Storia, tradizioni, natura incontaminata e preziosi luoghi sacri impreziosiscono il borgo di San Fele, piccolo comune dell’area del Vulture, in provincia di Potenza.
Sorge a nord della Basilicata lungo le pendici del Monte Castello e del Monte Torretta e il suo nome è legato a San Giustino de Jacobis, missionario in Etiopia, di cui è visitabile la casa natale proprio nel borgo antico, e al santuario di Santa Maria di Pierno, uno dei più antichi e mirabili luoghi di culto della Basilicata, meta di numerosi devoti provenienti anche da fuori regione.
La natura gioca un ruolo importante nel territorio di San Fele, in cui si formano bizzarri salti di acqua noti come “Le cascate di San Fele”, nel dialetto locale “U Uattenniere”, le quali nascono lungo il corso del torrente Bradano, costruendo percorsi brevi e semplici, ma anche lunghi e impegnativi, tutti studiati per apprezzare la straordinaria unicità del paesaggio in cui sorgono.
La vita attorno al paese di San Fele ha inizio con l’edificazione del suo castello fortezza (X sec.), per volontà di Ottone I di Sassonia a difesa dagli assedi da parte dei Bizantini.
La città vive lo scontro tra normanni e papato, in occasione del quale ospita Ruggero II e il papa Onorio II. Nel pieno della dominazione angioina, il paese viene affidato ai feudatari Giovanni Gaulard, Drogone di Beaumont, Guglielmo di Melun.
In seguito all’Unità d’Italia, San Fele viene coinvolta nel fenomeno del brigantaggio guidato dal generale lucano Carmine Donatelli, detto Crocco, che guida i famosi briganti Giovanni Fortunato, detto “Coppa”, Vito Di Gianni, detto “Totaro” e Francesco Fasanella, detto “Tinna”.
I ruderi del castello fortezza, i palazzi storici e diversi monumenti religiosi, tra cui lo splendido Santuario di Pierno, fanno di San Fele una meta da non perdere.
Difronte alla chiesa dell’Annunziata, nel centro storico di San Fele, si può visitare la casa nativa di San Giustino de Jacobis (9 ottobre 1800), missionario e santo patrono d’Etiopia. Recentemente restaurata, la casa è meta di pellegrinaggi religiosi.
I ruderi del maniero, costruito per volere di Ottone I di Sassonia nel X secolo, e fatto ristrutturare e ampliare da Carlo d’Angiò nel 1270, ricordano la sua funzione di fortezza in cui hanno trascorso lunghi periodi di prigionia figure come Enrico VII di Germania ed Enrico Carlotto, figli dell’Imperatore Federico II, oltre a Giovanna I di Napoli.
Conci di pietra provenienti dalla fortezza sono stati impiegati per il bel Palazzo Frascella, uno degli edifici nobiliari che attraversano il paese, proprio sotto il Monte Castello. La torre in stile normanno incorporata nel palazzo rappresenta ciò che restò dell’antica chiesa di San Sebastiano, Patrono della città, distrutta dopo il terremoto del 1456.
Interessante è anche Palazzo Faggella, edificato nel XVII secolo, sede del municipio.
La pasta preparata in casa secondo gli antichi procedimenti della tradizione è uno dei piatti tipici della gastronomia di San Fele.
Da provare sono sicuramente il trittico di “cavatiéddè, dusiddë e avrècchjëtèddè”, cavatelli, fusilli e orecchiette, soprattutto in inverno proposti con il rafano, una radice dal sapore amaro ma squisito, altrettanto diffusi sono i cavatelli con i fagioli.
Tra i secondi, gli amanti dei gusti decisi possono provare “U Cutturriéddë”, carne di pecora e montone bollite con verdure, o gli “Mugliulatiéddë”, involtini di trippa di agnello e capretto, ripieno di carne.
Tra i dolci, in particolare nel periodo natalizio, non si possono perdere i “cavëzone d’ cicër e castagnë”, panzerottini a base di ceci, cioccolato e castagne e le “scarpèddë cu-r mustë cuòttë”, pasta di pane fritta e condita con mosto essicca sul fuoco.
I paesaggi e la natura che circondano San Fele denotano la sua appartenenza ad una delle aree più affascinanti della regione Basilicata: il Vulture, dal nome del vulcano ormai spento.
Una volta qui, ci si ritrova in uno dei luoghi più intimi e paesaggistici della terra lucana perché i versanti del vulcano sono ricoperti da una fitta vegetazione.
Chi cerca relax e contatto con la natura nel territorio di San Fele trova il luogo ideale, interamente circondato da boschi rigogliosi, tra i più attrezzati per soste e gite si distinguono Bosco dello Squadro e Monte Santa Croce, il più alto della zona (1425 metri), da cui si può godere dello spettacolare paesaggio.
Per chi cerca uno spazio verde in un contesto fortemente spirituale, invece, può immergersi nell’area del Monte Pierno, che domina la Valle di Vitalba, dove sorge l’omonimo santuario, uno tra i più frequentati della Basilicata e meta di pellegrinaggi.
Nei boschi di San Fele si incrociano numerose sorgenti di acqua e, attraversandoli, è facile individuare fragole, more, funghi, castagne e tartufi, oltre ad alberi di faggio e cerri.
Proprio in questa splendida cornice, nel territorio del piccolo comune del Vulture, dal magico gioco del torrente Bradano, nascono le naturali e suggestive cascate, note anche come “U Uattënnièrë” frutto dei salti compiuti dalle acque che attraversano l’area.
L’acqua è una costante nel territorio lucano e il Vulture è una delle culle di questo elemento, infatti, chi sceglie questo tema per il suo percorso natura in Basilicata non resta deluso: lo scenario verdeggiante accoglie i due Laghi di Monticchio. Uno più grande, l’altro più piccolo sorgono al posto del cratere del Vulture, vulcano ormai spento.
Il tempio sacro per eccellenza, poco distante dal paese, è il santuario della Madonna di Pierno, ma sono diverse le chiese che meritano di essere visitate a San Fele.
La chiesa madre, dedicata a Santa Maria della Quercia (1514) si erge ai piedi del Monte Castello e nella navata sinistra custodisce un’urna contenente le reliquie di San Giustino de Jacobis.
Ricostruita con il materiale residuo dei crolli del castello, a tre navate e a croce greca, la chiesa presenta una bella cupola del XVIII secolo. Molto interessante è all’interno un antico crocifisso ligneo e una grande tela di autore ignoto del ‘600 raffigurante Santa Rosa da Viterbo.
Merita una visita anche la chiesa dell’Annunziata, chiusa al culto dall’80. L’interno è diviso da due navate orizzontali con archi sostenuti da pilastri fino a concludersi con l’abside.
Interessante è la chiesa di Santa Lucia del XVII secolo, come si desume dal bassorilievo centrale raffigurante una croce con la scritta sul portale di ingresso in pietra. Ad una sola navata è decorata da un altare in marmo a destra dell’ingresso.
IL SANTUARIO DI SANTA MARIA DI PIERNO
Immerso nel bosco, a pochi chilometri dal paese, sorge il santuario della Madonna di Pierno, uno dei maggiori luoghi di devozione della Basilicata.
Il complesso è un punto di riferimento per fedeli e pellegrini provenienti dalla regione ma anche da quelle limitrofe, in particolare in occasione la prima domenica di maggio, il 15 agosto, in occasione dell’Assunzione e l’8 di settembre.
Sull’imponente portale di ingresso sono scolpite in latino le iscrizioni che rimandano al periodo di realizzazione dell’attuale santuario (1189-1197), voluto dal principe Gilberto II di Balvano. Il santuario è in stile romanico e all’interno presenta una pianta a tre navate con pilastri e archi.
Un’antica leggenda racconta che la chiesa originaria si deve a San Guglielmo da Vercelli, che l’avrebbe fatta costruire nel 1139 in seguito al rinvenimento, in una cavità rocciosa del monte Pierno, su cui il complesso sorge, una statua lignea della Madonna col Bambino.
Un terribile terremoto distrugge la chiesa, più volte ricostruita (1456), e si narra che la statua della Madonna, nonostante fosse ripetutamente trasferita altrove, venne ritrovata, miracolosamente, su una grande pietra ancora oggi chiamata la “ripa della Madonna”.
IL PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI PIERNO
Il coinvolgente cammino dei fedeli fino ai piedi del Santuario di Pierno, avviene in agosto, incessante e cadenzato dal profondo sentimento che li lega alla Madonna.
In un clima di totale devozione, immersi in un ambiente roccioso, si riesce ad ascoltare solo l’ovattato “suono” dello scorrere di sorgenti e il fruscio delle foglie di alberi di castagno che circondano l’imponente e mistico santuario.
Ad interferire con i “linguaggi” della natura è solo l’eco dei canti e delle preghiere recitati dai tantissimi fedeli che accorrono da ogni angolo della Basilicata e delle regioni limitrofe, per rendere grazie, o chiederne, alla Vergine. Portata a spalla lungo il tragitto, i devoti esprimono la loro totale adorazione alla Madonna con canti, preghiere ed ex voto.
Percorsi naturalistici attrezzati offrono al visitatore l’occasione per conoscere un altro luogo magico della Basilicata in cui dedicarsi ad attività all’aria aperta e incantevoli bellezze.
Le Cascate di san Fele sono la vera attrazione di questo territorio per quanti amano la natura e desiderano attraversarla godendone in pieno le sue peculiarità. Nascono dal magico gioco del torrente Bradano che, attraversando il territorio del comune di San Fele, è costretto a bizzarri salti di quota.
Il loro nome: “U Uattënnièrë”, è la trasposizione dialettale di “gualchiera”, macchina che, utilizzata in antichi opifici costruiti a ridosso delle cascate, serviva a lavorare la lana, sfruttando la forza motrice dell’acqua. In un percorso trekking in ottale sicurezza si possono ammirare i resti della Gualchiera di San Fele, rimasta in uso fino agli anni quaranta del secolo scorso.
I percorsi già praticabili delle cascate sono adatti a tutti i visitatori per i differenti gradi di difficoltà: brevi e semplici, lunghi e impegnativi, comunque tutti studiati per apprezzare la straordinaria unicità e bellezza del paesaggio in cui le Cascate di San Fele sorgono.
Ogni cascata ha un nome diverso, “Degli Innamorati” o “Il Paradiso”, e si raggiungono attraverso sentieri lungo vecchie mulattiere, come il sentiero che parte dal Monte Castello, da cui è possibile ammirare il Vulture, antico vulcano spento, e la Valle di Vitalba.
Gli appassionati possono trovare interessanti anche i percorsi naturalistici del Bosco Santa Croce, molto attrezzato, il tracciato che conduce al santuario di Santa Maria di Pierno, e il Bosco Monte dello Squadro, ben organizzato per soste e visite, e ricco di sorgenti di acqua naturale.