In un certo senso Vietri di Potenza è la “porta della Basilicata” per chi raggiunge la regione provenendo dalla Campania, sì, perché il borghetto è il primo paese a dare al visitatore il “benvenuto” in terra lucana!
Sorgendo sullo sperone dell’Appennino Lucano, nell’area del Melandro, meravigliosi boschi di faggi e un paesaggio molto suggestivo attorniano Vietri, che ha nel suo nome un importante traccia del passato indicata anche dallo storico latino Tito Livio. “Campi Veteres”, sarebbe infatti il luogo sul quale, durante la seconda guerra punica, trova la morte morì il console romano Tito Sempronio Gracco, padre di Tiberio e Caio Gracco, da parte del lucano Flavio.
Chiese, palazzi storici e il castello marchesale caratterizzano il patrimonio storico, culturale e artistico di Vietri, oltre a risorse naturalistiche come le cosiddette “Gole di Puzz’ gnunt”, assolutamente da scoprire!
Tra gli aspetti storici di particolare importanza, rispetto al passato di Vietri di Potenza, emerge il fatto che l’Imperatore svevo Federico II la inserisce tra quelle città tenute alla manutenzione di particolari castelli, in particolare a quello di Brienza.
Roccaforte gotica e successivamente longobarda, diverse famiglie feudali si susseguono nel dominio di Vietri che, intorno alla fine del potere angioino, appartiene a Giacomo Filangieri e alla famiglia dei Gesualdo. Successivamente il feudo è nelle mani del conte Innigo de Guevara e poi del nipote don Carlo, alla cui benevolenza si deve la costruzione del convento.
Nel Settecento Vietri di Potenza passa alla famiglia Caracciolo.
Vietri di Potenza è una sorpresa non solo dal punto di vista naturalistico ma anche culturale, dal momento che il suo borgo è un contenitore di architetture di valore.
Si possono ammirare l’ex Palazzo ducale e la Torre dell’Orologio, ma degni di attenzione sono anche i palazzi settecenteschi, l’antico lavatoio pubblico e poi le numerose chiese, in particolare quella annessa al convento dei Cappuccini che custodisce alcune opere di Antonio Stabile.
Nella cucina di Vietri di Potenza di percepisce ancora il sapore antico dei suoi eccellenti prodotti, tra i quali spicca l’ottimo olio, prezioso e irrinunciabile condimento e per questo definito l’“oro vietrese”.
Nel piccolo borgo del Melandro il visitatore non ha che la più ampia scelta tra le bontà offerte e può deliziare il proprio palato con gli squisiti formaggi, in particolare il pecorino, prodotto ancora secondo procedimenti della tradizioni e con antichi strumenti che ne preservano l’autenticità.
Il trionfo del gusto raggiunge l’apice con gli ottimi salumi essiccati al naturale e per questo dal sapore inconfondibile. Ma la degustazione non esclude anche primi e secondi piatti legati ale più antiche ricette come i “cauzon c’ la mnestra”, la “ciambottola”, i “patat ross’”, gli “strascinati cu la muddica” e molto altro ancora.
Lo scenario naturalistico offerto dal territorio che circonda Vietri di Potenza coinvolge il visitatore in appassionanti vedute a perdita d’occhio, che lasciano un ricordo indelebile.
D’altronde l’area del Melandro, per la sua forte caratterizzazione rurale, offre peculiarità paesaggistiche originali e uniche che danno la sensazione di entrare a far parte della natura più autentica.
La conformazione di questo pezzo di Basilicata fa sì che esso sia paragonato ad un piccolo Canyon, per i suoi meandri che riconducono la mente, inevitabilmente, a meraviglie naturali di grande valore, come le Gole del Verdòn, in Francia, o il Raganello, sul Pollino, o per uscire ancora fuori regione, le Gole dell’Alcantara in Sicilia.
Proprio a Vietri si può ammirare un contesto simile nel caso delle cosiddette “Gole di Puzz’ gnunt”, come vengono definite nel dialetto locale. Si tratta di “mulinelli”, alte e ripide pareti rocciose scavate dalle acque del Melandro, lungo il cui corso è possibile incontrare diverse sorgenti di acqua sulfurea.
A rendere originale la realtà ambientale del Melandro è un’altra sua singolare caratterizzazione, che certo non lascia indifferentre il visitatore. Laddove infatti il paesaggio diviene brullo, sulle rocce battute dal vento spunta, ma solo in primavera, la colorata ginestra, che picchietta di giallo oro le dorsali più ripide, habitat di maestosi rapaci.
Un percorso dell’anima ma anche dell’arte, per le numerose opere che si possono apprezzare, è assicurato tra le diverse chiese che puntellano il centro storico di Vietri di Potenza.
Una spettacolare facciata in stile barocco e un imponente campanile romanico rendono meta irrinunciabile la chiesa Madre di San Nicola di Mira. All’interno, a tre navate, spicca l’abside decorato con affreschi del Settecento e si lascia ammirare il coro (1845) di Carmine Pascarosa di Vietri. Meraviglioso è l’altare in pietra e in marmi policromi a tarsia della navata destra, oltre al busto d’argento raffigurante Sant’Anselmo, patrono del paese.
Di fondazione tardo seicentesca è poi la chiesa dell’Annunziata, come si può notare dalla facciata e dal portale del 1694. All’interno, sull’altare maggiore, si può ammirare l’Annunciazione di Nicola Cacciapuoti, mentre le pareti sono decorate da bellissimi affreschi che rappresentano le scene della vita di Gesù (1719), come la Crocifissione, dipinti da un seguace di Giovanni Todisco.
Molto bella è poi l’acquasantiera in pietra. Non si può perdere inoltre, nella parte più alta del paese, il convento dei Cappuccini, denominato “Trinità”, che ospita una antica biblioteca della prima metà del XVIII secolo, mentre nella chiesa annessa l’altare maggiore è impreziosito da un originale polittico che unisce le tele laterali, raffiguranti santi e sante, a quella centrale con la Deposizione di Antonio Stabile. All’artista lucano è attribuita anche l’affascinante tavola risalente agli anni prima del 1580.
Percorsi a piedi o cavallo, ma anche escursioni naturalistiche finalizzate a vivere le bellezze e le atmosfere che ne circondano il territorio, fanno di Vietri un contesto da visitare e attraversare.
Campo di Venere ne è un esempio, una distesa a perdita d’occhio di campi seminati a frumento, patate, grano, foraggio, orzo, a circa 1300 metri di altitudine e immersa nel più assoluto silenzio. Aggirarsi in questo ambiente mette a totale contatto con la natura più discreta, dove è facile incontrare i contadini che vi risiedono in uno stile di vita quasi arcaico.
Affascinante è poi l’impatto con le “Gole di Puzz’ gnunt”, vertiginose pareti rocciose, guglie dolomitiche e rive, ora sabbiose ora ciottolose, da cui emergono numerose sorgenti di acque sulfuree. Non si esagera nel sottolineare, e il visitatore può confermarlo, che questo è sicuramente il tratto in cui il fiume Melandro offre lo scenario più attraente e movimentato.