigurano, al centro, il Santo, a sinistra, San Pietro, a destra, San Paolo. In uno degli ultimi interventi di ristrutturazione è stata costruita l’iconostasi, una balaustra di legno che divide la chiesa in due: lo spazio dove è posto l’altare e la navata destinata ai banchi per i fedeli. All’interno sono custoditi un battistero in rame rosso e vari dipinti di XVI, XVII e XVIII secolo.
Non molto distante dall’abitato si può visitare il santuario di Santa Maria della Stella edificato nel XVII secolo su un preesistente edificio bizantino del X-XI secolo, come si desume dalla tipica cupola a calotta con tetto a gradinata che poggia su tamburo quadrato.
Davvero belli gli affreschi interni databili al XVII secolo e attribuiti a Belisario Corinzio, oltre ad una tela raffigurante l’immagine della Madonna della Stella e un altare barocco sempre del XVII secolo.
Questo tempio è teatro di un evento che si svolge tra sacro e profano, la seconda domenica di maggio per le celebrazioni in onore della Madonna della Stella, contestualmente all’incendio di singolari pupazzi in cartapesta chiamati “Nuzazit”.
Spingendosi in località Lupariello, ancora nel comune di San Costantino Albanese, si possono ammirare i resti del monastero baronale di Santa Maria della Saectara, mentre in località Acqua Fredda, tra boschi e sorgenti, si trova la cappella della Madonna della Conselva, molto venerata dalla popolazione locale.
San Costantino Albanese ricade nel versante lucano del Parco Nazionale del Pollino, il più esteso d’Italia, dove si possono praticare entusiasmanti sport invernali.
Proprio qui, su uno dei massicci più belli e caratterizzanti dell’Appennino lucano, in inverno, quando la neve imbianca totalmente le sue vette, il Pollino diventa uno straordinario luogo di incontro per gli amanti dello sci.
Tra i comuni di Rotonda, Viggianello e Terranova di Pollino è possibile praticare sci di fondo, sci escursionismo e altri sport di montagna. Particolarmente suggestive sono le ciaspolate e ciaspoluna, piacevoli e semplici passeggiate anche notturne con le racchette da neve, attività queste che consentono di scoprire la magia dei boschi. Per i più piccoli sono disponibili spazi in cui divertisi con slittini e bob.
Il territorio in cui ricade San Costantino albanese, nel Parco Nazionale del Pollino, è un’area verde incontaminata e una palestra a cielo aperto per amanti della natura e delle attività en plein air.
Il visitatore che raggiunge quello il Parco più esteso d’Italia ha solo l’imbarazzo della scelta tra le attività praticabili, più o meno spericolate: dal trekking al rafting lungo il fiume Lao, al nordic walking, fino a torrentismo e canyoning, nelle Gole del Raganello, o all’arrampicata e al free climbing, e poi, ancora, mountain bike e turismo equestre.
In particolare, luoghi di interesse escursionistico sono i boschi proprio ridosso dell’abitato di San Costantino Albanese, ad esempio si può raggiungere il suggestivo punto panoramico Tumbarino da cui è possibile ammirare la valle Rubbio, uno spettacolo di boschi di querce, agrifogli, cerri e roverelle. Percorrendo sentieri si può raggiungere anche la Sorgente Catusa circondata da faggi secolari.
Dalla località Acquafredda, nel territorio di San Costantino Albanese, si può intraprendere una nuova escursione alla Timpa di Pietrasasso, uno sperone di roccia di origine lavica, con forma a punta, che ben si presta all’Orienteering. Si può ipotizzare di costruire un itinerario da percorrere tanto a piedi quanto in mountain bike.
La località Acquafredda presenta un’ampia area attrezzata, con fontane, tavoli e panchine, oltre ad una chiesetta di montagna. Di qui si può ammirare un bel panorama sul Monte Caramola e sulle valli del Sinni e del Rubbio.
A partire dalla primavera, in Basilicata si vola. Da marzo a dicembre il “Volo dell’Aquila” consente di ammirare le bellezze del Parco Nazionale del Pollino, sorvolando i tetti del grazioso borgo arbëreshë .
L’emozione del volo da condividere anche in quattro, con un deltaplano fissato ad un cavo d’acciaio, si può concretizzare nei luoghi presidiati da aquile e falchi, nella caratteristica cornice del paesaggio culturale della piccola comunità arbëreshë.
Un’esperienza mozzafiato da non perdere!